Recensione “I diari bollenti di Mary Astor – Il grande scandalo a luci rosse del 1936” Edward Sorel – Adelphi –

I diari bollenti di Mary Astor

–  Edward Sorel –

“Di fatto Mary era la dimostrazione vivente di quanto si afferma in ogni manuale di psicologia, in genere a pagina 1: una bambina che si è vista negare l’affetto dei genitori andrà quasi sempre a  cercarselo nel posto sbagliato. E dal momento che stava diventando una delle donne più belle di Hollywood, Mary aveva modo di incontrare una grande quantità di uomini, e quindi di prendere, per quanto spiaccia dirlo, una quantità di decisioni sbagliate.”

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 169
Genere: Biografia
Editore : Adelphi

Giudizio Sintetico


Mary Astor, un nome che a molti non dirà nulla ma che, con un buon sottofondo di jazz, riporta indietro nel tempo, in un’epoca color seppia dove, tra la prima e la seconda guerra mondiale, si videro nascere, oltre ai più grandi studios cinematografici statunitensi, le prime star “su pellicola”, vere e proprie donne adorate e invidiate per bellezza, capacità artistiche e amori impossibili.

Edward Sorel, illustratore e designer americano, in una giornata di lavori in casa per sostituire il linoleum della cucina, ha incontrato Mary Astor, su quei giornali utili a far spessore nel pavimento, impegnata a difendersi, nel 1936,  nella causa per l’affidamento della figlia contro l’ex marito pronto a tutto per sminuire l’immagine della donna.

Nel 1936 la pubblicazione dei diari della Astor, meditata e attuata sempre dall’ex marito della donna (forse anche per i voti bassi alle sue prestazioni),  vide la nascita di uno scandalo che, all’epoca, aveva occupato, per la sua unicità, le prime pagine dei principali quotidiani americani, relegando Hitler e Stalin alle seconde e terze pagine.

Mary Astor, ragazzina prodigio del cinema muto e poi di quello sonoro, di certo non ebbe vita facile.

Sfruttata e per nulla amata dai genitori, venne obbligata a seguire la carriera artistica da quel padre che, buono a nulla, capì di poter lucrare e vivere sul lavoro della figlia.

Un lavoro e capacità evidenti che presto portarono la Astor a comparire nelle più grandi produzioni Hollywoodiane e a firmare importanti contratti con i maggiori studios del paese.

Ciò che caratterizzò la vita della Astor furono i numerosi matrimoni e gli altrettanti tradimenti e innamoramenti facili.

Proprio dei tradimenti e delle scappatelle, più o meno durature, Mary prese nota nel tempo nei suoi diari, con tanto di voti per le prestazioni e dettagli peccaminosi e imbarazzanti, come “ore di estasi” in compagnia di uno dei più famosi produttori dell’epoca.

Il processo per l’affidamento della figlia, e la vendetta montata dal marito per sminuire l’attrice, vide la pubblicazione di questi diari e molte star di Hollywood, che con la Astor ebbero storie focose e infuocate, al centro dello scandalo e dei pettegolezzi.

Il libro di Sorel è il racconto biografico di questa storia e la narrazione del processo che vide una stella al centro dell’universo, pronta a difendersi per tenere alto il rispetto che, con tanta fatica e lavoro, era giunta ad avere.

 

Ci sono due cose che possono trarre in inganno comprando questo libro a scatola chiusa, le parole “bollenti” e “a luci rosse”.

Si è sicuramente catapultati nella vita peccaminosa di una donna che ha, in un’epoca molto chiusa mentalmente rispetto alla nostra, dato scandalo per atteggiamenti e situazioni così “hot” da scandalizzare l’intera nazione statunitense, ma con molto tatto e poca “sporcizia”, un racconto che ha fatto storia ma che non ha nulla a che fare con volgari oscenità.

In realtà ciò che Edward Sorel ha voluto trasmettere, con questo libro, è la vita di una donna quasi dimenticata che, per carriera e vita vissuta, non ha avuto nulla da invidiare alle altre star dell’epoca.

All’interno della narrazione biografica ci sono estratti del suo diario e di dichiarazioni fatte dall’attrice per sottolineare attimi vissuti e l’intensità delle conseguenze.

Questo libro, scritto divinamente in chiave ironica, attenta e con un linguaggio adatto a tutti, altro non è che la biografia di Mary Astor che, a prescindere dalla drammaticità dell’infanzia, la corsa e sfruttamento al successo e gli amori numerosi, ha avuto caratterizzazioni tali da aprire la stagione scandalistica di amori e tradimenti capaci, all’epoca, di fare scandalo e occupare le prime pagine dei giornali.

L’arricchimento della narrazione, che include estratti autobiografici dell’autore, con illustrazioni colorate e quasi caricate, è un punto in più nell’apprezzamento di questa opera.

La lettura è piacevole e scorre veloce, forse dal titolo il lettore si aspetta di più, non si trova soddisfatto rispetto a ciò che la dicitura del titolo promette.

In generale però, una volta digerito che poco di scandali e molto di trascorso personale si parlerà, questa opera è completa, piacevole e punto di riferimento per conoscere pensieri ed epoca in cui è ambientata.

Una storia reale che ha saputo mettere in ombra fatti molto più tragici e quasi anticipare di mezzo secolo altri scandali che avrebbero fatto storia negli anni del Ventesimo Secolo.

Una storia Jazz, colorata di seppia che affascina e incuriosisce ma che non fa subito breccia nel cuore del lettore.


Edward Sorel (New York, 26 marzo 1929) è un designer, illustratore e animatore statunitense.

Formatosi alla Cooper Union, insieme ad altri due compagni di studi, Milton Glaser e Seymour Chwast, formò i Push Pin Studios, che divennero presto noti nell’ambiente della grafica professionale americana negli anni ’50. Dagli studios Sorel si distaccò nel 1958 per seguire strade creative autonome, fra l’altro realizzando numerose illustrazioni per opere destinate all’infanzia.

La sua copiosa produzione comprende numerose copertine per “The Nation”, “The Atlantic” e “The New Yorker”, ed altre episodicamente ne realizzò per altre testate come “Harper’s Magazine”, “Fortune”, “Forbes”, “Esquire”, “American Heritage” e “The New York Times Magazine”. Nel 1997 ne è stata pubblicata una raccolta dal titolo “Unauthorized Portraits”.

Nel 1998 gli fu dedicata una personale alla National Portrait Gallery di Washington.


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