Recensione di “Romanza senza parole” di Sof’ja Tolstaja


Romanza senza parole
Sof’ja Tolstaja

Formato: Brossura
Genere: Romanzo
Editore: La Tartaruga/Baldini&Castoldi          
Pagine: 160


Giudizio sintetico


Rimasta sepolta in un archivio di Mosca, è stata pubblicata per la prima volta in lingua tedesca nel 2010, in occasione del centenario della morte di Lev Tolstoj: fu la stessa Tolstaja a chiedere che uscisse postuma per evitare di inasprire la sua lunga crisi matrimoniale. La storia intreccia la passione, il senso del dovere e il potere dirompente della musica nella vita di Sascha. Con la morte della madre, la giovane sprofonda in una grave depressione. Pyotr, l’insensibile marito, è interessato solo al suo giardino, non è in grado di confortarla e di rompere il muro di silenzio che ormai li divide. Sarà invece l’incontro con Ivan Iljitsch, pianista e musicista di talento, a sconvolgere la vita di Sascha: ascoltandolo suonare le Romanze senza parole di Mendelssohn, la giovane proverà infatti un’inattesa felicità, provocata non solo dalla musica, ma soprattutto dalla passione che la donna nutrirà per Ivan e che la segnerà tragicamente.

Recensione:
Nell’epoca d’oro della letteratura russa, che ha visto capolavori firmati Dostoevskij, Leskov e Tolstoj, una donna vissuta all’ombra del marito, prima dedita unicamente alla famiglia e successivamente anche alla passione per la scrittura, ha composto le pagine di questo romanzo, che insieme alla prima pubblicazione “Amore colpevole“, è una gradazione di rosa tra i tanti scritti del Romanticismo russo.

La donna in questione è Sof’ja Tolstaja, moglie del famosissimo e già citato Lev Tolstoj,  sedici anni più giovane del marito a cui ha donato tredici figli e una vita matrimoniale fedele ma inquieta, sfociata in una lunga crisi, terminata con l’abbandono da parte dello scrittore.
Osteggiata a lungo dai cosiddetti “tolstoiani”, le sue opere sono state pubblicate solamente postume per non peggiorare la precaria situazione matrimoniale.

Questo romanzo in particolare, Romanza senza parole, è stato pubblicato per la prima volta in Germania nel 2010, e uscirà in Italia Mercoledì 15 Marzo, edito da La Tartaruga/Baldini&Castoldi.

Le premesse sono necessarie per capire pienamente l’intensità del romanzo che ho avuto il piacere e la fortuna di leggere in anteprima, inviato dalla casa editrice in occasione della Festa della Donna.

La storia inizia con la narrazione del grave lutto che sconvolge la vita di Aleksandra Alekseevna “Sascha”, madre di Alesa e moglie di Petr, un uomo attento alla famiglia tanto quanto al giardinaggio.
La madre di Sascha muore con accanto la figlia, arrivata in Crimea dopo un lungo viaggio in treno da Mosca.
La perdita della madre per Sascha rappresenta un’esplosione imprevista di una depressione grave e difficile da superare, che la costringe a casa con poco cibo e la sola voglia di lasciarsi andare.
Il marito, premuroso ma non abbastanza sensibile da aiutare la moglie, sembra interessato solo alla cura del giardino e dei suoi affari.

Trasferiti in una dacia per la stagione estiva, Sascha riscopre l’amore per la vita e la passione nei confronti della musica, soffocata per disinteresse del marito, grazie al “vicino di dacia” Ivan, musicista ed insegnante, artista e compositore, che con le sue sonate saprà riaccendere il fuoco per l’arte che ardeva ormai soffocato dentro l’anima di Sascha.
In una serata estiva, la protagonista sente l’ardore nell’esecuzione della Romanza senza parole di Mendelssohn, e il suo cuore torna a battere, la sua anima a vivere e la felicità prende vita grazie alla purezza della musica, all’incontaminato amore per le note e per quella perfetta melodia capace di riportare alla vita.
Questa riscoperta passione per la musica, crescerà e si trasformerà in una passione ben più profonda anche nei confronti di quel compositore che, ormai amico di famiglia, regala serate piene di spensieratezza e di note a casa di Sascha.
Terminata la stagione estiva, le strade di Sascha e Ivan si dividono, ma la passione e l’amore, platonico ma carico di intensità, porterà a tragiche conseguenze nella vita della protagonista.

Come una vestale dell’antichità, privata della vita se innamorata di un mortale, anche Sascha perse la sua vita pura, il candore, l’immacolata passione per l’arte, quando cominciò ad amare l’uomo Ivan. Non era una donna disposta ad accettare compromessi, a illudere se stessa o gli altri o addirittura a giustificarsi. Semplicemente capitolò e consegnò le armi, pur con tormento. Sapeva che da quel momento qualsiasi lotta sarebbe stata vana e che non si sarebbe più difesa. E fosse pure folle, illecito ed empio il suo amore, e il mondo intero l’additasse e ridesse di lei, e suo marito si disperasse: tutto questo le sembrava insignificante al cospetto della potenza soprannaturale e sconvolgente della passione. 

La caratteristica della letteratura russa, che mi ha sempre incuriosita e che caratterizza gli scritti degli autori romantici, è il decadentismo che in quest’opera si riflette sia nello stile narrativo che nella vita della scrittrice che, dal lato della storia si riflette nelle incomprensioni del marito e nell’insensibilità nei confronti della crisi interiore vissuta dalla protagonista.
La passione per Ivan e per la musica, la lotta interiore contro i turbamenti dell’anima, della divisione tra la morale e l’arrendersi ai sentimenti, la depressione e il ritorno alla vita, un concerto di armonia passeggera e di totale e struggente mancanza di riscatto su accettazione di amore e serenità riempiono questo romanzo e lo accompagnano per tutta la durata della storia fino all’epilogo.
Ho apprezzato la storia, le riflessioni e la diversità con cui Sascha e Ivan vivono la situazione e ne affrontano le conseguenze.
Il finale divide e chiarisce come due persone possono affrontare e concludere una passione unita dalla musica, come se fosse scritta su due spartiti separati e interpretata in maniera differente, lasciandosi trasportare dai sentimenti vissuti in maniera assai diversa.
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Sof’ja Tolstaja: A soli diciotto anni sposò Lev Tolstoj, molto più anziano di lei. Dopo il matrimonio, abbandonò le proprie ambizioni letterarie per dedicarsi completamente al marito, al suo successo e ai loro tredici figli. Solo più tardi riprese a scrivere: un romanzo, racconti, diari e due autobiografie pubblicate postume. L’amore che la unì a Tolstoj per tutta la vita fu minato dalla profonda crisi esistenziale dello scrittore che, spinto dalla ricerca della verità, la lasciò, pur senza smettere mai di amarla. Chiese di lei in punto di morte, ma fu loro impedito di rivedersi.

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