Recensione “Delitto nel campo di girasoli” di Marzia Elisabetta Polacco -Newton Compton Editori –

Delitto nel campo di girasoli

– Marzia Elisabetta Polacco  –

Queste sono occasioni che non ricapitano, sai papi? – disse Leyla, guardando la pizza come fosse la superficie di uno stagno in cui specchiarsi – Se non faccio esperienza sul campo con questo caso, quanti altri omicidi pensi che ci saranno mai a Borghereto?

Formato: Copertina rigida

Genere: Giallo
Pagine: 315


Giudizio Sintetico


Non è semplice creare e fondere trama, mistero e personaggi in un unico romanzo; dovrebbe essere ancora più difficile se l’autore si trova alla prima prova da scrittore.

Marzia Elisabetta Polacco è riuscita nell’impresa, ha dato vita ad un giallo intricato e oscuro, ha reso protagoniste una mamma e una figlia e tantissimi personaggi diversi e caratteristici di un paese, Borghereto, che si fonde con essi e da vita a siparietti simpatici e unici.

Borghereto, sonnolento paesino dell’Umbria, ha poco da offrire a chi è in cerca di avventura. Così Leyla Prasad, una ragazzina con una passione smodata per il mistero e i libri gialli, passa il tempo scorrazzando in bicicletta per le campagne assolate. Finché una mattina, fra i campi di girasoli, trova il corpo senza vita di una bambina. Leyla si sente improvvisamente catapultata in una delle storie dei suoi libri, tanto più che il caso è affidato proprio a sua madre, il vice commissario di polizia Mirella Vergari. In un primo momento i sospetti sembrano convergere su un anziano del posto, un uomo scontroso e solitario, con pesanti precedenti penali. Il superiore della Vergari, il commissario Pantasileo, in cerca di visibilità, spinge per chiudere rapidamente il caso incriminando il vecchio. Ma la Vergari non è convinta della sua colpevolezza e si ostina a indagare, coinvolgendo negli interrogatori anche altre insospettabili figure del paese. Tutti, a quanto pare, hanno segreti da nascondere. Eppure, alla fine, sarà proprio con l’aiuto della figlia che il commissario Vergari arriverà alla verità…

In “delitto nel campo di girasoli” il lettore viene rapito dall’ambientazione, dalla trama e dai personaggi; il primato però va all’idea del soggetto che, attraverso i momenti privati e lavorativi che si alternano, donano al commissario Vergari la serietà di un vicecommissario, l’insicurezza derivante dall’essere madre di una bambina unica e curiosa (oltre che moglie di un uomo pacato e affascinante) e, proprio a quella bambina,  Leyla, la ricca dosa di curiosità e furbizia (ma anche tanta ironia) che coinvolge e cattura dalla prima all’ultima pagina.

Oltre al soggetto, ben pensato e realizzato, il punto forte del romanzo sono tutti i personaggi che, ben caratterizzati e inconfondibili, colorano il mistero e rendono la trama vivace e variopinta, unendo al delitto la vita del commissariato, i problemi tragicomici dei colleghi del vice commissario Vergari, le critiche di nonna Teresa, e i meravigliosi anziani del paese che si intrattengono, in un’indagine parallela, nella piazza del paese, in una regione, l’Umbria, che si mescola con la storia e diviene protagonista e sfondo delle vicende, con il dialetto utilizzato in molti scambi che dona un tocco in più.

Semplice ma ben strutturata la risoluzione del caso, la morte di Beatrice e l’indagine che porta a scovare i colpevoli; per quanto non difficile da ipotizzare, le motivazioni e le modalità sono imprevedibili e originali.

Lettura scorrevole e coinvolgente, semplice e dallo stile narrativo ben architettato.

Vincitore del concorso “Il mio esordio”, il romanzo di Marzia Elisabetta Polacco è sorprendente, originale e permette di affezionarsi ai protagonisti ma anche ai personaggi secondari. Un’idea sensazionale che spero possa arricchirsi di nuovi capitoli con Vergari e la piccola Leyla.

“Delitto nel campo di girasoli” ha anche tutte le carte per rappresentare un capitolo di una serie tv, che sarebbe davvero unica, misteriosa e divertente.

Marzia Elisabetta Polacco

Nata a Bari, ha trascorso l’infanzia a Roma, finché a diciassette anni si è trasferita in Germania per inseguire il sogno di diventare una ballerina di danza classica. Due anni dopo è tornata in Italia per finire gli studi e conseguire una laurea in Filologia slava. Dopo aver trascorso lunghi e freddi mesi in Slovenia, ha deciso di seguire il cuore e mettere su famiglia nella ridente campagna umbra. Attualmente insegna danza classica a Orvieto, dove abita in compagnia di quattro gatti e un pazientissimo marito.


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