Recensione La quattordicesima lettera di Claire Evans

La quattordicesima lettera

–  Claire Evans 

«Una trama ricca, una prosa brillante, una lettura irresistibile».
The Times

Formato: Copertina flessibile

Genere:  Romanzo 
Pagine: 448
Editore: Neri Pozza


Giudizio Sintetico


È una mite sera di giugno del 1881, la sera della festa di fidanzamento di Phoebe Stanbury. Mano nella mano di Benjamin Raycraft, il fidanzato appartenente a una delle famiglie più in vista della Londra vittoriana, Phoebe accoglie gli invitati con un sorriso raggiante di gioia. È il suo momento, l’istante che suggella la sua appartenenza alla buona società londinese. Un istante destinato a durare poco. Dalla folla accalcata attorno alla coppia si stacca una sinistra figura, un uomo nudo, sporco di fango e col torace coperto da una griglia di tatuaggi, come un fiore gigante. L’uomo solleva il braccio verso Benjamin, facendo balenare la lama stretta nella mano: «Ho promesso che ti avrei salvato» dice, prima di avventarsi sull’ignara Phoebe e tagliarle la gola con un rapido gesto. La mattina seguente, a pochi chilometri di distanza, William Lamb, ventitré anni e l’ambizione di diventare socio dell’avvocato Bridge una volta completato il praticantato, fa visita a un cliente molto particolare, Ambrose Habborlain, sino a quel momento seguito esclusivamente da Bridge. Si ritrova al cospetto di un uomo dai capelli canuti e dallo sguardo smarrito che, in preda alla paura, gli consegna un misterioso messaggio: «Dite a Bridge che il Cercatore sa».Tornato allo studio, William spera di avere da Bridge delucidazioni sull’oscuro comportamento di Habborlain. Ma, contro ogni aspettativa, l’anziano avvocato viene colto anche lui dal terrore. Con affanno apre l’ultimo cassetto della scrivania, estrae un piccolo cofanetto in legno sul cui coperchio sono intagliati sette cerchi all’interno di un ottavo, a formare un grande fiore, e lo affida a William con la raccomandazione di tenerlo al sicuro e non farne parola con nessuno. Tra rocambolesche fughe, una misteriosa setta disposta a tutto pur di realizzare i propri scopi e un terribile segreto che affonda le sue radici in un lontano passato, William vivrà giorni turbolenti in una Londra vittoriana che, come un gigantesco labirinto di misteri, custodisce antiche leggende e oscure macchinazioni, saperi secolari e nuovi pericolosi intrighi.

La quattordicesima lettera è un libro complesso da recensire, non solo per la trama, ma soprattutto perché probabilmente, per colpa di una frase sul retro di copertina, è stato ingiustamente paragonato a un successo editoriale dell’anno passato.
Partiamo da qui, La quattordicesima lettera non è Le sette morti di Evelyn Hardcastle.
So che molti sono stati influenzati da questo paragone e quindi, aspettandosi una storia sulla stessa lunghezza d’onda, sono rimasti delusi.
Fatta questa precisazione, andiamo avanti.
L’ambientazione è quella dell’Inghilterra del 1881, epoca di grandi cambiamenti scientifici, sociali e tecnologici.
Sono gli anni dell’elettricità, delle nuovi armi (che vedremo impiegate nella prima guerra mondiale), delle automobili ma anche delle teorie scientifiche, prima tra tutte quella sull’evoluzione di Darwin ma anche quella legata all’eugenetica negativa di William Goodell.
Non solo cambiamenti ma anche uno sfondo ombroso, “sporco”, una Londra sudicia, indecorosa e indecente dove ciò che avviene all’ombra della giustizia spesso viene ignorato.
La trama.
Durante il ballo di fidanzamento del figlio di un noto facoltoso, la giovane promessa sposa viene uccisa a sangue freddo da un uomo nudo e ricoperto di tatuaggi che, improvvisamente, fa il suo ingresso nella sala che ospita i festeggiamenti.
L’uomo sussurra qualcosa e velocemente si dilegua.
Sulle tracce del misterioso assassino verrà chiamato ad indagare Harry Treadway.
Parallelamente, il praticante di un noto studio di avvocati, fa visita a un particolare cliente, il signor Habborlain senza avvisare il suo capo.
Questo incontro, ricco di racconti sconclusionati, segnerà l’inizio di un susseguirsi di eventi, morti e tragiche scomparse, il tutto sotto gli occhi di una misteriosa donna che ha il compito di sorvegliare la casa di Habborlain.
Il punto d’incontro tra i due eventi è un simbolo, una serie di cerchi che formano al centro un fiore, un cofanetto e antiche pergamene.
Tra fughe, tradimenti, misteri, sparatorie, macabre scoperte, pericoli ed enigmatiche sette, i protagonisti di questo romanzo si trovano in un’inquietante vortice che nasconde antichi deliri per i quali alcuni uomini sono disposti a tutto.
I personaggi principali sono tre: William, Savannah e Harry.
William potrebbe essere lo sfigato del paese, con un carattere debole, poca determinazione e molte paure.
Savannah è un’assassina, una criminale, disposta a tutto per i soldi ma soprattutto per una nuova vita.
Harry è un poliziotto macchiato dalla colpa di aver denunciato le macchinazioni e i tradimenti della polizia londinese.
Giocherà in questa indagine l’unione, la forza e la fiducia, il coraggio, la determinazione e anche molta empatia.
I cattivi sono degli invasati, c’è poco da dire, a ogni pagina, i tratteggi delle menti e del male che viene a galla ha del surreale ma, in realtà, posa le radici in teorie tutt’altro che di fantasia.
Persone pronte a tutto per proteggere segreti secolari.
Questo romanzo è un’avventura, uno di quei libri che, se fossero film, avrebbero un susseguirsi di scene tra corse e spari, giochi di luci, interrogatori, inseguimenti e colpi di scena.
Non c’è un’indagine classica, ricca di metodo e intuizione, ma tasselli che prendono posto a seguito di parentesi di azione, all’interno di luoghi o durante qualche scontro.
È un romanzo che, oltre allo sfondo ombroso e sporco, non ha pietà per lo stomaco del lettore, rendendo brutale una realtà che non viene indorata.
A me il ritmo frenetico e in continua evoluzione è piaciuto, ho amato i personaggi e il costante aumento dell’intensità della storia, mi è piaciuta la trama di fondo che tocca l’eugenetica e la follia della mente umana.
Quello che ho trovato eccessivo è il rocambolesco atto finale della vicenda, degno del più fantasioso regista americano, un po’ meno sarebbe stato meglio.
Per il resto però è una lettura che mi ha coinvolta, in cui ho avvertito l’aumentare del mio interesse nei confronti della storia.
Sfatata però lo somiglianza con il romanzo già citato, questa storia è adatta per chi ama l’azione, le teorie bizzarre a cui la storia ci ha abituati purtroppo e non disdegna corse frenetiche, spari, ritmi accelerati e non si spaventa di fronte a violenza e cattiveria.

Claire Evans ha lavorato per oltre vent’anni alla BBC prima di dedicarsi esclusivamente alla scrittura. La quattordicesima lettera, il suo primo romanzo, ha ottenuto un grande successo di pubblico e di critica al suo apparire in Inghilterra.


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