Recensione: “La corsa di Billy” di Patricia Nell Warren


La corsa di Billy
Patricia Nell Warren



Formato: Brossura
Genere: Romanzo
Editore: Fazi           
Pagine: 330




Giudizio sintetico

A metà degli anni Settanta, l’allenatore Harlan Brown viene cacciato dalla prestigiosa Penn State University per sospetta omosessualità. Perde tutto – famiglia, lavoro, amici –, e trova rifugio dal suo passato e da se stesso in un piccolo college di New York, dove cerca di mascherare il proprio conflitto sessuale con un’esistenza il più spartana e conformista possibile. Si è fatto una promessa che ha intenzione di mantenere: non innamorarsi mai più di un uomo. Ma la sua vita viene nuovamente sconvolta quando tre giovani atleti si presentano nel suo ufficio: l’esuberante Vince Matti, il timido Jacques LaFont e il ventiduenne Billy Sive, un potenziale grande talento per i diecimila metri. Vittime a loro volta di discriminazione sessuale, non vogliono rinunciare ai propri sogni. L’uomo è profondamente diviso: se accetterà di allenarli, alimenterà i pettegolezzi su di lui, ma i tre hanno stoffa e questa potrebbe essere la sua ultima occasione di puntare in alto. Alla fine, poste condizioni ferree, accetta di prenderli sotto la sua ala. Harlan è subito affascinato dal talento di Billy e capisce che il ragazzo ha le qualità per partecipare alle Olimpiadi di Montréal del ’76. Quando, molto presto, la sua ammirazione si trasforma in una sensazione che non provava da anni, deve fare la scelta più difficile della sua vita: combattere i propri sentimenti o uscire allo scoperto e sfidare l’ultraconservatore establishment sportivo, rischiando di far sfumare per sempre il sogno olimpico dei tre ragazzi. Amore, passione e lotta politica si fondono così in un crescendo di tensione, fino all’esplosivo finale, giocato sullo spettacolare palcoscenico olimpico.
Pubblicato per la prima volta nel 1974, La corsa di Billy è stato il primo romanzo gay a diventare subito un libro di culto, ottenendo un grandissimo successo internazionale.

Recensione:
Ci sono romanzi che lasciano il segno, un’impronta profonda e un invito a riflettere che si accoglie istintivamente, che viene spontaneo e dura nel tempo.
Questa è la prima sensazione che ho provato chiudendo “La corsa di Billy”, che la pagina era l’ultima di un libro, ma la prima di una riflessione che mi ha accompagnata per molti giorni.
Perchè nella “Corsa di Billy” si trattano molti temi, alcuni ancora attualissimi a distanza di più di quarant’anni, che pongono l’attenzione sulla discriminazione sessuale nello sport, in questo caso dell’atletica, delle difficoltà interiori degli emarginati, della lotta silenziosa contro le ingiustizie, dei colori della felicità, del pensiero condizionato e di tante tante cose, ma soprattutto dell’amore vero, quello con la A maiuscola, che può arrivare in un giorno qualunque e sconvolgere una vita intera.

Questo romanzo è stato uno dei primi a raccontare una storia gay, non solo narrativamente ma anche a livello introspettivo, “guardando dentro” a situazioni che vengono giudicate da lontano, senza tante domande o riflessioni, solo dettate da educazioni moralmente rigide o pregiudizi infondati.

Harlan Brown è professore di atletica e allenatore della squadra del Prescott College, fondato da  Joe Prescott, dove ha trovato rifugio dopo essere stato accusato di sospetta omosessualità alla Penn State University perdendo lavoro e famiglia.
Grazie a questa opportunità lavorativa, Harlan vive serenamente, convivendo pacificamente con il conflitto interiore legato alla difficoltà di gestire il suo desiderio verso gli uomini.
Nessuno sospetta nulla, il professore è sempre impegnato e adeguato al suo ruolo.
La sua vita e le sue promesse vengono messe in discussione all’arrivo a Prescott di tre atleti omosessuali, cacciati dall’università per discriminazione e ostilità, che gli chiedono di allenarli e portarli a raggiungere grandi risultati per riscattarsi anche dai pregiudizi e dalle violenze subite.
Vince, Jacques e Billy Sive entrano prepotentemente nella vita del Professor Brown, atleti promettenti con grandi sogni e obiettivi che lui, in quanto allenatore di gran talento, può aiutare a realizzare.
Il Professor Brown non può che accettare: questi atleti sono promettenti e un’ottima base su cui lavorare e ottenere risultati stellari….anche le Olimpiadi!

