Recensione “Assassinio sull’Orient Express” di Agatha Christie

Assassinio sull’Orient Express

– Agatha Christie –

  “Mi dimostri come l’impossibile possa essere possibile”     –    “Questa è una bella frase” disse Poirot – “l’impossibile non può essere accaduto, quindi l’impossibile deve essere possibile malgrado le apparenze”

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 216
Genere: Giallo
Editore : Mondadori


Giudizio Sintetico


Ho sempre avuto un debole per i gialli ambientati in luoghi “chiusi”: alberghi, case silenziose, treni, traghetti, ecc.

Non nego quindi l’entusiasmo che mi ha portata a bordo del Simplon Orient Express insieme ad Hercule Poirot e alla penna astuta e a tratti ingannevole di Agatha Christie.

 

Durante la tratta Istanbul-Trieste-Calais, un uomo misterioso e dai tratti ombrosi viene rinvenuto ucciso nella propria cuccetta, colpito da diverse coltellate che hanno segnato il destino del passeggero.

L’uomo, il Signor Ratchett, viaggiava accompagnato dal segretario e dal cameriere, sistemati in diverse cuccette.

Una bufera di neve tiene “ostaggio” il convoglio impossibilitato a riprendere il viaggio dopo la sosta in Jugoslavia; Hercule Poirot, che si trova a bordo per raggiungere Londra e risolvere un caso di ritorno da Istanbul, verrà incaricato dall’amico Bouc di condurre le indagini e risolvere un mistero che sembra impossibile da decifrare.

Tra colpi di scena, risvolti inaspettati e grandissimi indizi rivelatori, Poirot non lascerà aperta nessuna chance e porterà alla luce un’incredibile verità.

 

Dopo anni di assenza di Agatha Christie tra le mie letture, ho iniziato, anzi ricominciato da quello che è uno dei suoi romanzi di maggior successo e non sono rimasta affatto delusa.

La prima cosa che mi ha colpita nella trama, è il risvolto somigliante al famosissimo caso del figlio di Lindbergh, rapito e ucciso nei pressi dell’abitazione del celebre aviatore.

Essendo il romanzo del 1933, in realtà prima pubblicato settimanalmente, credo che la coincidenza non sia tale ma si unisca a una scossa mondiale che il caso suscitò.

Il secondo tratto che mi ha colpita e lasciata incantata di fronte alla maestria dell’autrice, e della sua creazione Poirot, è il possesso, da parte del lettore, degli stessi elementi e indizi detenuti dal protagonista e investigatore.

Fermarsi e immaginare è, secondo me, il miglior modo per intraprendere le conversazioni che arricchiscono e riempiono il romanzo, proprio come l’investigatore consiglia a indizi raccolti.

 

“Per risolvere un caso una persona deve solo accomodarsi sulla sedia e pensare”

 

Non solo indizi numerosi e una realtà che sembra troppo scontata ma anche uno spaccato sociale che sembra improbabile e rivelatore nei confronti del futuro storico europeo: ci sono infatti pregiudizi, sospetti e stereotipi per ogni diversa estrazione sociale e nazionale.

Un rompicapo complesso, tredici personaggi, innumerevoli indizi e una mente formidabile descritti e raccontati con lo stile classico, essenziale, ordinato e accessibili a qualsiasi lettore decida di “conoscere” o riscoprire Agatha Christie.

Ho apprezzato l’intero scritto, lo stimolo ad utilizzare unicamente la mente per risolvere il caso, l’utilizzo di dialoghi continui che stimolano il lettore a continuare indagine e letture e sono rimasta decisamente sbalordita da un finale inaspettato, curioso e spiazzante.

E se non siete riusciti a risolvere il caso (come non ci sono riuscita io), state tranquilli, di Hercule Poirot ce n’è uno…


Agatha Christie

Pseudonimo di Agatha Mary Clarissa Miller. Scrittrice inglese. Di famiglia agiata, viene educata privatamente. Ancora bambina scrive racconti e poesie; alcune di queste vengono pubblicate nel 1908 in «Poetry Review».
Nel 1914 sposa Archibald Christie dal quale divorzia nel 1928.
Il genere letterario con cui raggiunge il successo in campo internazionale è il romanzo poliziesco. I suoi detective, tra i quali primeggiano Hercule Poirot (che compare per la prima volta in Poirot a Styles Court, 1920) e Miss Jane Marple (che compare per la prima volta in una serie di racconti apparsi in rivista e raccolti nel 1932 in l tredici problemi e che diventa per la prima volta protagonista di un romanzo in La morte nel villaggio nel 1930), sono entrambi abilissimi nel risolvere i più intricati enigmi polizieschi. Essi concentrano la loro (e la nostra) attenzione sul comportamento degli indiziati e sulle loro reazioni emotive e verbali. L’azione ha sempre poca importanza, le prove non sono mai particolarmente signignificative; ciò che conta sono le motivazioni psicologiche che potrebbero aver spinto al delitto. ln un mondo di buone maniere, di modi raffinati, di anziane signore molto amanti della conversazione e di impettiti colonnelli in pensione, depositari di antichi valori e tradizioni, l’autrice può nutrire l’illusione di controllare il delitto e, grazie all’acume dei suoi detective, di riportare tutto alla normalità.
La “signora del crimine” ha scritto più di 50 romanzi e 100 racconti; da molti di questi sono stati tratti film, commedie e telelfilm. Nei suoi due ultimi romanzi, Sipario, l’ultima avventura di Poirot (1975) e Addio, Miss Marple (1976) l’autrice ha scelto di far morire i suoi due, ormai vecchissimi, detective: i romanzi erano stati scritti anni addietro, la scrittrice scelse di mantenerli inediti sino a poco prima della sua morte.
La mia vita (An Autobiography, 1977), è stata pubblicata postuma.

Fonte: IBS.it


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