Recensione di “Sonno bianco” di Stefano Corbetta – Hacca Edizioni –

Sonno bianco

– Stefano Corbetta  –

“Avrebbe voluto alzarsi in piedi e urlare, dire al mondo che non era giusto: il silenzio è dei morti. Avrebbe voluto battere un piede sul pavimento e muovere le fondamenta, scuotere la terra, sentire aprirsi voragini che avrebbero inghiottito tutto il male e il silenzio del mondo. Avrebbe voluto svegliare tutti. Aprite gli occhi! Siete vivi. Aprite le vostre bocche, soffiate l’aria in gola. Voi siete vivi! Il silenzio è dei morti.” 

 

Formato: Copertina flessibile

Genere: Romanzo
Pagine: 282


Giudizio Sintetico


Emma e Bianca sono identiche, nel viso e nel corpo. Inseparabili. Finché un terribile incidente le divide e costringe Bianca in un letto di ospedale, dentro una bolla fatta di silenzio e attesa. Emma sarà allora costretta a crescere intrappolata nel sonno della sorella: ora la sua vita è soltanto il riflesso di quegli occhi spenti, un mondo fatto di sogni monchi e intenti non realizzati. Ormai adolescente, il teatro, la storia d’amore con il suo insegnante di recitazione e un piccolo pianista virtuoso, figlio dei vicini, non bastano più a rendere normale la sua esistenza. Perché a ricordarle la colpa, ci sono sua madre, che annientata dal dolore si è rifugiata nella solitudine della sua stanza per proteggere un segreto, e un padre che a fatica prova a preservare i fragili equilibri rimasti. Solo le note di Beethoven e Chopin, portate da un ragazzo gentile e attento, sembrano riempire quel vuoto in cui Emma sta scomparendo. Ma mentre un nuovo metodo di indagine scientifica cerca di aprire un varco nel sonno di Bianca, c’è chi a quella speranza ha deciso di opporre una resa. In una sostituzione di silenzi e congedi, ognuno si troverà a dover fare i conti con i propri rimorsi, e così tentare un nuovo inizio attraverso le parole e i suoni che sarà riuscito a custodire.

Quando l’equilibrio precario della felicità si spezza, la vita di chi rimane resta intrappolata in un limbo, come cristallizzata tra la consapevolezza che nulla sarà come prima e la speranza che qualcosa possa cambiare.

Bianca è rimasta in coma a seguito di un incidente e di un atto eroico  che le ha permesso di salvare, a otto anni, la vita della gemella Emma.

Da allora, sono passati nove anni, Bianca è attaccata a delle macchine in quello che viene definito “stato vegetativo”, è assistita costantemente e, quegli occhi aperti, non sono sinonimo di coscienza ma di osservazione impotente dello scorrere offuscato delle vite dei suoi famigliari.

Stefano Corbetta ci racconta, analizzando ogni punto di vista in modo approfondito, la vita e il senso di colpa di Bianca, sorella sopravvissuta quasi indenne alla tragedia, la sua rabbia ma anche la sua voglia di riscatto e di fuga nei confronti di quel peso che sembra averla segnata ma obbligata ad una sopravvivenza di inferiorità e sensi di colpa; l’impotenza e la fragilità del padre Enrico e l’indifferenza graffiante della madre che con distacco allontana marito e figlia quasi contrastandoli.

Tre modi diversi di affrontare il dolore, di attraversare il percorso della vita e di confrontarsi con chi è rimasto.

 

Stefano Corbetta riesce in un’impresa per nulla scontata: narra una storia dal finale che sembra già scritto, fa i conti con il dolore quotidiano e radicato nell’animo profondo, ci presenta personaggi ormai “segnati” e scardina il monotono ritmo di queste vite infondendo una speranza capace di modificare il corso degli eventi ma anche delle persone.

Impossibile non affezionarsi ad Emma, fare il tifo per lei, accompagnarla nella quotidianità e tenerla per mano nelle delusioni, sentire in modo graffiante la moltitudine di sentimenti che le affollano la mente e che la portano a ribellarsi, a non soccombere nei confronti di un senso di colpa che vorrebbe condannarla a vita.

Una famiglia di tre persone che l’autore riesce a presentarci associando, ad ognuna di esse, le diverse forme del dolore, dell’accettazione di esso e dell’affrontare la quotidianità con una persona malata.

La speranza, vera protagonista del romanzo, non abbandona mai il lettore e funge da filo conduttore in una storia per nulla scontata, dal finale aperto, ancora una volta ricco di quella speranza che si autoalimenta e che il lettore riesce a far sua.

Una storia originale, toccante, commovente e autentica che riesce a descrivere e trasmettere la potenza dei sentimenti; una trama scritta in modo perfetto, scorrevole e sempre in grado di incoraggiare il lettore a continuare nella lettura.

“Sonno bianco” è un libro capace di risvegliare i sentimenti più profondi, analizzare le difficoltà nel dolore e invitare ad affrontare il dolore senza nasconderlo; perché ognuno di noi, in modo diverso, fa i conti con una persona cara che non sta bene e, sempre e comunque, l’amore e la speranza devono sostenerci e accompagnarci nelle difficoltà, riuscendo ad unire, sostenere e affrontare gli angoli più buio che il cammino della vita ci impone.


Stefano Corbetta è nato a Milano nel 1970. Interior designer, collabora con il quotidiano “il cittadino di Lodi”, per cui scrive articoli e recensioni. Dopo una lunga esperienza come musicista jazz, si dedica per qualche anno al teatro, per poi approdare alla scrittura. Ha esordito con il romanzo “Le coccinelle non hanno paura” (Morellini 2017). ed è tra gli autori dell’antologia “Lettera alla madre” (Morellini, 2018).


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