Recensione Blue. Il colore della giustizia di Leobi

Blue. Il colore della giustizia

– Leobi 

 

Formato: Copertina flessibile

Genere: Romanzo distopico
Pagine:  206
Editore: Self



Daberdin, una città spaccata in tre settori con altrettante etnie, è divorata dal razzismo e dalla violenza. Noah, l’introverso artista ossessionato dal blu, diviene improvvisamente l’unica salvezza per porre fine ad una guerra imminente. Attraverso la sua arte e un’acuta ironia, il pittore colpisce senza pietà ogni forma d’intolleranza, lasciando la sua firma indelebile per le strade: il colore blu. L’autore ci proietta dentro la vita di Noah, tra misteri, sarcasmo e colpi di scena, in un tema di forte attualità. Una storia distopica, un ritratto dei tempi moderni, poiché ancor oggi di razzismo si muore.

Una città ostaggio di ideologie ingiuste, un’onta di razzismo velato con termini alternativi ma la cui natura appare chiara.
Il protagonista, che nella vita quotidiana osserva quasi inerme ciò che avviene, comportandosi a volte in modo discutibile, affronta una battaglia di responsabilità nella scuola in cui trova lavoro e dove cerca di dare consapevolezza della gravità di questi pensieri a quei bambini “contagiati” dalle ideologie dei genitori, tutto attraverso la complessa dinamicità dell’arte.
Purtroppo il controllo di un’unica famiglia dall’ideologia nazista radicata nell’economia cittadina porta la diversità anche tra i banchi di scuola rendendo più difficile l’obiettivo di inclusione che Noah cerca di far sedimentare.
Proprio un evento che doveva essere il primo passo per una realtà di inclusione tra i ragazzi diviene un terribile baratro da cui l’intera collettività cittadina non riesce a risalire, dando vita a numerosi episodi di violenza che vedono ogni etnia in balia della rabbia e di una ferocia incontrollata.
Il protagonista, che capirà che l’arte non può essere lo strumento unicamente legato alla vita scolastica per combattere l’odio, intraprende una vera e propria lotta personale, pericolosa e senza limiti, per provare a lanciare un potente messaggio capace di scuotere l’animo dell’intera collettività.
È interessante assistere a come nasce l’ideologia di un individuo e ciò avviene attraverso i racconti di Ingrid e l’acuta capacità osservativa di Noah.
Queste analisi e la struttura a settori del romanzo e dello sfondo entro cui si svolge la vicenda, permette di dar vita a profonde riflessioni sulla natura umana e sul flusso di odio che emerge dalle ideologie.
Leobi affida alla sua storia, distopica e un po’ sopra le righe, un importante messaggio di libertà e uguaglianza, un inno a non voltarsi e ad affrontare ogni scintilla di razzismo e odio attraverso gli strumenti che ognuno di noi possiede.
Come Noah diviene Blue, artista che diffonde messaggi per la città, ognuno di noi può trovare dentro se stesso gli strumenti per combattere le disuguaglianze e credo che questo, a prescindere dalla trama del romanzo, sia un bellissimo messaggio affidato a queste pagine.
La storia, che inizia molto lenta e prende vita dopo il drammatico evento all’interno della scuola, è scritta molto bene dando grande valore iniziale al personaggio protagonista per poi aprirsi all’azione e alla violenza che portano all’epilogo, concentrandosi anche sull’indole dei personaggi ideologicamente corrotti.
Il genere scelto dall’autore per incanalare questo messaggio molto crudo, a tratti sembra di non vedere mai la luce in fondo al tunnel ma, giunti sul finale si comprende l’intero quadro entro cui l’arte e la penna dell’artista riescono a muoversi e a cambiare sfumature ormai date per consolidate.
Credo che oltre ad essere un romanzo distopico sia anche un romanzo che parla molto per metafore che vanno lette all’interno della struttura che la società stessa assume e all’interno della quale i personaggi delle varie fazioni rappresentano insiemi e sottogruppi di pensiero che ben conosciamo nella realtà.
“ eroico, sfrontato, satirico, commovente, amabile indimenticabile. Blue avrebbe contrastati i bianchi, i neri e gialli, attraverso l’unica cosa che sapeva fare: disegnare”

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