Recensione “L’inverno di Giona” di Filippo Tapparelli

L’inverno di Giona

–  Filippo Tapparelli 

“ È così tanto tempo che tengo la testa chinata a cucire che mi sembra di non averla mai avuta sollevata. Vivrò il resto dei miei giorni a rimirarmi le punte dei piedi.”

 

Formato: Copertina rigida

Genere:  Romanzo 
Pagine: 192
Editore: Mondadori


Giudizio Sintetico


“Non ti ho mai conosciuto davvero, padre. Uomo sparito, fantasma di un fantasma. Hai carne di vento, pelle di nebbia. Non ti riconosco eppure sei me centomila volte al giorno.”

Siamo su una montagna ostile, fa molto freddo. Giona non ha ricordi. Ha poco più di quattordici anni e vive in un villaggio aspro e desolato insieme al nonno Alvise. Il vecchio, spietato e rigoroso, è l’uomo che domina il paese e impone al ragazzo compiti apparentemente assurdi e punizioni mortificanti. In possesso unicamente di un logoro maglione rosso, Giona esegue con angosciata meticolosità gli ordini del vecchio, sempre gli stessi gesti, fino a quando, un giorno, non riesce a scappare.

La fuga si rivelerà per lui un’inesorabile caduta agli inferi, inframmezzata da ricordi della sua famiglia, che sembrano appartenere a una vita precedente, e da apparizioni stravolte.

In un clima di allucinata sospensione temporale, il paese è in procinto di crollare su se stesso e la terra sembra sprofondare pian piano sotto i piedi del ragazzo. La verità è quella che appare?

Solo un decisivo cambio di passo consentirà al lettore di raggiungere la svolta finale e comprendere davvero che cos’è l’inverno di Giona.

Una montagna minacciosa e fredda, un ragazzo che ha imparato a convivere con la durezza del luogo e del nonno Alvise che lo educa punendolo attraverso un rigore inaccettabile e l’assenza di ricordi che ferisce come un coltello affilato.

La fuga sembra essere per Giona l’unica soluzione ma, come in una bufera sensoriale, ogni passo colpirà potente con ricordi apparentemente dimenticati che sgretoleranno inesorabilmente la montagna e tutto ciò che ha da sempre accompagnato la vita del ragazzo.

Un viaggio nel ricordo capace di distruggere e minare l’intera esistenza del ragazzo, conducendolo in uno stato di consapevolezza che comprenderà, e comprenderemo, solamente al termine della lettura.

Ma cosa significa tutto questo?

Natura e sensi si fondono in questo libro accompagnando il lettore in una trama emozionante, avvolgente ma anche ricca di ombre e nebbie.

Personaggi e luoghi si fondono in una storia graffiante, struggente e dolorosa, che si sbroglia lentamente mantenendo un’aura che disorienta e non fa diradare la foschia fino alle ultime pagine.

“L’inverno di Giona” non è un libro semplice sia da leggere che da raccontare, è un concentrato di analisi e racconto introspettivo che, in primo luogo, evidenzia le capacità personali dell’autore di sviscerare l’animo e la mente umana, donandole forma, colore e costruendole attorno un racconto di grandissimo spessore, emotivo e stilistico.

Questa storia è caccia e ricerca, ma soprattutto introspezione.

Passa attraverso Giona, tra le ombre del bosco del paese, dalla violenza di Alvise, dal conforto di Norina e dalla luce potente, ma non rassicurante, dell’epilogo.

Filippo Tapparelli esordisce con un libro di altissimo livello e cura, ci presenta in tutte le sfumature possibili la propria scrittura perfetta, le descrizioni accurate e la narrazione introspettiva capace di incollare il lettore alle pagine dall’inizio alla fine.

“L’inverno di Giona” è un libro diverso, oserei dire tra reale e onirico, unico ed emozionante, adatto a chi cerca qualcosa che si aggrappi prepotentemente alla pelle, nel bene e nel male, e che sappia toccare le emozioni più profonde, di qualunque tipo esse siano.


Filippo Tapparelli (Verona, 1974) lavora in un’azienda veronese. In passato è stato istruttore di scherma, pilota di parapendio e artista di strada. Ha studiato letteratura inglese e russa all’università. Questo è il suo primo romanzo.


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