Recensione La casa di Leyla di Zülfü Livaneli

La casa di Leyla

– Zülfü Livaneli 

 

Formato: Copertina flessibile

Genere: Romanzo
Pagine:  332


Giudizio Sintetico


Leyla, un’anziana signora molto raffinata e ultima discendente di un’antica famiglia ottomana, è costretta a lasciare la casa di famiglia quando questa viene venduta dalla banca a un ricco magnate e alla sua ambiziosa moglie. Il figlio dell’ex giardiniere della villa, Yusuf, accoglie Leyla nella sua casa di Cihangir, vivace quartiere nel lato Europeo di Istanbul, e cerca di aiutarla a recuperare la proprietà della casa da cui è stata ingiustamente sfrattata.

Lì, Leyla vede per la prima volta la vita degli artisti e degli emarginati e conosce la fidanzata di Yusuf, Roxy, cantante hip hop figlia di immigrati turchi in Germania, che non accoglie con entusiasmo l’arrivo dell’anziana signora.

Con lo scorrere delle pagine si entra silenziosamente nelle vite e nei ricordi di tutti i personaggi e pian piano uscirà allo scoperto il filo che unisce i destini di tutti loro in un finale inaspettato ed emozionante.

 

Sullo sfondo magico del Bosforo, Livaneli ci accompagna all’interno di storie sospese tra una Istanbul moderna e occidentale e la città del tardo Impero Ottomano. Tra antiche ville, case fatiscenti e quartieri moderni scopriamo così il caleidoscopio di vite e mondi che convivono nella Turchia di oggi e la storia del loro passato.

L’elegante e poetica descrizione delle figure, dei volti e delle etnie in viaggio verso Istanbul su uno dei tanti battelli che riempio il Bosforo, ci apre questa vicenda, una storia nata per raccontare il fenomeno dell’occupazione di proprietà altrui, situazione verificatasi nel corso delle generazioni e della gestione del potere dove le persone hanno perso il proprio rifugio incarnato dalla loro casa e la loro memoria.
La protagonista di questa storia si chiama Leyla, un’anziana signora che con l’inganno viene sfrattata dal suo yalı (tipico palazzo turco situato sul mare), appartenuto da generazioni alla sua famiglia e figlio di un’epoca di sfarzi ormai perduti.
Un’iniziale resistenza della donna la porta a sedersi davanti al cancello sperando che qualcuno lo ascolti ma, viste le circostanze e i sotterfugi dei nuovi proprietari, Leyla si vede costretta a trovare ospitalità presso Yasuf, il figlio dell’ex giardiniere della villa.

La convivenza di Leyla, Yusuf e della sua fidanzata Roxy riempirà le pagine di tenacia, resistenza, attriti ma anche ricordo, passato e nostalgia.

Passato e presente che si incontrano, generazioni a confronto che allo sfarzo di un‘epoca ormai viva solo nei ricordi, sopravvissuta anche ad atroci guerre e migrazioni (come la guerra dei Balcani o l’esodo dei popoli della Rumelia), sostituisce il degrado di un presente competitivo, non sempre giusto ma a tratti banale e focalizzato solo sull’interesse economico.

Mi colpisce sempre come, la letteratura turca, riesca tra le righe a raccontarci così bene la propria cultura, il proprio passato e le proprie usanze in modo chiaro, omogeneo e assolutamente in linea con l’intera vicenda narrata.

In ogni riga, in ogni caratterizzazione dei personaggi, in ogni vicenda c’è una storia personale che viene completata da conseguenze che ben si uniscono alla trama del romanzo, vicende che imprimono in ogni protagonista sfumature caratteriali o personali che avranno poi un decisivo impatto sulla storia.

In un contesto che appare vinto dall’egoismo economico Leyla e Yusuf iniziano una convivenza atipica, fuori dagli schemi ma ricca di valore, introspettivo e morale (dove non mancano contrasti con Roxy), filone questo su cui si snodano tutte le altre vicende che vengono anche vissute in modo diametralmente opposto dai nuovi proprietari dello yalı.

Una narrazione poetica e intrisa di significato che ci parla di resistenza, dolore e interessi personali ma anche di riscatto, gentilezza e cambiamento.
Lo stile poetico, minuzioso e di grande spessore sembra appartenere a un contesto d’altri tempi, ricco quasi di metafore che si riflettono poi negli eventi presenti nel libro.

È anche una storia di donne, di valori e ribellione ma anche di legami che crescono come radici di una stessa storia seguìti a inizi per nulla idilliaci.

Un viaggio nella Turchia presente e passata attraverso la poetica dei luoghi (non sempre piacevoli) ma anche e soprattutto della tradizione e dei controsensi di un popolo e di una nazione che merita di essere scoperta e approfondita attraverso storie come questa.


Zülfü Livaneli, nato nel 1946, è uno scrittore, compositore e poeta, considerato uno degli autori e intellettuali più significativi e influenti del suo tempo. I suoi libri hanno vinto numerosi premi letterari, sia in Turchia che all’estero. Viene considerato l’autore contemporaneo più venduto della Turchia oggi. Livaneli è noto per i suoi romanzi che intrecciano diversi background sociali e storici, come in Felicità che ha vinto il “Discovery of Great New Writers Award” di Barnes & Noble nel 2006, e nei suoi La casa di Leyla, Serenata e Storia di mio fratello, che sono stati tradotti in 37 lingue e hanno vinto numerosi premi letterari turchi e internazionali.

I suoi romanzi sono stati trasposti in film e rappresentazioni teatrali.

Le sue opere, le attività culturali e politiche e contributi alla pace nel mondo sono stati riconosciuti dall’UNESCO nel 1995, quando è stato nominato Ambasciatore di buona volontà.

Ha servito un mandato nel Parlamento Turco e nel Consiglio d’Europa.

Nel 1999 a Sanremo ha vinto il premio Tenco alla carriera e nel 2006 il suo brano Lo scriverò nel vento ha vinto il secondo premio nel Festival dello Zecchino D’oro.


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