Recensione di “A bocca chiusa non si vedono i pensieri” di Benjamin Ludwig

A bocca chiusa non si vedono i pensieri
Benjamin Ludwig


Formato: Brossura
Genere: Romantico
Pagine: 424
Editore: Harper Collins

Giudizio sintetico

Tendiamo a prestare ascolto a chi grida più forte, a chi pretende la nostra attenzione. Con tanto rumore, è facile dimenticare chi non è in grado di comunicare i propri bisogni. Alcuni, in particolare i bambini allontanati dalle loro famiglie e i bambini che sono entrati nel sistema, spesso non credono che a qualcuno possa importare dei loro bisogni. E come potrebbe essere altrimenti, in una società che hanno imparato a conoscere attraverso le loro esperienze?

Sono partita dai ringraziamenti dell’autore, una piccola parte di essi, perchè il “focus” che vorrei dare a questa recensione riguarda proprio chi, con impegno e sacrificio, riempie e colora le vite dei “bambini speciali”.
Bambini adottati magari, come in questo caso, caratterizzati da una “diversità”, da una condizione delicata che li accompagnerà tutta la vita e che li rende maggiormente bisognosi di attenzione e amore.
L’autore, come il papà di Ginny, ha adottato una bambina autistica e, proprio la sua storia è ispirazione per la scrittura di questo romanzo..

Ginny ha quattordici anni e vive con Maura e Brian, i suoi “genitori per sempre”.
Strappata dalla pericolosità e inadeguatezza della sua mamma biologica, Ginny cerca di costruirsi una vita nuova circondata dall’amore dei suoi genitori adottivi.
Purtroppo il passato vive ancora nella sua testa e, la voglia di ricongiungersi con la mamma biologica e con la sua “bambolina“, la porteranno a compiere gesti estremi e pericolosi.
Le difficoltà dei genitori adottivi, una gravidanza inaspettata e i “colpi di testa” di Ginny, l’impegno per riparare e la sensazione di inadeguatezza che fluttua nell’aria, non saranno d’aiuto in una situazione altamente precaria.

Questo romanzo è un racconto in prima persona di Ginny dove sentiamo e percepiamo i pensieri, le abitudini, e “tocchiamo” con mano le caratteristiche dell’autismo.
Impariamo a capire le difficoltà di relazionarsi, del contatto con le altre persone, la metodica, il ripetersi di tanti gesti quotidiani, la difficoltà delle novità e delle diversità.
Capiamo, o ci proviamo, le difficoltà e i gesti dei genitori, cercando di immaginare il nostro comportamento in situazioni simili.
Uno spaccato di quattro mesi della vita di Ginny dove, attraverso il suo racconto, viviamo questo intenso periodo e la “ricerca” di se stessa e del suo posto nel mondo.
Ginny è una quattordicenne che vive come tanti ragazzi della sua età, ama Michael Jackson, i film e il basket, ha degli amici e uno spirito ribelle, ma è anche una ragazza che convive con la sua metodica, i nove acini d’uva a colazione, i calzini che vanno sollevati, le mani che si sfregano quando si agita e molto altro.
Una ragazzina che chiude la bocca perchè così non si vedono i pensieri, perchè la verità è importante e le regole valgono più di ogni altra cosa.
Quattro mesi e venti giorni dove Ginny proverà a ritornare dalla sua “bambolina”, dove un passato che nessuno dovrebbe affrontare, una madre violenta e assente e il pericolo che rappresenta il mondo esterno, non la fermeranno dalla ricerca di se stessa.
Questa ricerca la porterà ad affrontare diverse difficoltà interiori ed esteriori, scoprendo forse che il bene è ciò da cui, a volte, cerchiamo di scappare.

Un romanzo intenso, commovente, dove si convive con il punto di vista di Ginny e con le azioni  di chi la circonda.
Uno scritto illuminante per chi vuole confrontarsi con un argomento così delicato e attuale come l’autismo.
Una drammaticità che spiazza, pagine che non si riescono a lasciare perchè custodi di una storia talmente importante da non lasciare spazio a pause.
Temi affrontati delicati, autismo e adozione, con una bravura e una visione differente, ben costruita e utile alla comprensione di chi non è mai entrato in contatto con questi bambini speciali.

Si percepisce l’esperienza diretta dell’autore e il riflesso della sua vita nelle pagine che si leggono, lo si capisce dalla bravura di ricreare i dialoghi, le sensazioni, i sentimenti e le difficoltà di Ginny e dei suoi genitori.
Un libro che dovrebbe essere letto da chiunque perchè, quello dell’autismo, è un argomento sulla bocca di tanti ma conosciuto da pochi, dove l’approfondimento risiede nelle vite di chi convive con questa condizione quotidianamente.


Benjamin Ludwig 

Insegnante di letteratura inglese e di scrittura creare, vive con la famiglia nel New Hampshire.
Poco dopo il matrimonio lui e la moglie hanno adottato un’adolescente autustica.
A bocca chiusa non si vedono i pensieri, il suo primo romanzo, è in parte ispirato alle conversazioni con i genitori che ha incontrato portando la figli agli allenamenti di basket di Special Olympics.

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