Recensione La Biblioteca di Parigi di Janet Skeslien Charles

La biblioteca di Parigi

–  Janet Skeslien Charles 

Un inno d’amore a Parigi, al potere dei libri e alla forza dell’amicizia.
The Booklist

Formato: Copertina rigida

Genere:  Romanzo storico
Pagine: 400 
Editore: Garzanti


Giudizio Sintetico


Parigi, 1940. I libri sono la luce. Odile non riesce a distogliere lo sguardo dalle parole che campeggiano sulla facciata della biblioteca e che racchiudono tutto quello in cui crede. Finalmente ha realizzato il suo sogno. Finalmente ha trovato lavoro in uno dei luoghi più antichi e prestigiosi del mondo. In quelle sale hanno camminato Edith Wharton ed Ernest Hemingway. Vi è custodita la letteratura mondiale.
Quel motto, però, le suscita anche preoccupazione. Perché una nuova guerra è scoppiata. Perché l’invasione nazista non è più un timore, ma una certezza. Odile sa che nei momenti difficili i templi della cultura sono i primi a essere in pericolo: è lì che i nemici credono che si annidi la ribellione, la disobbedienza, la resistenza. Nei libri ci sono parole e concetti proibiti. E devono essere distrutti. Odile non può permettere che questo accada. Deve salvare quelle pagine, in modo che possano nutrire la mente di chi verrà dopo di lei, come già hanno fatto con la sua.
E non solo. La biblioteca è il primo luogo in cui gli ebrei della città provano a nascondersi: cacciati dalle loro case, tra i libri si sentono al sicuro, e Odile vuole difenderli a ogni costo. Anche se questo significa macchiarsi di una colpa che le stritola il cuore. Una colpa che solo lei conosce.
Un segreto che, dopo molto tempo, consegna nelle mani della giovane Lily, perché possa capire il peso delle sue scelte e non dimentichi mai il potere dei libri: luce nelle tenebre, spiraglio di speranza nelle avversità.

Ho letto questo libro durante le vacanze, ho sentito poi l’esigenza di prendermi del tempo per unire e riflettere su emozioni e pensieri nati, sia durante che al termine  di questa lettura, per potervene parlare con calma, ponderando ogni parola e cercando di trasmettervi al meglio la bellezza del romanzo di Janet Skeslien Charles.
La storia è ambientata su due piani temporali.
È il 1940 e Odile, fresca di studi e con il parere contrario del padre poliziotto, sta cercando lavoro come bibliotecaria.
Il suo sogno è quello di lavorare tra gli scaffali della Biblioteca Americana di Parigi, angolo di cultura e poliglotta dove la zia, allontanata dalla famiglia e di cui non sa più nulla, la portava da bambina.
Amore per i libri e per il luogo che si riempiono, ottenuto il lavoro, delle storie di chi quei corridoi li frequenta quotidianamente o di chi ci lavora da più tempo.
Sembra un luogo di pace in tempo di guerra.
Ma l’occupazione tedesca avanza e Parigi viene ben presto soggiogata alle leggi naziste e la cultura è in pericolo.
Odile e i suoi colleghi, ormai amici, decidono di tenere aperta la biblioteca anche durante l’occupazione, sfidando la censura e combattendo contro chi vorrebbe impedire alla cultura di diffondersi.
Lo fanno anche attraverso gesti coraggiosi come portare i titoli al domicilio di ebrei confinati in casa o sfidando i posti di blocco, perché l’amore per i libri non ha confini e spesso non conosce paura.
Anche se piano piano le persone scompaiono, l’amore bussa alla porta di Odile e macchiarsi di una colpa è più semplice di quanto si possa pensare.
Ma è anche il 1984 e la giovane Lily è incuriosita dall’anziana vicina di casa Odile, in America da dopo la guerra, ma che non è mai entrata in confidenza con nessuno.
Il destino le farà avvicinare e forse salverà entrambe scoprendo l’una la storia e le difficoltà dell’altra.
Piano piano emergono, in una narrazione parallela, i tasselli mancanti di un puzzle che completano la storia della Biblioteca Americana di Parigi ma soprattutto un epilogo impensabile di cui Odile porta ancora il peso immenso sulle spalle.
La caratteristica che maggiormente mi ha colpita alla fine di questa lettura è che i personaggi descritti e che fanno pulsare la Biblioteca Americana di Parigi nella storia sono veri, hanno realmente fatto pulsare il cuore della cultura per anni, hanno visto Edith Wharton ed Ernest Hemingway camminare tra i corridoi ma soprattutto hanno realmente preservato la cultura dalla prepotenza nazista anche durante la guerra, sfidando fato e pericoli.
Alla realtà si aggiunge, in questo romanzo, la storia di Odile, flusso di eventi che emoziona, commuove, fa arrabbiare ma soprattutto spiazza per forza e imprevedibilità.
L’autrice è bravissima a tenere alta la tensione di una storia che non comprendiamo a fondo fino all’ultima pagina.
La storia di Lily ambientata nel 1984 all’inizio confonde, non se ne capisce bene il senso, tutto prende forma verso la fine completando e donando note impreviste in una scala di accordi perfetti.
Perché non è sempre il coraggio a vincere e qui si parla sì di determinazione e salvaguardia della cultura ma anche di colpe, pentimenti e perdite tutte umane e introspettive che pagina dopo pagina sanno anche graffiare, e che forse stonano con la perfezione che uno si aspetta in un romanzo.
E invece questa storia fa emergere, tra pagine di coraggio, l’imperfezione dell’animo umano con tutti i suoi limiti e con quegli sbagli compiuti guidati dall’egoismo e dall’incertezza di un presente caotico.
Odile è la protagonista che esce dallo schema della perfezione, che si perde tra i libri e che conosce a memoria i codici della classificazione Dewey, che coltiva ogni rapporto umano con tatto ed eleganza ma che si trova a fare i conti con un padre ingombrante, un fratello impulsivo, e un amore potente è irrazionale.
La Storia che abbraccia un pezzo commovente di amore per la cultura rappresentato dalla lanterna sempre accesa di una biblioteca parigina, una storia collettiva di anime vere, la ferocia autentica dell’occupazione e della guerra e poi Odile, una protagonista che rimane aggrappata al cuore di noi lettori che, a differenza di se stessa, sappiamo perdonare pagina dopo pagina.
Il romanzo di Janet Skeslien Charles mi ha conquistata per l’attenzione nel creare uno sfondo storico minuzioso arricchito dall’autenticità dei luoghi in cui è ambientato.
Protagonisti definiti, ognuno con le sue caratteristiche inconfondibili che si uniscono a Odile e alla sua storia.
Una narrazione fluida che coinvolge e avvolge tra emozioni, fatti e dettagli storici da cui è difficile staccarsi.
Un romanzo, a parer mio, semplicemente perfetto da cui ci si stacca malvolentieri e che rappresenta, anche dopo l’ultima pagina, un rifugio dove tornare per trovare una storia unica, completa, senza lustrini ma reale e che sa far emergere le innumerevoli sfumature della vita. Bello, immenso, unico!

Janet Skeslien Charles divide il suo tempo tra il Montana, dove è nata, e Parigi. Ha lavorato come responsabile degli eventi culturali della Biblioteca americana di Parigi.


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