Recensione “Il peso del legno” di Andrea Tarabbia – NNEditore –

Il peso del legno

– Andrea Tarabbia  –

Ti ho chiesto amore e salvezza, tu mi hai dato una croce. Perchè l’hai fatto?

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 205
Editore: NNEditore


Giudizio Sintetico


CroceVia è una nuova serie di NNEditore che si prefigge di analizzare il significato e il senso di parole semplici e di uso comune che hanno un giocato un ruolo fondamentale nella nostra storia e nella nostra cultura.

Parole antiche, come passione e croce (primi due volumi), che perdono il significato originale e si vestono di  abiti di derivazione moderna, perdendo il reale senso antico.

Il primo volume “Di ferro e d’acciaio”, curato da Laura Pariani, ha analizzato e riportato a galla il vero significato della parola “Passione”, ad Andrea Tarabbia è stata affidata la parola “Croce”, e noi ci siamo tuffati in questa riscoperta di significato.

 

Quando si legge l’impronta che Andrea Tarabbia vuole dare al suo libro, e lo si percepisce ancor prima di aprire la prima pagina, si pensa che l’autore sia un assiduo frequentatore degli ambienti cattolici ed ecclesiastici:  forse è la cosa più ovvia che possa pensare un lettore che si avvicina ad un libro che ha il compito di analizzare la parola “Croce”, e che quindi toccherà la sofferenza e la passione.

Nulla potrebbe essere più sbagliato; Andrea Tarabbia non solo è agnostico, ma è ancora alla ricerca del senso di tutto, ponendosi interrogativi intelligenti che, attraverso questo libro apre ai lettori.

Andrea Tarabbia affronta il tema del legno e della croce reinterpretando in chiave letteraria e romanzata episodi chiave dei vangeli, li mescola ad avvenimenti personali capaci di nutrire di sentimento moderno accadimenti arcaici e unisce a tutto ciò dei rimandi letterari di autori passati e presenti che hanno toccato, anche solo sfiorato, gli argomenti trattati.

I Vangeli sono analizzati in chiave storica, attraverso interpretazioni nuove e domande che si aprono e che fanno riflettere il lettore attorno ad episodi che ci vengono narrati dalla nascita ma su cui forse non ci siamo mai soffermati abbastanza.

La croce di Cristo diventa quindi simbolo di quella sofferenza atroce ma anche cammino di personaggi che vengono analizzati in chiave nuova e curiosa come Simone di Cirene, Lazzaro, Giuda, Ponzio Pilato e molti altri, uniti a persone legate all’autore che sottolineano quanto la croce è una presenta presente di sofferenza e sopportazione: quante volte diciamo “Ognuno ha la sua croce da portare”?

I protagonisti dell’opera che ci conducono alla riscoperta di passaggi, opere e riflessioni sono gli evangelisti e, attraverso il loro racconto ci vengono presentati personaggi che forse meritano un riscatto rispetto al disegno che la storia ha cucito sulle loro gesta.

Uomini necessari al compimento del disegno celeste, comuni e forse inconsapevoli, riconosciuti colpevoli ma in fondo, necessari.

 

“Il peso del legno”, è un libro che non può essere classificato per genere, infatti ho volutamente omesso questa classificazione.

E’ un libro che analizza e scuote, che invita a riflettere con una raffinatezza e un’intelligenza dell’autore che lascia interdetti e stupiti e lettori.

Non è semplice accostare agli evangelisti autori come Carrère o Bukowski  ma Tarabbia non fa solo questo, riesce anche nel difficile compito di incuriosire e coinvolgere, la lettura diviene quindi intrigante, semplice e talmente imparziale da non essere mai fastidiosa (rischio delle letture di parte).

Ho apprezzato davvero molto anche trovare parti e citazioni di Giovanni Testori, forse ancora troppo poco noto autore figlio della mia stessa città.

La verità è che Andrea Tarabbia solleva questioni intelligenti e raffinate senza cercare di dare risposte, ma provando a smuovere terreno fertile per domande a cui dovremmo porre attenzione per riscoprire, non solo in senso grammaticale e culturale, ma anche e soprattutto in tema filosofico e culturale, ciò che ruota attorno al significato profondo della storia e della religione.

Ho trovato commoventi i momenti in cui Tarabbia sveste i panni dell’autore e diventa narratore di piccole pillole personali, ho amato il modo in cui solleva questioni semplici di cui mai nessuno si è occupato, ho apprezzato la bravura nell’affrontare i quesiti e stimolare il lettore ad approfondire.

Un libro davvero interessante e nuovo, utile per chi vuole cimentarsi e confrontarsi con qualcosa di nuovo ma di assolutamente alto a livello culturale e filosofico.


Biografia dal sito dell’autore:

Andrea Tarabbia, chi sono:

Sono nato a Saronno, in provincia di Varese ma grazie a dio vicina a Milano, nel 1978. Ho pubblicato i romanzi La calligrafia come arte della guerra (Transeuropa, 2010), Marialuce (Zona, 2011) e Il demone a Beslan (Mondadori, 2011), il saggio Indagine sulle forme possibili (Aracne, 2010) e l’e-book La patria non esiste (Il Saggiatore, 2011). Nel 2012 ho curato e tradotto Diavoleide di Michail Bulgakov per Voland ed è uscito Il cimitero degli anarchici (Franco Angeli), un libriccino scritto per l’Archivio di Stato di Regione Lombardia. Nel 2013 è uscito il racconto La ventinovesima ora, pubblicato in versione e-book nella collana Mondadori Xs. Nel 2014 ho pubblicato per Manni un reportage, a metà tra il saggio e l’autofiction, sull’eutanasia: si intitola La buona morte. Nel 2015 è uscito il romanzo Il giardino delle mosche (Ponte alle Grazie), nel 2018, con NN editore, il saggio narrativo, con tema la croce, Il peso del legno. Vivo a Bologna con mia moglie e mio figlio.


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