Recensione L’ultimo marinaio di Andrea Ricolfi

L’ultimo marinaio

–  Andrea Ricolfi 

«A un certo punto, su questo oceano e per le piccole strade di Noss, è passato un uomo singolare, che ha portato un po’ di limpidezza nella mia vita. Tomas Henkel, questo era il suo nome, mi ha insegnato a scorgere la nobiltà nei sotterranei sentieri delle anime in cui talvolta si nasconde, a intuire la profondità delle cose dalla loro ombra.»

Formato: Copertina rigida

Genere:  Romanzo
Pagine: 168
Editore: Garzanti


Giudizio Sintetico


Matias vive sull’isola di Noss, uno scoglio deserto scaraventato in mezzo al mare della Norvegia, gelido e misterioso. Il mare che è tutto per lui. Il mare che, quando era solo un bambino, gli ha portato via il padre per sempre. L’unica eredità che ha ricevuto è il Marlin, una barca di legno costruita a mano. È da qui che nasce il suo sogno: dare vita a una scuola di vela. Una scuola per forgiare marinai come ce ne sono stati un tempo. Una scuola aperta tutti i giorni dell’anno, per insegnare, attraverso i segreti del navigare, i segreti della vita. È così che Matias incontra Tomas, arrivato a Noss per mettere a disposizione degli allievi quello che ha appreso solcando le distese blu di tutto il mondo: il mare è pericoloso e non importa quante tempeste si siano affrontate, perché quella successiva mette la stessa, identica paura di morire. È la legge del mare, una legge crudele, ma mai crudele quanto quella degli uomini. Tomas è un uomo silenzioso, in disparte rispetto al resto del mondo, come il canto di una voce lontana che nessuno sa decifrare. Matias scopre in lui un’anima pura, capace della forza più vigorosa, ma anche della tenerezza più inaspettata. Virata dopo virata, mentre la notte del Nord si illumina di luci che danzano nel cielo, diventa non solo un maestro, ma un amico. Perché far parte di un equipaggio insegna che il vento non si deve affrontare da soli. Mai.
Con uno stile pulito, in cui ogni parola scava dentro la pagina, Andrea Ricolfi ci porta in Norvegia tra case colorate, venti e mareggiate. Ci porta sul ponte di una nave dove si impara il coraggio, la fatica e l’amicizia più vera. Ci porta in un mondo in cui essere marinai significa esserlo per tutta la vita.

Quello che ha preso vita dalla penna di Andrea Ricolfi è un romanzo che scalda il cuore in modo profondo e delicatissimo, una delicatezza simile a quella racchiusa nel gesto di chi, con l’intento di scaldarti le mani, le racchiude nelle proprie, magari dopo aver preso freddo durante un’uscita in barca in una giornata di vento teso.
“L’ultimo marinaio” non è “semplicemente o soltanto” quello che potremmo definire “un romanzo di mare”, è un romanzo di vita che si svolge sospeso tra isole, barche e mare, in uno scenario perfetto, nel quale la natura ha il potere di accrescere le emozioni e amplificare i tratti del carattere umano.
Così come Victor Hugo ne “I lavoratori del mare” non si concentra sulla padronanza del mare ma sulla natura e sulle caratteristiche degli uomini, nello stesso modo, Ricolfi non si concentra – fine a se stesso – sul mare, sulle isole e su un ambiente da sogno ma li utilizza come strumenti per scandagliare e descrivere l’animo delle persone.
È un romanzo ricco di poesia e di fascino, ambientato a Noss, un’isola norvegese che in realtà non esiste e che rappresenta lo scenario migliore in cui si può svolgere questa storia di passione, amicizia, amore e…di vita.
In queste pagine si assapora a pieno la rarefazione dei paesaggi norvegesi, essenziali e carichi di fascino, e si assapora in maniera altrettanto decisa la bellezza dell’andare a vela, del navigare, dell’andare per mare e dello scorrere del tempo che, su una barca, corre in modo completamente diverso da quanto avviene a terra.
È impossibile restare indifferenti dopo che gli occhi hanno terminato di scorrere le ultime righe di questo libro in cui l’autore sembra volerci far riscoprire l’importanza dello stare uniti in gruppo (un concetto che ben conosce chi va per mare) e la bellezza di restare fuori dal fascio di luce dei riflettori senza, per questo, credere di giocare un ruolo secondario; è la bellezza e la grandezza del non voler apparire a tutti i costi, capaci però, con semplicità, di lasciare un segno indelebile nelle persone che si incontrano nella vita.
È un libro che sa farsi amare da chi ama il mare e da chi ama il senso dell’avventura e della scoperta ma, soprattutto da chi a è in grado di apprezzare uno stile di scrittura lieve e semplice. E da chi ama le storie fatte di sentimenti puri e profondi.

Andrea Ricolfi è nato a Torino e ha studiato matematica a Torino, Padova e Bordeaux, conseguendo il dottorato di ricerca in Norvegia. Vive a Trieste ed è titolare di un assegno di ricerca presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *