Recensione Le facce della menzogna di Mariano Fontaine

Le facce della menzogna

–  Mariano Fontaine 

Bisogna diffidare di due categorie di persone: quelle che non hanno personalità, e quelle che ne hanno più d’una.” 

Formato: Copertina flessibile

Genere:  Romanzo noir/pulp
Pagine: 160


Giudizio Sintetico


“Le facce della menzogna” è un thriller attuale dalle marcate connotazioni noir. Alienato, oscuro, estremamente pulp con rappresentazioni reali direttamente derivate dalla crime investigation, si districa attraverso molteplici vicende disturbanti nella loro tangibile crudezza. Ambientato nel contesto suburbano della Boston contemporanea, racconta la storia dell’evaso Dave, psicopatico dalla personalità multipla che vaga per la città come un feroce predatore a caccia di vittime innocenti. Sulle sue tracce, Jonathan Smith, duro agente FBI accompagnato dalla sua inseparabile GLOCK 19 Parabellum da 9mm. L’intreccio narrativo si sviluppa psicotico in un contesto suburbano fatto di stazioni ferroviarie abbandonate, decadenti casermoni industriali popolati da homeless, locali a luci rosse, pusher, gang armate e prostituzione dilagante, in un irrefrenabile vortice di sesso, violenza e disagio sociale. Caratteristica predominante di ogni pagina è la sensazione di estrema disarmonia generale, come se un fato ineluttabile e crudele fosse pronto ad inghiottire persino il lettore, oltre ai protagonisti.

Con una narrazione corale tra confessioni, e alternando passato e presente, “Le facce della menzogna” ci conduce negli oscuri bassifondi di Boston dove un evaso, Dave, dalle molteplici problematiche psichiche, si aggira indisturbato alla ricerca di sacrificabili vittime.

Se da una parte il male si aggira famelico narrandoci pensieri e deliri mentali, dall’altro un agende dell’FBI, Jonathan Smith, è determinato a scovare il criminale e assicurarlo alla giustizia, così da rendere più sicure le strade dove la figlia crescerà, strade che quotidianamente sono popolate dai reietti della società, custodi di storie spesso drammatiche che questo romanzo ci narra.

Dai marcati tratti psicologici, noir e, come descrive la sinossi, decisamente pulp, il romanzo di Mariano Fontaine appare dislocato su piani temporali differenti che lentamente si uniscono dando vita ad una storia complessa, senza ordinari e ordinati schemi narrativi, dove le voci molteplici si fondono sviluppando luoghi, contesti e una storia volutamente estrema, dove non mancano attendibili descrizioni di una società ormai corrotta.

Quello che mi ha colpita leggendo questo romanzo è l’assenza di uno schema narrativo ordinario. Non ci sono infatti ampi spazi al racconto romanzato, sono praticamente assenti i dialoghi e tutte le strutture a cui siamo abituati; prendono vita invece racconto diretti e indiretti che formano lentamente una piena di emozioni e fatti in grado di disporre le pedine di questa scacchiera sulle giuste caselle.

Visti i temi trattati e l’impronta pulp volutamente marcata, ben si adatta la crudezza e la volgarità del linguaggio, soprattutto quando associata al racconto (decisamente delirante) di Dave e alle esperienza vissute in quei bassifondi dove domina il rifiuto della società tra droga, prostituzione e violenza.

Un luogo estremo, ai confini della società, dove si sviluppa una storia cruda, non sempre di semplice e indifferente avvicinamento, densa di caratteristiche originali e tratti distintivi non adatti a tutte le tipologie di lettore ma sicuramente consigliato a chi apprezza le storie noir con tratti psicologici instabili in contesti degradati.

L’epilogo mi ha sorpresa, non aspettavo sinceramente un finale così alternativo che coglie alla sprovvista dando ulteriore senso alla storia appena conclusa.

Oltre agli estremi temi trattati nella narrazione corale, ha un suo spazio importante la musica, caratteristica questa che sottolinea passioni e tratti distintivi dell’autore.

Indubbiamente legato al genere letterario in cui questa storia si pone, “Le facce della menzogna” è un libro pensato e sviluppato con grande attenzione, tratteggiato sulla linea estrema della società e dietro cui si evince e nota il grande lavoro di editing e sistemazione che rende questa storia inizialmente di difficile interpretazione, non sempre di facile comprensione, ma un quadro dalle innumerevoli ombre pronto ad accogliere ogni spettatore che voglia confrontarcisi.


Mariano Fontaine, classe 1970, si definisce un “agitatore culturale per necessità esistenziale”.
Descrizione azzeccata per un ex commerciante di musica pesante, ex “divulgatore di fumetti”, ex “fanzinaro”, ex chitarrista, ex organizzatore di concerti, ex discografico, ex tuta blu metalmeccanica ed ex attivista sindacale (quando fare sindacato era, dice lui, un’arte). Forgiato da tali esperienze di vita, decide di dedicare la sua anima, oramai irrimediabilmente corrotta, all’altra sua grande passione: la scrittura. Nel 2014 esordisce infatti per Mondo Studio Edizioni con “Non siamo rockstar”, dove racconta gioie e dolori di una band che, nonostante titanici sforzi, resterà confinata nel mondo dell’underground.
Nel 2019 concede il bis pubblicando per Albatros “Ultimo live a Bowling Green”, romanzo psychothriller-rock ambientato negli States agli albori degli anni ’90, i cui protagonisti sono i Nationfire, altro gruppo di spiantati idealisti del music business.
“Le facce della menzogna” è il suo primo thriller psicologico e si augura che possa veramente piacerti. Lui assicura di averci messo tutto sé stesso nel realizzarlo. Precisa però che tutto ciò non sarebbe mai potuto avvenire senza l’aiuto del suo grande amico di sempre, Mr. Cristiano Mastrangeli, consigliere ed editor di gran classe.
Altro da aggiungere? Ama la sua Stefy, sua figlia Giulia, mom, daddy and sister. Respira a pieni polmoni musica provocatoria, si nutre voracemente di fumetti Bonelli, odia falsità e luoghi comuni, crede nella giustizia sociale, detesta il razzismo e suoi derivati.


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