Recensione Via col Vento di Margaret Mitchell

Via col vento

– Margaret Mitchell –

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 1194

Editore: Neri Pozza

Giudizio Sintetico

È il 1936 e un romanzo sudista vende negli Stati Uniti un milione di copie in sei mesi. Nel 1937 vince il Premio Pulitzer e nel 1939 diventa il più grande successo nella storia del cinema americano: è Via col vento, uno dei più eclatanti casi editoriali mondiali.
Opera pressoché unica di Margaret Mitchell, nata ad Atlanta nel 1900 e cresciuta ascoltando i racconti dei veterani della guerra di Secessione, Via col vento conquista i lettori di tutto il mondo grazie a una trama avvincente caratterizzata da colpi di scena, rovesci di fortuna e da un’appassionata storia d’amore; trama che portò i critici a parlare di Grande Romanzo Americano e a osare il paragone con Tolstoj. Ma a rendere straordinarie queste pagine è soprattutto l’anticonvenzionale protagonista: Scarlett O’Hara, la viziata e volubile ereditiera della grande piantagione di Tara, la quale, contando sulle sue sole forze, dovrà cavarsela mentre l’esercito nordista avanza in Georgia.
A oltre ottant’anni dalla sua pubblicazione, Via col vento è considerato un intramontabile classico, al punto che anche chi non ha mai avuto il piacere di approcciarsi al romanzo ricorderà, grazie all’omonima versione cinematografica, una manciata di battute ormai divenute celebri: il «non soffrirò mai più la fame» pronunciata da Scarlett stringendo un pugno di terra; il «francamente me ne infischio» sul finale, e la stizza e la speranza di «domani è un altro giorno».
Con il presente volume viene riproposta l’edizione integrale in una nuova traduzione che punta non solo a ripristinare la versione originale del romanzo, ma anche a rinnovare la traduzione italiana del 1937, oggi terribilmente agée poiché vittima dell’autarchia linguistica imposta dal fascismo. Seguendo il costume dei nostri tempi, la nuova traduzione lascia in originale i nomi di personaggi, di istituzioni e i toponimi, e utilizza termini stranieri ormai ampiamente diffusi in italiano. Soprattutto, introduce un radicale e importante cambiamento nel modo di parlare degli schiavi, che, nelle traduzioni italiane precedenti, sia del romanzo sia del film, sfiorava il grottesco.
In questo modo, i lettori di oggi potranno godere appieno di ogni sfumatura di un romanzo leggendario che dalla sua pubblicazione non ha mai smesso di appassionare e conquistare nuove generazioni.

Si prova una certa inadeguatezza di fronte a un foglio bianco che chiede di essere riempito dopo 1194 pagine così intense.


“Via col vento” non è una storia d’amore, è una storia di grandi cambiamenti, storici e personali, collettivi e sociali, che ruotano attorno a una figura che invece resta fedele a se stessa e al suo egoismo, è il racconto di una società spazzata via come il vento e di tutti quelli che, di fronte alla necessità, hanno affrontato a modo loro le avversità, i rapporti umani, le perdite, le ingiustizie, la povertà, la fame e il desiderio di riscatto; ed è anche un fitto romanzo dalle tematiche storiche per nulla scontate come l’orgoglio dei confederati, le conseguenze della vittoria nordista e le ragioni storiche del Ku Klux Klan.


È anche la storia di schiavi resi liberi che decidono di rimanere, è la presenza silenziosa e costante di Melanie che nasconde il coraggio dietro la sua fragilità fisica e la sua bontà innata, è l’animo sognatore di Ashley che lo fa essere un uomo infantile, incapace e indeciso, è l’invidia di India, lo spirito dei vecchi uomini, è la sfacciataggine di Rhett che pur di non mostrare il suo vero pensiero si nasconde dietro sorrisi beffardi e dimostra l’amore in gesti e non a parole… ma è anche la storia di Scarlett.


Scarlett è tutto il contrario di tutti, è un mulo dalla testa dura, una donna guidata dal proprio ego e dai propri desideri, una volontà ferrea che non si cura degli altri, che pensa solo a se stessa e vivendo e sopravvivendo in nome di un amore insensato.

Senza Scarlett questo romanzo non sarebbe stato così magnifico, è evidente, così come rimane difficile tratteggiare i contorni di un animo così complesso, contraddittorio, imprigionato in un sogno d’amore che le fa vincere ogni difficoltà, salvando dal baratro tutti, ma che oscura ogni rapporto umano trasformandolo in mera sopravvivenza di fronte a un desiderio platonico che si scontra con la durezza della realtà.
Scarlett la conosciamo giovane e ribelle, una sedicenne vendicativa e astuta che esige la propria indipendenza e desidera vivere con le sue regole, al di là delle etichette, senza rimorso per il suo animo calcolatore, tra balli, velette e feste e l’amore per Ashley Wilkies che andrà in sposo però a Melanie, ragazza non avvenente dall’animo buono.

Il risentimento di Scarlett si scontra presto con lo scoppio della guerra di secessione che vede partire tanti giovani per il fronte, così come la stessa protagonista si trova a dover lasciare la piantagione tanto amata di Tara per trasferirsi ad Atlanta, proprio con l’odiata Melanie.

Da qui gli intricati e complessi avvenimenti che seguiranno verranno sempre contraddistinti dal carattere e dall’esigenza di Scarlett che, cieca di fronte ai sentimenti di chiunque ma guidata dei propri sogni e della propria determinazione, riuscirà ad essere altruista per puro egoismo, sarà ebbra d’amore ma cieca di fronte all’amore, giudicante senza voler essere giudicata ma, soprattutto, si sentirà unico salvatore di tutti senza rendersi conto di quanto gli altri abbiano salvato lei, soprattutto quell’uomo, Rhett Butler, che saprà esserci sempre ma che sempre dovrà pagare per primo il carattere di Scarlett.


In undici anni di romanzo Scarlett cambia, evolve come cambia la sua vita, ma mai modifica la propria indole che più volte l’ha messa in pericolo. Proprio questa caratteristica porterà il romanzo a un epilogo tutt’altro che prevedibile soprattutto, per chi ovviamente non ha visto il film, molto diverso da quanto ci si aspetti da un romanzo che viene spacciato come romanzo d’amore da più di cent’anni.


È difficile spiegare perché Scarlett sia un personaggio odioso ma cui è altrettanto difficile non voler bene perché alla fine paga il suo orgoglio, la sua indole e la sua mancanza di empatia; è un personaggio che si prenderebbe volentieri a schiaffi ma che alla fine sarebbe difficile non abbracciare, così come non si può amare, nella sua irascibilità , l’imperscrutabile Rhett.


“Via col vento” è un romanzo storico, è un classico senza tempo, è una storia di sentimenti, è un insieme di personaggi indimenticabili, è un agglomerato di pagine scorrevoli, un imprevedibile cambio di scene, un equilibrio tra amore e sofferenza, uno scritto di modernità e profondità, un libro irrinunciabile. È un capolavoro, punto.

Margaret Mitchell

Nata ad Atlanta in una famiglia benestante e politicamente importante. Suo padre, Eugene Muse Mitchell, era un avvocato, e sua madre, Mary Isabel “May Belle” (o “Maybelle”) Stephens, era suffragetta.

Aveva due fratelli, Russell Stephens Mitchell, che morì nella prima infanzia nel 1894, e Alexander Stephens Mitchell, nato nel 1896. All’età di 14 anni la Mitchell entra nel Washington Seminar, un college femminile privato dove studia rivelando tutto il suo talento. Compiuti i 18 anni si iscrive al corso superiore di medicina allo Smith College di Northampton, nel Massachusetts ma gli studi vengono interrotti a causa della morte della madre. Margaret torna a casa, ad Atlanta, dove nel 1922 sposa Berrien Kinnard Upshaw. Il matrimonio si rivela un fallimento e lui esce dalla sua vita lasciandole la libertà necessaria per ricominciare da capo.

Negli anni 20 l’autrice diventa una collaboratrice dell’Atlanta Journal Sunday Magazine: memorabile fu la sua intervista a Rodolfo Valentino.

Nel 1926 Margaret si risposa con John Marsh, un agente pubblicitario, e lascia il lavoro per cominciare a scrivere un romanzo ambientato durante la guerra di secessione, la cui stesura la terrà impegnata per quasi 10 anni. Il libro viene pubblicato nel Giugno del 1936 col titolo Via col vento (Gone with the wind) prendendo a prestito il verso suggestivo di una poesia di Ernest Dowson, e diventa subito un bestseller: in un solo mese ne vengono vendute ben 180 000 copie.

Nel 1937, grazie all’opera, la Mitchell vince il Premio Pulitzer e l’anno seguente è candidata al Premio Nobel per la letteratura. Quasi immediatamente partono anche le trattative col produttore cinematografico David O. Selznick che dal libro vuol trarre un film. Margaret fa molta resistenza e non vorrebbe partecipare né alla stesura della sceneggiatura, né alla scelta del cast. Nel 1939 dal romanzo è stata infine tratta la pellicola omonima per la regia di Victor Fleming che ricevette tredici nomination al premio oscar aggiudicandosi otto statuette, oltre a due premi speciali.

Quando scoppia la seconda guerra mondiale la Mitchell entra a far parte della Croce Rossa americana e diventa istruttrice di primo soccorso. Nel 1943 crea una Recreation room a favore dei soldati di stanza nel Piedmont Park. Nel dopoguerra Margaret ritorna ad Atlanta intenzionata a riprendere l’attività letteraria ma la sera dell’11 agosto 1949, attraversando un incrocio, un tassista fuori servizio, Hugh Gravitt, la investe: Margaret Mitchell morirà il 16 agosto del 1949, dopo 5 giorni di coma.

Prima di morire, Margaret Mitchell fece testamento e dispose che tutta la sua produzione letteraria venisse distrutta: le sue volontà sono state tenute in considerazione dai suoi eredi.

Per decenni si è creduto che l’unica sua opera letteraria nota fosse il pluripremiato Via col vento.

Nel 1995 però, con grande sorpresa dei suoi curatori, fu consegnato al “Road to Tara Museum” – che la contea di Jonesboro dedicò alla memoria della scrittrice – un inedito manoscritto della scrittrice, risalente al 1916. Si trattava del racconto “Lost Laysen” (in italiano “L’Isola in fondo al mare”, edito poi da Rizzoli) vergato a mano su due quaderni: la Mitchell li regalò all’amico di infanzia Henri Love Angel, che li custodì e tramandò in famiglia fino ad allora.

Pur essendo stato scritto in giovane età, esso contiene già tutti gli elementi che avrebbero reso famosa l’autrice solo vent’anni dopo: pur non essendo molto conosciuto ai più, è dunque considerabile un’opera di grande interesse storico e letterario.

Sulla vita della scrittrice è stato realizzato un film tv: La travolgente storia d’amore di Margaret Mitchell (1994) interpretato da Shannen Doherty.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *