Recensione Sabbia nera e candide mani di Maria Eugenia Veneri

Sabbia nera e candide mani

–  Maria Eugenia Veneri 

Un diritto non è ciò che ti viene dato da qualcuno; è ciò che nessuno può toglierti.”

Formato: Copertina flessibile

Genere:  Romanzo 
Pagine: 371


Giudizio Sintetico

 


C’è una storia fatta di aspirazioni e miraggi in questo romanzo, come solo l’aria mistica e selvaggia dell’Africa può ispirare. È un mondo in cui si vede di più, in cui le stelle sono più limpide, nitide e pulite, eppure è sotto lo stesso cielo che si nascondono le più grandi ingiustizie, che si accumula la sporcizia dello sfruttamento e della speculazione.
Per questo Sabbia nera e candide mani è sia impegno che lotta, è un romanzo fatto di fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nell’uguaglianza delle persone. Non ci sono vere ragioni per votare la nostra esistenza ad aiutare gli altri, fino al punto di rischiare la vita per difendere i loro diritti, se non che quello che facciamo per il mondo non muore con noi, ma resta: ed è immortale.

“Sabbia nera e candide mani” ci porta all’interno dei meccanismi che governano il delicato e precario equilibrio africano attraverso gli occhi di Emma, un’operatrice umanitaria con un forte e prevaricante senso di giustizia, capace di mettersi in gioco (e sovente in pericolo) per proteggere e salvaguardare i civili innocenti che, troppo spesso, diventano vittime di spregiudicate e violente lotte economiche e di potere.
Emma è in missione, come operatrice Onu, in un Paese africano di nome Nibadu, frutto della fantasia dell’autrice, dove si trova ad affrontare pericoli, violenze e sfruttamento a causa del coltan, un minerale di superficie molto raro che, ai giorni nostri, è divenuto indispensabile per la produzione di smartphone e per l’industria aerospaziale.
Come spesso accade, l’industria estrattiva di questo minerale è causa di sfruttamento e giochi di potere pericolosi, interessi che prevaricano il rispetto per il prossimo e per i più deboli che, attraverso l’opera di Emma e di tante comunità presenti a Nibadu, cercano di proteggere i diritti e le vite dei più deboli, mantenendo e coltivando anche amicizie e legami personali dovendo, spesso fare i conti con durissime realtà.
“Sabbia nera e candide mani” è un romanzo molto attuale dove giocano, in ruoli contrapposti, l’umanità e l’interesse personale, dove si avverte l’esperienza e il coinvolgimento emotivo dell’autrice e soprattutto dove diviene fondamentale scuotere la sensibilità del lettore per iniziare una catena capace di porre i riflettori su problemi attuali e gravissimi di sfruttamento e diritti mai rispettati.
Sono pagine che hanno il pregio, attraverso la narrazione non sempre semplice, di mettere in luce alcuni aspetti della vita del continente nero su cui, troppo spesso, aleggia un colpevole silenzio.
La storia di Emma non cerca di stupirci con colpi di scena e azione ma richiede solo volontà e sensibilità per leggere tra le righe la grandissime portata attuale dei contenuti, delle persone e della violenza che quotidianamente viene perpetrata nel continente africano dove l’uomo viene spesso privato dei diritti in nome di interessi di pochi.
Indubbiamente una storia toccante, capace di scuotere le coscienze, che non ha particolare movimento ma apre e affronta temi in grado di generare profonde riflessioni nel lettore, aprendogli gli occhi su dinamiche che troppe volte restano relegate a racconti marginali che paiono non scalfire le granitiche certezze del cosiddetto mondo occidentale.

Maria Eugenia Veneri nasce a Biella nel 1984.
Durante il periodo universitario vive esperienze formative sia in Italia che all’estero: un percorso che la porta dal Centro Unesco di Torino al Parlamento Europeo di Bruxelles, fino al Ministero degli Affari Esteri. Si laurea in Relazioni Internazionali e Diritti Umani e successivamente prosegue gli studi perfezionando le conoscenze in emergenze umanitarie, peacekeeping e diritto internazionale.
Nel 2011 pubblica il saggio “Consoli e Ambasciatori 1861-2011”, che la porta ad essere invitata come Lecturer negli Stati Uniti nel 2014, presso Lake Erie College e Rhode Island University. Nel 2015 istituisce “Semi di bontà – Carla Cecilia Onlus”, per attuare progetti di cooperazione allo sviluppo.
Nel 2016 pubblica il suo secondo saggio Diplomazia, Consoli e Ambasciatori.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *