Recensione “L’uomo di gesso” di C. J. Tudor – Rizzoli

L’uomo di gesso

–  C. J. Tudor –

Per quanto ne sapeva la polizia, eravamo semplicemente dei ragazzini che giocavano nel bosco e avevano seguito delle indicazioni lasciate con il gesso fino a quando non si erano imbattute in un cadavere

Formato: Copertina rigida

Pagine: 347
Genere: Thriller
Editore : Rizzoli

Giudizio sintetico

Come disse Jan Fleming: un buon thriller si riconosce subito: è quel libro leggendo il quale il lettore desidera voltare pagina subito. Non ha tempo da perdere, vuole vivere l’adrenalina che la storia contiene.

Proprio adrenalina e tensione sono le due caratteristiche che rendono, giustamente, “L’uomo di gesso” uno dei thriller più attesi dell’anno, un libro che saprà stupire e spiazzare il lettore e che, grazie ad una scatola di gessetti colorati regalati alla figlia dell’autrice che creavano ombre sinistre sul vialetto, è uno dei più avvincenti thriller ultimamente letti.

 

Ed Adams è un uomo di quarantadue anni che vive da sempre nella stessa casa, nella stessa città e che insegna nella scuola del paese.

La sua memoria torna all’estate in cui cambiò tutto e, i ricordi, si riaccendono prepotentemente a seguito di una lettera ricevuta contenente un omino di gesso stilizzato e un messaggio silenzioso: “L’uomo di gesso è tornato”.

Nell’estate del 1986 Ed era un dodicenne dei più classici, vagava per la città con i suoi amici storici in sella alla bicicletta e si divertiva a fare scherzi e lasciare messaggi con i gessetti colorati, comprensibili solo alla “banda”.

Come in un uragano di eventi avversi, proprio quell’estate iniziò con un incidente al Luna Park a cui seguirono strane morti e il ritrovamento del cadavere di una ragazza, tagliato a pezzi,  e a cui mancava la testa.

Ed e i suoi amici si trovarono coinvolti in tutti questi macabri avvenimenti, dove il colpevole si divertiva a lasciare omini stilizzati disegnati con i gessetti e, come una tempesta che arriva e se ne va, il responsabile di questi  orrori non venne mai trovato e, il tempo e la quotidianità, insabbiarono il dolore e gli orrori commessi.

A vent’anni di distanza qualcuno vuole riaprire il cassetto di memoria e dolore e, grazie alla maturità, ad una coinquilina bizzarra e a nuove e strane sparizioni e ricomparse, Ed si ritroverà a fare i conti con il passato e con i tanti, troppi, interrogativi rimasti sospesi nell’aria.

Come nel gioco dell’impiccato, posta l’ultima linea qualcuno perderà, ma chi?!

 

Inquietante, adrenalinico e perfetto.

Questi sono i primi tre aggettivi a cui ho pensato chiudendo l’ultima pagina de “L’uomo di gesso”.

Pensare che l’autrice abbia preso ispirazione dai gessetti della figlia e dalle ombre inquietanti sul vialetto di casa è chiara evidenza di come, con molto stile ed eleganza, le idee buone alla fine portino sempre a risultati straordinari.

Questo romanzo non è solamente un thriller dall’alto tasso di tensione e imprevedibilità, è anche un bellissimo intreccio di istinto, falsa moralità e lotte sociali tramutate in perdita della ragione.

La morte aleggia tra le pagine ed è compagna nella lettura che sembra camminare sul filo della tensione in attesa del richiamo ad agire.

Nel romanzo si alternano anche frasi di alta profondità riflessiva esposte sia con linguaggio serio e ricercato, sia con termini sboccati capaci di rendere ancor più l’idea.

Proprio l’alternarsi di ragione e istinto, moralità ed egoismo, vita e morte, presente e passato, salute e malattia e tanto altro, rende questo romanzo un perfetto spaccato tra bianco e nero capace di donare al lettore la scelta del posto da spettatore, di presa di posizione negli argomenti trattati e del mistero che sembra infittirsi sempre più ma dal quale non potrete staccarvi fino all’ultima pagina.

Non ci sono note negative ma anzi, mi sento di fare ancora un altro elogio alla fattura e alla qualità estetica del libro che, con la copertina, che sembra riprodurre la lavagna sporca di gesso,  completa la bellezza e l’alto valore dello scritto e del suo “guscio”.

Un thriller avvincente, completo e dall’alto tasso di inquietudine, una storia magnetica, un vortice di emozioni e una trama che, proprio come il tratto di gesso dell’omino stilizzato, è destinata a chiudersi e a lasciare un senso di inquietudine al lettore, spettatore di un gioco finito male…


C.J. Tudor

è nata a Salisbury e cresciuta a Nottingham, dove vive con la famiglia. Dopo aver lasciato la scuola a sedici anni, ha cambiato diversi lavori, è stata reporter, doppiatrice, cameriera, autrice per la radio, presentatrice di un programma televisivo in cui intervistava le più grandi celebrità di Hollywood. Ha iniziato a scrivere questo romanzo ispirata da una scatola di gessetti colorati che un amico aveva regalato a sua figlia per il compleanno. Di sera quei disegni sul vialetto di casa avevano assunto un’aria sinistra. L’uomo di gesso, in uscita in contemporanea negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, è il thriller più atteso del 2018.


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