Recensione Il pennello di martora di Angelo Tulli

Il pennello di martora

– Angelo Tulli –

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 382

Editore: Self

Giudizio sintetico

Febbraio 2013, Centro Italia.
Luca è un adolescente che disegna gli animali primordiali e possiede due canarini York. Suo padre fa il bidello. E’ un uomo riservato con il vizio di leggere e un problema ai polmoni. I rapporti tra i due peggiorano dopo la morte della moglie per incidente d’auto. Incredulità e rabbia spingono Luca a scappare da casa per guadagnersi da vivere disegnando per strada. Tornato a casa, deve fare i conti con il vuoto rifugiandosi nella bulimia e l’abbandono di Francesca, la fidanzata con cui divide compiti e turbamenti. Gli viene in soccorso Ilaria, una compagna di classe, quella fatta da colombe e diversi, provvisori e perversi.
Pasqua alle porte, accompagna il padre da un vecchio collega sulle sponde del Trasimeno. Un’esperienza che lo metterà difronte al problema ambientale. I soldi come rivalsa, decide di fare il cameriere presso la pizzeria del padre di Enrico, un compagno di classe gay. Indipendenza e sicurezza lo aiutano ad affrontare la vita e, forte dei consigli di un professore di ginnastica, a guardare in faccia il talento. E’ Mario Cantagalli, disegnatore mancato ed ex nazionale di salto in lungo.
Arriva aprile. La classe va in gita a Venezia, e Ilaria gli mette in luce il fenomeno del cuneo salino. Sarà lo spunto per una storia con cui Luca si aggiudicherà un concorso a fumetti sul problema ambientale. Proverà a ristabilire i contatti con il padre, infettati però dalla presenza di Jolanda, la madre di Francesca. Sono giorni di malessere rotti solo dalla chiamata della Ibis, una casa editrice, la quale gli propone una grafic-novel che uscirà l’anno seguente e si chiamerà Artico. Tutto sembra procedere per il meglio, quando di colpo perde il padre per infarto.
La vita che va avanti, Luca si sposa con Ilaria e nascerà una bambina di nome Sofia, affetta da mutismo selettivo. Ormai autore affermato, collabora con i brand più noti, fino a firmare il manifesto con cui si aggiudicherà il primo premio in un contest internazionale sul risparmio energetico.

La contemporaneità, del contesto e dei personaggi, è la matrice di questo lavoro di Angelo Tulli, una storia dei giorni d’oggi in cui è facile individuare quelle sfumature di sentimento che contribuiscono a rendere i protagonisti della trama molto vicini a noi. Ed è una vicinanza fatta di elementi impalpabili, di quell’immaterialità che nutre la vita dei personaggi che popolano queste pagine che si fonde con la concretezza del vivere di ogni giorno.

Una scrittura per molti aspetti acerba, porta il lettore a entrare in contatto con una storia fatta di gesti di ogni giorno, di difficoltà, di pensieri, di ripensamenti e soluzioni, di proiezioni e cura dell’altro, di diversità e di consapevolezze.

E poi, c’è l’aspetto del vivere in relazione agli altri, al contesto allargato, della prese di coscienza che i problemi del singolo e della collettività sono separati da un filo tanto sottile quanto labile.

Angelo Tulli sembra affidare a questo romanzo e ai personaggi che lo animano, il ruolo di ambasciatori di temi di grande riflessione (o per lo meno che tali dovrebbero essere) legati all’essere di ognuno di noi e all’essere collettivo. Perché il vivere è fatto di concretezza ma anche di speranze, passioni, difficoltà e soluzioni, e di occasioni e scambi casuali che possono rappresentare, molte volte, un punto di svolta. 

C’è quasi un carattere di garbo in queste pagine, un garbo maturo che si comprende essere il frutto di una sedimentazione dell’autore.

È un romanzo che parla a chi ama ascoltare le voci non urlate, un dettaglio che i parte saprà far perdonare alcune increspature e al uni tratti acerbi della costruzione linguistica di questo libro.

Una piccola annotazione rispetto a un editing di cui il romanzo avrebbe bisogno  e alla necessità di rivedere il retro di copertina in quanto la sinossi è ricca di spoiler e andrebbe tagliata.

Informazioni su Angelo Tulli
Ho la fortuna di vivere in una terra, l’Umbria, prodiga di cittadine medioevali ma anche madre di eventi che provano a minare la tenuta del suolo e dei suoi abitanti. Ma nell’ultimo caso dubito che ciò accada. Ex-insegnante di educazione fisica e da sempre attento alle problematiche giovanili, mi piace scrivere storie in cui le passioni dell’età devono fare i conti con le piaghe sociali, vedi il gioco d’azzardo (Quando il gioco finisce) e ultimamente quelle ambientali (Il pennello di martora).

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