Harlan entra in una grande difficoltà personale, capisce immediatamente che Billy, il riccioluto biondo, alto, slanciato, con il fisico asciutto e gli occhiali, ha fatto breccia nel suo cuore, un cuore che aveva promesso a se stesso di non far funzionare più per difendere il suo lavoro, la sua vita e gli altri.
Inizia così un momento di grande difficoltà interiore, dovuta alla resistenza che si pone tra Harlan e Billy, che si cercano, si desiderano ma che il professore allontana.
Stima reciproca si trasforma presto in amore, e la resistenza non può nulla di fronte all’esplosione di un sentimento così forte, grande e inarrestabile.
La storia d’amore, convive con gli allenamenti incessanti dei tre atleti e con i meeting organizzati per l’Europa.
L’ostilità e il pregiudizio nei loro confronti, mettono in difficoltà la già traballante sicurezza interiore.
L’obiettivo di Billy è gareggiare nei 10.000 e nei 5.000 metri piani.
Le alte sfere delle organizzazioni sportive non vedono di buon occhio questa relazione omosessuale, figuriamoci tra un allenatore e un atleta.
Tanti sono i sostenitori, ma altrettanti i violenti che cercano di deviare il percorso sportivo e di successo di Billy.
La storia d’amore con Harlan metterà i bastoni tra le ruote a questo obiettivo, o l’impegno e la determinazione faranno arrivare Billy alle Olimpiadi di Montréal del 1976?
Il carattere freddo e determinato di Billy e la protezione e l’amore di Harlan saranno sufficienti…o no?!


Le lotte omosessuali non sono una novità, pensare che questo romanzo sia del 1974 e rimanga così attuale, aiuta a riflettere sulla lentezza e la delicatezza del tema affrontato.
Nel giugno del 1969 a New York, scoppiò la ribellione dei movimenti gay conosciuta come i moti di Stonewall, una serie di violenti scontri fra gli omosessuali e la polizia.
In questi anni di fermento e di rivoluzioni, l’Associazione Psichiatrica Americana decise di rimuovere l’omosessualità dal manuale ufficiale dei disordini mentali ed emozionali.

Ma è del 1948 la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che sancisce “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione” e che punta la prima bandiera nel percorso di uguaglianza e di libertà nell’amore.

Con grande difficoltà si viveva l’amore, nascere omosessuali diventava una lotta quotidiana sull’incertezza di rivelarlo e sulla paura di subire violenza.
L’omosessualità in campo sportivo è un argomento attuale, se ne parla ancora oggi e sono pochi gli atleti che fanno coming-out.
Lo sport, come vetrina di virilità, di fisico “macho”, di muscoli e potenza secondo molti non poteva e, ahimè, non può convivere con l’omosessualità.

Proprio per questo, “La corsa di Billy” è un capolavoro letterario.
Vengono affrontati temi sociali come l’accettazione del diverso, l’omosessualità nello sport e nella società, nelle scuole e nelle famiglie.
Viene trattata in modo profondo la difficoltà interiore per accettare la propria diversità, l’unicità nell’essere diversi, la paura di subire violenza fisica verbale, il dilemma sull’accettare l’amore andando incontro a mille difficoltà o la rinuncia ad esso per paura delle conseguenze.

La narrazione della storia, cammina mano nella mano con le riflessioni interiori e i pensieri dei protagonisti, con quelle amicizie che aiutano a superare il confine e a guardare con occhi diverse le mille sfumature dell’amore.
Il cambiamento delle persone che riescono a rompere la barriera dei pregiudizi e che diventano sostenitori di una causa che non li riguarda.
Un romanzo che si legge tutto d’un fiato, che aiuta a comprendere meglio moltissime cose, che descrive, con un linguaggio per nulla velato, l’amore omosessuale e i desideri che portano profonde riflessioni sul matrimonio e i figli.

In Italia il dibattito è accesissimo, sono passati 43 anni dalla pubblicazione di questo romanzo e tutto sembra così attuale.
Le riflessioni che nascono spontanee possono illuminare quei lati dubbiosi che ci lasciano inchiodati ai nostri principi, dove la morale vince sulla testa pensante.
Un libro che dovremmo leggere tutti, una storia meravigliosa, culla di grandi riflessioni che nascono spontanee e che aiutano a comprendere meglio tanto di quegli uomini che, come noi, vivono ogni giorno di piccole lotte, ma che spesso devono fare i conti con il giudizio della società che giudica ma non protegge.
Non un invito a condividere tutti i pensieri o i desideri, ma una mano tesa ad entrare meglio in un mondo che troppo spesso si giudica da lontano senza conoscerne quelle sfumature interiori che causano difficoltà e lacerazioni profonde e quella sensazione amara di essere sbagliati e mai opportuni.

Fazi Editore riporta alla luce un romanzo che Patricia Nell Warren ha scritto con grande spirito di riflessione, con grande capacità di analisi e con grandissima analisi di temi così diversi: amore, sport e società.
Non potevo dare meno di cinque stelle, ne avrei date anche sei… .
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Patricia Nell Warren


Nata nel 1936, è cresciuta in una fattoria nel Montana. Giornalista, editor, editrice e scrittrice di grande successo, vive in California ed è una delle più rispettate autrici di letteratura gay. Attivista politica, è particolarmente nota per la sua vicinanza e l’appoggio ai fenomeni di emancipazione del mondo omosessuale. È stata anche un’atleta: una delle prime donne a correre la maratona di Boston, nel 1968. La corsa di Billy, il suo primo romanzo, ebbe un’eco tale da ispirare la nascita, nel 1974, dei Frontrunners (dal titolo originale del libro): un gruppo di atleti gay, lesbiche, bisessuali e transessuali di San Francisco che si riunivano per praticare sport. A oggi, esistono club di Frontrunners in Europa, Canada, America meridionale e centrale, Australia e Nuova Zelanda.
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