Recensione “Padre Figlio e fatemi Santo” di Paolo Guerra

Padre Figlio e fatemi Santo

–  Paolo Guerra 

Si dovrebbe essere sempre innamorati. Ecco perché non bisognerebbe mai sposarsi!
(Oscar Wilde)

Formato: Copertina flessibile

Genere:  Romanzo 
Pagine: 128


Giudizio Sintetico


La mia vita da perfetto omino di casa va che è una meraviglia. Per esempio approfitto della pausa pranzo per fare lavatrici e per dare lo straccio in modo accurato e dettagliato; chi non lo farebbe negli unici momenti liberi della giornata in cui si potrebbe riposare, guardare inutili serie tv americane, suonare un po’ la chitarra per diletto? Immagino proprio tutti.

Prima di pronunciare la fatidica frase “faccio una vita normale” bisognerebbe aprire a caso qualche pagina di questo esilarante resoconto di ordinaria bellezza, che raccoglie sul filo dell’ironia un inventario pressoché inesauribile di quelle piccole e tragicomiche situazioni quotidiane, difficoltà e soddisfazioni, delusioni e sorprese, che popolano la vita dei trentenni di oggi.

Di quelli, almeno, che si sono abbandonati coraggiosamente alla più folle delle avventure: metter su famiglia.

Paolo Guerra si racconta attraverso i passaggi desiderati e memorabili della propria vita, cogliendo le sfumature ironiche di tutti quei momenti capaci di separare le varie fasi della vita, dal celibato alla vita matrimoniale!
Se la patente è l’obiettivo primo di un diciottenne e le intolleranze possono contrastare la serenità intestinale di cene con amici e parenti, è dal matrimonio che tutto cambia e l’autonomia e le decisioni vengono assorbite dalla dolce metà che mette in atto un vero e proprio codice della vita matrimoniale, tanto da sentire l’esigenza di separare il libro non da capitoli bensì da articoli.
Il primo giorno di matrimonio la paternità, il parto i primi tempi in tre, il tempo a casa, gli anni che passano, i viaggi e tanto altro.
Riflessioni che si uniscono ai racconti in cui, il lettore, trova sempre qualcosa di sé e della propria vita, dei propri attimi casalinghi in famiglia, nel mutare della vita di coppia e di tutti quei passi che inevitabilmente si attraversano più o meno facilmente una volta sposati.
La conclusione a la domanda a cui l’autore ci porta involontariamente arrivando alla conclusione è: presa coscienza del cambiamento attuato alla vostra vita con matrimonio e figli, tornereste mai indietro scegliendo un’altra strada?
Con uno stile ordinato e mai banale, Paolo Guerra racconta di tutti noi, dell’imperfezione della vita che nel complesso, però, è ricca di attimi indimenticabili, magari al momento difficile da affrontare ma che inseriti poi nel bagaglio della nostra esistenza, riescono a mantenere un sapore dolce nell’universo complicato e a volte statico della vita matrimoniale e famigliare!
Come dicevo prima, ogni lettore può trovare, nascosto tra le righe, qualche pezzetto della propria esperienza, toccato da ironia e avvenimenti mai banali!
Ho apprezzato particolarmente il tono dell’intero scritto, che fa sorridere senza cadere nelle trappole in cui spesso incorre lo scritto ironico, risulta vero e attendibile, frutto di un’analisi personale che può valere per la collettiva esperienza di noi lettori.
Un libro curato, lo si evince anche dalle illustrazioni contenute che accrescono e completano la parte scritta, e dai dettagli che fanno di Padre, figlio e fatemi santo” anche un ottimo regalo per chi sta per compiere qualche passaggio chiave della vita!

 Paolo Guerra ha decisamente troppi omonimi, ma di così indeciso c’è solamente lui. Nato trentun anni fa da madre solierese e padre nonantolano (giusto per farlo sembrare un viaggiatore), Paolo cresce e vive nella ridente Soliera, dalla quale giura non si separerà mai.
Una laurea in storia e una chitarra acustica l’hanno portato ad arredare le case altrui (cosa poteva aspettarsi da una laurea senza sbocchi lavorativi e un sogno comune a troppi?) anche se il lavoro a cui ambisce, quello racchiuso nel cassetto del suo comodino è diventare un pirata trattorista.
L’arrivo di Giulia ha cambiato in maniera irrimediabile la sua vita, e quello di Matilde l’ha capovolta. Adesso mangia verdure dai nomi sconosciuti e guarda cartoni animati nel tempo libero.

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