Recensione “La camera azzurra” di George Simenon – Adelphi –

La camera azzurra

– George Simenon –

“Non c’era niente di reale nella camera azzurra. O piuttosto si trattava di una realtà diversa, impossibile da comprendere altrove”

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 153
Genere: Giallo
Editore : Adelphi

Giudizio Sintetico


George Simenon, in ogni suo scritto, ha la capacità di stupire e imbrogliare il lettore con trame sempre articolate, eleganti e misteriose.

La camera azzurra” non fa eccezioni, questo giallo è fitto e viene svelato lentamente, passato e presente si uniscono mettendo in luce fatti che raggiungono la completezza alla fine del libro.

Potrebbe dirsi che “La camera azzurra” è un vedo-non vedo letterario, un insieme di ricordi e questioni presenti che tengono il lettore in ostaggio in attesa di scoprire l’inizio e la fine di una vicenda che sembra partire come altre mille…

 

In una camera azzurra dell’Hotel des Voyageurs, due amanti hanno appena finito un momento di passione sfrenata, parentesi di puro istinto che continuano da tempo.

La ragazza, Andrée, interroga l’uomo alto e muscoloso, chiedendo come sarebbe poter amarsi alla luce del sole.

Classica storia tra amanti: parte tutto come un gioco e poi l’amore esige di più.

L’uomo risponde senza pensarci, preso dai propri pensieri e dal sapore dell’atto appena consumato.

Quando però l’uomo, Tony, si affaccia alla finestra, vede il marito di lei scendere dal treno e sedersi nel bar dell’albergo.

Inizia una fuga nascosta per non rischiare di essere scoperti, l’inizio di eventi che porteranno Tony, al presente, a dover rispondere alle domande serrate e pungenti del giudice Diem, rivivere la propria vita che, lentamente, gli sta sfuggendo irrimediabilmente di mano.

Ma cosa sarà accaduto dopo quella mattinata in Hotel, quali eventi avranno portato Tony di fronte al giudice di Poitiers?

 

Simenon non sbaglia mai, è per questo che molti oggi hanno una vera e propria ossessione per l’autore belga.

Non solo Maigret, ma anche storie uniche e indipendenti come questa, una camera che si tinge d’azzurro, colore innocente che darà il via ad eventi che porteranno ad una sconcertante verità: ci sono situazioni che, per piccolezze, finiscono per sfuggire di mano, irrimediabili condanne ad una vita di amara e ansiosa attesa.

Come sempre, i romanzi di Simenon sono caratterizzati dal ritmo serrato e da uno schema narrativo che non permette pause, curiosità umana che spinge il lettore a divorare letteralmente l’intero scritto per comprendere, capire e scoprirne fatti e conclusione.

Relazioni pericolose, istinto su razionalità, quotidianità e passione, ma soprattutto risposte a domande banali che scatenano la reazione di una vita tranquilla, centrifugata irrimediabilmente.

Un uomo di cui ascoltiamo ricordi e riflessioni, un torchio psicologico che lo porterà a sentire i capi d’accusa.

Un romanzo che ci invita ad ascoltare e infine giudicare e che lascerà un grande dubbio nelle mani del lettore.

Un libro magnifico, perfetto, dai numerosi significati, costruito con uno stile unico e introspettivo, non totalmente giallo, più misterioso e psicologico.

“La camera azzurra” è una lettura semplice ma dalle molteplici sfumature, sta al lettore coglierle tutte e farle proprie.


George Simenon:

Romanziere francese di origine belga. La sua vastissima produzione (circa 500 romanzi) occupa un posto di primo piano nella narrativa europea.
Grande importanza ha poi all’interno del genere poliziesco, grazie soprattutto al celebre personaggio del commissario Maigret.
La tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta paesi, supera i settecento milioni di copie. Secondo l’Index Translationum, un database curato dall’UNESCO, Georges Simenon è il quindicesimo autore più tradotto di sempre.
Grande lettore fin da ragazzo in particolare di Dumas, Dickens, Balzac, Stendhal, Conrad e Stevenson, e dei classici. Nel 1919 entra come cronista alla «Gazette de Liège», dove rimane per oltre tre anni firmando con lo pseudonimo di Georges Sim.
Contemporaneamente collabora con altre riviste e all’età di diciotto anni pubblica il suo primo romanzo.
Dopo la morte del padre, nel 1922, si trasferisce a Parigi dove inizia a scrivere utilizzando vari pseudonimi; già nel 1923 collabora con una serie di riviste pubblicando racconti settimanali: la sua produzione è notevole e nell’arco di 3 anni scrive oltre 750 racconti. Intraprende poi la strada del romanzo popolare e tra il 1925 e il 1930 pubblica oltre 170 romanzi sotto vari pseudonimi e con vari editori: anni di apprendistato prima di dedicarsi a una letteratura di maggior impegno.
Nel 1929, in una serie di novelle scritte per la rivista «Détective», appare per la prima volta il personaggio del Commissario Maigret.
Nel 1931, si avvicina al mondo del cinema: Jean Renoir e Jean Tarride producono i primi due film tratti da sue opere.
Con la prima moglie Régine Renchon, intraprende lunghi viaggi per tutti gli anni trenta. Nel 1939 nasce il primo figlio, Marc.
Nel 1940 si trasferisce a Fontenay-le-Comte in Vandea: durante la guerra si occupa dell’assistenza dei rifugiati belgi e intrattiene una lunga corrispondenza con André Gide. A causa di un’errata diagnosi medica, Simenon si convince di essere gravemente malato e scrive, come testamento, le sue memorie, dedicate al figlio Marc e raccolte nel romanzo autobiografico Pedigree.
Accuse di collaborazionismo, poi rivelatesi infondate, lo inducono a trasferirsi negli Stati Uniti, dove conosce Denyse Ouimet che diventerà sua seconda moglie e madre di suoi tre figli. Torna in Europa negli anni Cinquanta, prima in Costa azzurra e poi in Svizzera, a Epalinges nei dintorni di Losanna.
Nel 1960 presiede la giuria della tredicesima edizione del festival di Cannes: viene assegnata la Palma d’oro a La dolce vita di Federico Fellini con cui avrà una lunga e duratura amicizia. Dopo pochi anni Simenon si separa da Denyse Ouimet.
Nel 1972 lo scrittore annuncia che non avrebbe mai più scritto, e infatti inizia l’epoca dei dettati: Simenon registra su nastri magnetici le parole che aveva deciso di non scrivere più. Nel 1978 la figlia Marie-Jo muore suicida. Nel 1980 Simenon rompe la promessa fatta otto anni prima e scrive di suo pugno il romanzo autobiografico Memorie intime, dedicato alla figlia.
Georges Simenon muore a Losanna per un tumore al cervello nel 1989.


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