Recensione di “Atman predatori dell’inconscio” di Massimiliano Irenze


Atman 
Predatori nell’inconscio
Massimiliano Irenze

Formato: Brossura
Editore: Csa Editrice             

Pagine: 268





 Torino è sconvolta per l’arrivo di Tanko, la rockstar del momento, il cui attesissimo concerto si terrà nello stadio comunale di lì a qualche giorno. Come se non bastasse l’incontenibile eccitazione generale a dar grattacapi al commissario Gabetti, una serie di omicidi, dal carattere inspiegabile, turba le notti della città. Tra le illazioni di chi vi vede la firma di un vampiro e le indagini di un ufologo che raccoglie le testimonianze di cittadini convinti di essere vittime di rapimenti alieni, scorrono le vite della gente comune: di adolescenti alle prese coi turbamenti di un’età ingrata, di un barista donnaiolo che si diverte a raccontare le sue prodezze a dei ragazzini, di un gigante biondo alto due metri che dice di provenire da un posto lontano, di un giovane uomo convinto di essere vittima di un sofisticato complotto volto a rovinargli il futuro.

Recensione:
Si dice che Torino sia uno dei tre punti del triangolo della magia nera con Londra e San Francisco.
L’unica a far parte anche del famoso triangolo della magia bianca con Praga e Lione.
Una leggenda narra che chi pratica occultismo e  possiede poteri divinatori debba recarsi a Torino omaggiando il “Grande Vecchio”, una figura premonitrice che domina i segreti dell’universo intero.
Non di magia si parla in “Atman” ma di grandi misteri sì.
Misteri che vengono alla luce piano piano, unendo ciò che è terreno all’extraterreno e dove, con molta bravura dell’autore, le vite dei personaggi che conosciamo attraverso le caratteristiche ben delineate, vivono situazioni parallele ma con diversi punti in comune, non incontrandosi ma sfiorandosi costantemente, in un susseguirsi di eventi che stravolgono  e sconvolgono delle vite apparentemente normali.
Claudio e Carmelo si trovano a dover lavorare insieme (l’esperto e il raccomandato pivello), in una  tipologia di mestiere decisamente curiosa, gli ufologi!
Essi devono, indagando e cercando di non dare nell’occhio, capire in che modo gli alieni entrano costantemente in contatto con noi e quale progetto futuro hanno, soprattutto se vincolati da patti segreti e pacifici.
Questo impiego misterioso viene spesso a contatto con il lavoro meticoloso e impegnativo del commissario Gabetti, soprattutto in relazione ad omicidi che fanno sorgere molte domande “paranormali” a cui non si riesce a  dare una spiegazione logica ma anzi, più le indagini proseguono e più Gabetti si trova a dover riconsiderare ciò in cui crede fermamente.
Tanko, la rockstar del momento a Torino per un concerto, è il fulcro dello sfiorarsi di molte vite, quella di Gabetti con Visentin, giornalista in cerca dell’intervista del secolo, quelle di Federico e Omar, alle prese con la dura realtà dell’adolescenza, quella di Angelo il gigante biondo trovato per caso, proprio da Federico e Omar, proveniente da un posto lontano e infine Luciano, che proprio tentando di incontrare il suo idolo Tanko, riceve il diario di un ragazzo suicida.
E ancora Andrea, che crede di vivere in una cospirazione a suo danno e Christian, il barista che si racconta attraverso le sue avventure amorose.
Una serie di omicidi compiuti senza apparente motivo e con un metodo “particolare”, un ragazzo venuto da “lontano” e una ricerca della verità che si fa strada lentamente attraverso riflessioni, testi di canzoni e storie di vite comuni unite dalle riflessioni più intime che ciascun personaggio sente e  cerca di controllare.

Atman non è soltanto una storia, è una raccolta di storie introspettive e riflessioni che raccontano e cercano di spiegare qualcosa anche a noi stessi.
Attraverso le riflessioni contenute nel diario del suicida, ognuno può ritrovate parte della maschera sociale che copre la personalità e la vera natura di noi stessi, condizionando inconsapevolmente la nostra vita, assoggettando noi stessi alla legge sociale.

La lettura è veloce e molto piacevole, le descrizioni di personaggi e di parti della società torinese (ho trovato eccezionale la parte che descrive lo spaccato del “Razzismo rionale”), la curiosità che la storia crea e la voglia di dare delle risposte ai misteri presenti e costanti, rendono questo romanzo sia un interessante tentativo di guardare con distacco la vita dei personaggi e anche la nostra come giudici imparziali in una società “costruita”, sia un racconto sofisticato e piacevole di un mistero che unisce tratti differenti di persone e circostanze.
In una società dove la mente è prigioniera di uno stile dettato da altri, personalità, situazioni ed eventi regalano tantissime e variegate caratteristiche uniche di noi stessi e una riflessione profonda sulla natura umana.
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Massimiliano Irenze nasce a Torino nel 1979 in un quartiere periferico della città.
Nel 2004 pubblica la raccolta di poesie, scritta a quattro mani con Giuliana Tripodi, dal titolo “Decorazioni inconsapevoli. Sono cadendomi dentro”.
Nel 2005 si diploma, dopo aver abbandonato la scuola nel 1998, e parte per lavorare sulle navi da crociera.
Nel 2006, al rientro da questa esperienza, torna a Torino e pubblica la raccolta di poesie e aforismi “La normalità è una forma di follia”.
Nel 2013 si laurea in psicologia clinica e nello stesso periodo si avvicina al buddismo di Daishonin.
Consegue nel 2014 l’abilitazione alla professione di psicologo.

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“La vera trasgressione è la continua ricerca della verità al di là di un surrogato di essa, spacciato come lo stato inalterabile delle cose. La vera rivoluzione è mostrare con fierezza la propria fragilità e la propria tenerezza, dove la società insegna a essere autoritari e perennemente vincenti e potenti.”
Atman


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