Recensione “Dai tuoi occhi solamente” di Francesca Diotallevi – Neri Pozza

Dai tuoi occhi solamente

–  Francesca Diotallevi  –

Si sfilò la Rolleiflex dal collo, stringendola tra le dita con tanta forza che le nocche sbiancarono. C’erano dei momenti in cui avrebbe solo desiderato scagliarla il più lontano possibile da sé, spaccarla contro un muro o lasciarla scivolare dal bordo di un davanzale, nel vuoto, e restare a guardare mentre si infrangeva in mille pezzi, mille pezzi di lei perduti per sempre”  

 

Formato: Copertina flessibile

Genere: Romanzo
Pagine: 206
Editore: Neri Pozza


Giudizio Sintetico


Vivian Maier è vissuta nell’ombra, silenziosa figura nascosta dietro la Rolleiflex, bambina e poi donna in fuga dai sentimenti, dalle emozioni ma anche da quel talento che non ha mai creduto di possedere.

Che la sua storia sia giunta fino a noi è stato un caso, un concatenarsi di casualità e ricerche che hanno permesso ad un certo Maloof di ricostruire, tassello dopo tassello, la vita di Vivian, la storia dei suoi scatti e donare al mondo il lavoro prodigioso della Maier.

Francesca Diotallevi ha unito frammenti  di informazioni reperibili della tata fotografa e ne ha creato un romanzo, un frutto di fantasia letteraria e autenticità.

Il risultato è un libro toccante, saturo di sentimenti e sofferenze,  emozioni e parole taciute, una storia ricca di insicurezze e delusioni colpevoli di aver plasmato un carattere duro e sospettoso nei confronti della vita e delle emozioni forti come l’amore; Storia di una donna e della sua Rolleiflex, vita, amore, famiglia e fotografia.

New York, 1954. Capelli corti, abito dal colletto tondo, prime rughe attorno agli occhi, ventotto anni, Vivian ha risposto a un’inserzione sul New York Herald Tribune. Cercavano una tata. Un lavoro giusto per lei. Le famiglie l’hanno sempre incuriosita. La affascina entrare nel loro mondo, diventare spettatrice dei loro piccoli drammi senza esserne partecipe, e osservare la recita, la pantomima della vita da cui soltanto i bambini le sembrano immuni.
La giovane madre che l’accoglie ha labbra perfettamente disegnate con il rossetto, capelli acconciati in onde rigide, golfini impeccabili. Dietro il suo perfetto abbigliamento, però, Vivian sa scorgere la crepa, il muto appello di una donna che sembra chiedere aiuto in silenzio. Del resto, questo è il suo lavoro: prendersi cura della vita degli altri.
L’accordo arriva in fretta. A lei basta poco: una stanza dove raccogliere le sue cose; una città, come New York, dove potere osservare le vite incrociarsi sulle strade, scrutare mani che si stringono, la rabbia di un gesto, la tenerezza in uno sguardo, l’insopportabile caducità di ogni istante. Ed essere, nello stesso tempo, invisibile, sola nel mare aperto della grande città, a spingere una carrozzina o a chinarsi per raddrizzare l’orlo della calza di un bambino.
Scrutare i gesti altrui e guardarsi bene dall’esserne toccata: questa è, d’altronde, la sua esistenza da tempo. Troppe, infatti, sono le ferite che le sono state inferte nell’infanzia, quando la rabbia di un gesto – di sua madre, Marie, o di suo fratello Karl, animati dalla medesima ira nei confronti del mondo – si è rivolta contro di lei.
Sola nella camera che le è stata assegnata, Vivian scosta le tende dalla finestra, lancia un’occhiata al cortiletto ombroso e spoglio nel sole morente di fine giornata, estrae dalla borsa la sua Rolleiflex e cerca la giusta inquadratura per catturare il proprio riflesso che appare contro l’oscurità del vetro.
È il solo gesto con cui Vivian Maier trova il suo vero posto nel mondo: stringere al ventre la sua macchina fotografica e rubare gli istanti, i luoghi e le storie che le persone non sanno di vivere.

Mi piace pensare che, la fotografia di Vivian Maier in copertina, possa in qualche modo descrivere l’intero romanzo con ciò che faceva quotidianamente la tata fotografa: racchiudere in uno scatto la vita delle persone, catturare un frammento di vita e renderlo eterno attraverso un obbiettivo.

L’autoscatto di Vivian Maier, il volto per metà in ombra, la durezza dello sguardo e l’assenza del sorriso, l’eleganza impeccabile e la solitudine,  sono tutte caratteristiche che il lettore conoscerà aprendo, quella prima pagina, che scopre alla vulnerabilità della vita di una donna che ha sempre allontanato persone e sentimenti per proteggersi dal mondo.

Seppur arricchito dalla fantasia letteraria dell’autrice, “Dai tuoi occhi solamente” è un meraviglioso romanzo capace di raccontare vita ed emozioni di una donna sconosciuta ai più, unita ad una storia tutta da scoprire, su come il suo lavoro, i suoi segreti e la sua esistenza siano giunti a noi.

Una bambina sempre in viaggio, circondata da donne che segneranno, nel bene e nel male, il futuro di Vivian,  sopraffatta dal rapporto complesso e sofferto con una madre incapace di amare e dare importanza ad una figlia che, al contrario, ha sempre avuto bisogno di lei ed è sempre stata pronta a perdonare.

Una storia, divisa tra Stati Uniti e Francia, che riemerge dal passato in un presente, gli anni 50, dove Vivian ha appena accettato un lavoro come tata.

Entrare nella famiglia Warren è per Vivian non solo un lavoro, ma anche e soprattutto opportunità di osservare, conoscere e analizzare persone, gesti ed emozioni di quattro persone diverse oltre a mantenere quel fare distaccato che è sempre stata la sua corazza ma che ora, forse, subirà una crepa profonda.

Tra presente e passato, storie di vite legate a Vivian Maier si incontrano con le fotografie cristallizzate dalla sua Rolleiflex, attimi rubati, raccontati e descritti attraverso affascinanti descrizioni capaci di trasferire l’attimo nel cuore e nella mente del lettore.

Francesca Diotallevi narra magistralmente storia ed emozioni, riempie le pagine con poesia e raffinatezza, dona al lettore complicatezza e profondità dei sentimenti, storia, fatti e scelte che hanno definito la vita della protagonista, le discutibili scelte e, infine, la sua morte, arricchendola di fantasia e un tocco in più che, se non svelato, si sarebbe confuso e dipinto di autenticità.

Grandi capacità narrative, ottimo modo di unire romanzo e vita vera, meraviglioso libro da gustare e che, giunti alla fine, mancherà.


Francesca Diotallevi è nata a Milano nel 1985. È laureata in Scienze dei Beni Culturali. Tra le sue opere Le stanze buie, Amedeo, je t’aime e il racconto pubblicato in e-book Le Grand Diable, prequel di Dentro soffia il vento.


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