Recensione “Imperfette Sintonie” di Klara Kucerova

Imperfette sintonie
Klara Kucerova


Formato: Brossura
Genere: Romanzo di Approfondimento     
Pagine: 218
Editore: Bonfirraro Editore

Giudizio sintetico

Recensire questo romanzo non è semplice, non è provare a trasferire una sensazione, una toccante storia o concetti che segnano.
Questo romanzo ci racconta, attraverso la storia di una scrittrice, l’evento e il momento più drammatico dello sport italiano.

Come molti di voi ricorderanno, durante gli “scontri di Catania” il 2 Febbrario 2007, Filippo Raciti, quarant’anni, venne ucciso in quella che è stata considerata una vera e propria guerriglia urbana, uno scontro tra le forze dell’ordine e circa 250 ultras.
Dopo un’ora di agonia e a seguito della rottura del fegato da parte di un corpo contundente, Filippo Raciti si è addormentato per sempre… ma chi e cosa hanno ucciso Filippo Raciti?

Dell’omicidio dell’ispettore capo della Polizia Filippo Raciti, è stato accusato e condannato Antonio Speziale, all’epoca dei fatti minorenne, che sta scontando la sua pena per Omicidio Preterintenzionale, e Daniele Micale, ultras catanese.

Molti Punti oscuri però contornano la vicenda e arricchiscono un processo che ha portato alla condanna di Antonio Speziale, ma su cui rimane una velatura e una patina di domande a cui nessuno è riuscito, finora, a dare una risposta.

In questo romanzo una scrittrice in erba giunge dalla Germania in Italia, spinta dal fratello e dagli ultras tedeschi, per occuparsi di questo caso, incaricata di scrivere un libro sulla vicenda.
Insieme all’avvocato Darlè, esperto e difensore del condannato, Lella Bauer tenterà di ricostruire i fatti accaduti allo stadio Massimino a seguito della partita Catania – Palermo, e tenterà di porre sotto i riflettori le tante incongruenze che hanno portato alla condanna di Speziale.
Convinta dalla testimonianza del fratello, presente al momento dei fatti e quindi testimone oculare della vicenda, Lella carica di pregiudizi nei confronti dell’Italia ma determinata a portare a termine la sua missione, in due riprese, e senza colpi di scena degni di un romanzo, prenderà a cuore la vicenda (e non solo) immergendosi completamente.

Dare un giudizio a questo scritto non è semplice, da un lato si mette in luce una vicenda passata, per alcuni forse dimenticata, che invece merita di essere analizzata e riportata alla luce, da un lato abbiamo la storia di Lella Bauer e l’analisi completa della vicenda attraverso gli occhi di questa scrittrice.
Dal punto di vista del romanzo, mi sento di dire che non è facile seguire e incanalare tutte le informazioni che si ricevono, per esempio, dall’analisi dell’arringa e delle fasi processuali, l’attenzione nella lettura in alcuni punti è un vero e proprio studio piuttosto che puro piacere.
La protagonista è a tratti insopportabile, razzista, altezzosa e saccente, non entra nel cuore del lettore, non lo sfiora minimamente.
Vorrei poter dare due giudizi separati, poter scorporare la vicenda dallo scritto, ma non è possibile.
Credo che la lettura di questo romanzo sia ottima per chi vuole “studiare” il Caso Speziale in modo diverso, narrato, raccontato e arricchito.
L’intera vicenda invece trovo sia giusto conoscerla, analizzare i punti oscuri e tentare di avere una visione aperta e a 360 gradi dell’accaduto, così che possa essere riaperto un caso in cui le domande sono troppe e le risposte confuse e non chiarificanti.
Apprezzo molto il lavoro dell’avvocato difensore di Antonino Speziale, Giuseppe Lipera, che combatte da anni per provare a far approfondire dalla giustizia un caso poco chiaro, e merito va dato a Bonfirraro Editore che ha deciso di pubblicare questo libro che, a prescindere dal giudizio e dal gusto personale del lettore, pone i riflettori su una questione toccante quanto drammatica.

Nella conclusione però mi sento di dire che la giustizia è giusto che metta in luce e non in ombra ciò che è stato e cerchi di dare le risposte a tutte le questioni ancora aperte e irrisolte, ma ciò che non dobbiamo dimenticare mai è che un uomo, Filippo Raciti, è morto mentre lavorava, mentre compiva il suo dovere, la sua missione, per scontri provocati da ciò che riteniamo un gioco.
Una vittima ingiusta, che non va dimenticata e che, come lo ha definito l’AD del Catania Calcio nel decennale dalla sua scomparsa commemorato quest’anno,

Filippo è un esempio che vive nel tempoL’amore per la legalità che ha sempre affermato e difeso, spendendosi con generosità e valore, è un patrimonio che abbiamo il dovere di custodire, perché nella legalità è la vera speranzaQuesto sport, che piace così tanto, non genera violenza, ma è spesso vittima della stessa: il calcio chiede di essere protetto dalla delinquenza e dagli eccessi.”

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