Recensione “Seduti a tavola” di Evita Comes

Seduti a tavola

– Evita Comes  –

 

Formato: Copertina flessibile

Genere: Romanzo psicologico
Pagine: 154


Giudizio Sintetico


Flussi di coscienza che sembrano voler trovare spazio per palesarsi, verità a lungo taciute che sentono il bisogno di essere rivelate, scelte di vita o natura umana che fanno paura, impossibili da nascondere ancora: quale migliore momento e occasione per rivelarle o rivelarsi se non il pranzo della Domenica con l’intera famiglia?

Sofia, Marco ed Elisa sono fratelli. Sofia convive da circa un anno con una donna nel suo loft al centro di Roma, Marco ha appena scoperto di avere una terza figlia che vive in Brasile, Elisa è schiacciata dai sensi di colpa per la relazione che sta vivendo con il marito di sua sorella. È domenica 23 ottobre 2013. I tre ragazzi si preparano per il consueto pranzo familiare a casa dei genitori. Sembra un giorno come gli altri, ma non lo è affatto. Proprio durante quel pranzo hanno deciso di liberarsi dei propri segreti e fare finalmente chiarezza nelle loro vite, affrontando gli spettri del passato e le ansie del presente. Sono impauriti e determinati, ma non sanno che qualcuno parlerà al posto loro.

I pensieri intimi, le paure, le preoccupazioni e gli incastri del destino tra Sofia, Marco ed Elisa si confessano, si mescolano con le persone che, ascoltano o condividono, la quotidianità di essi.

Una Domenica che inizia come tutte le altre,  diviene presto giorno prescelto e unico per liberarsi dalle catene di scelte che sanno essere motiv,  presente e futuro, per attriti con quei genitori che, fin dall’infanzia, hanno saputo controllare e tuttavia  ignorare i figli.

Conflitti passati sopportati che non possono impedire alle vite dei figli di proseguire, una decisione presa involontariamente che profuma di vendetta nei confronti dei genitori e di quella sorella che ha rappresentato l’unica realtà perfetta della famiglia.

Elisa la mediocre, Sofia l’insicura e Marco il superficiale, tre fratelli uniti dal desiderio di confessarsi, e quasi ribellarsi, alla perfezione anelata e desiderata dai genitori.

Una decisione, presa inconsapevolmente nello stesso giorno, che porta il lettore ad essere intimo ascoltatore dei protagonisti (ma non solo) che, smossi da paure e incertezze, e anche da colpi di scena dell’ultimo minuto, si preparano a veder stravolte le proprie vite.

Ciò che non sanno è che l’epilogo del pranzo sarà ben diverso da ciò che si aspettavano e forse, con il senno di poi, si rendono conto che le preoccupazioni nella vita e il bisogno di controllo sulle proprie azioni non sono nulla in confronto al coniglio dal cilindro che, come in un macabro gioco, ribalta l’esito dell’intera storia.

“Seduti a tavola”, che si svolge in un’unica giornata, è formato per i tre quarti della narrazione, dai pensieri, dai racconti e dalle analisi dei tre fratelli che si preparano ad affrontare il pranzo familiare; divisi idealmente da pochi chilometri, sfiorati dallo stesso desiderio e uniti da un’infanzia in continuo conflitto con i genitori; silenziosi spettatori di un doppio gioco perpetrato per anni.

Il desiderio di confessarsi, di mettersi a nudo e di prendere in mano finalmente la propria vita, quasi volendo farsi beffa di quei genitori che li hanno sempre voluti e desiderati perfetti, porta in realtà gravi conseguenze che, un ultimo grande colpo di scena, apparirà al lettore come impensabile e totalmente inaspettato.

Evita Comes racconta l’animo umano e l’infinita battaglia con una coscienza invadente, con una famiglia ingombrante e con le difficoltà che possono derivare dalla poca comprensione, dal dialogo assente e dalle troppe aspettative.

“Seduti a tavola” non ci viene narrato come romanzo ma come un’insieme di pensieri e accadimenti che si uniscono formando la storia; ho apprezzato la scorrevolezza delle pagine e della scrittura dell’autrice, anche quando il flusso dei pensieri e dell’analisi dei protagonisti diviene a tratti tedioso e sovrabbondante.

Il finale, che rappresenta l’unico movimento imprevisto e rumoroso della storia, riesce ad aumentare il ritmo della trama e rendere la chiusura movimentata, tagliando  però l’esito della storia che diveniva, in quel frangente, più interessante.

Creare un romanzo ricco di flussi di coscienza, in questo caso narrati come in un diario, non è semplice ed è una tecnica narrativa tipico dei romanzi psicologici che, come in questo caso, può essere apprezzata dagli amanti del genere.

In un contesto simile, sicuramente Evita Comes ha raggiunto l’obiettivo riuscendo a creare intensità, profondità, passioni, sensazioni, rimpianti ed emozioni che emergono dalla trama rendendo Elisa, Sofia e Marco protagonisti e responsabili dell’epilogo della storia.


Evita Comes
Classe 1987. laureata in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista. Lavora nella Comunicazione esterna di Eni.

Seduti a tavola è il suo libro d’esordio.


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