Recensione “Le ali del bruco” di Antonio Cucciniello


Le ali del bruco
Antonio Cucciniello



Formato: Brossura
Editore: Pendragon          
Pagine: 171









È la storia di un uomo che ha perso il lavoro e non ne accetta le conseguenze. Depresso e minato nell’autostima, nel suo ossessivo peregrinare incontra un barbone, espressione della povertà estrema ma ricco di una forte interiorità. Il dialogo, considerata la distanza tra il mondo dell’uno e quello dell’altro,
si svolge attraverso un metalinguaggio, basato su metafore e simboli propri dell’approccio sistemico vitale. Questo libro può rappresentare una stimolante lettura per quanti amano essere… “vitali”.

Recensione:
Il romanzo “Le ali del bruco”, narra la storia di un uomo che ha visto cadere una ad una le certezze della propria vita.
Perdendo il lavoro, è caduto in un abisso di rassegnazione, di non accettazione dell’accaduto, che lo porta ad un abbandono fisico, a ritmi e rituali privi di significato e logica.
Ne sono un esempio il viaggio solitario in treno per avere un pasto alla mensa dell’azienda, l’alcool, il fumo e l’attribuire al destino la mancanza di soluzione alle vicende della propria vita.
Dopo la perdita del lavoro, e con l’avanzare di questa flemmatica esistenza, il protagonista perde la moglie Barbara e il figlio Matteo, e si accontenta di sopravvivere, non di vivere.
Non riesce più a dormire nel letto, non entra nella stanza del figlio, questa situazione lo logora dentro ma non è abbastanza per farlo risollevare e scrollarsi la patina di amara rassegnazione che lo avvolge.

L’incontro con un barbone che disegna strani schemi sui vetri del treno e su un quadernino logoro, l’avvicinarsi di un cagnone che sembra indirizzare l’uomo verso la corrente giusta e le riflessioni interiori che a poco a poco scardinano certezze rese tali dalla rassegnazione, capovolgeranno l’esito di una vita che sembrava ormai persa e vittima di quella società dove, se non sei uniformato alla massa, hai poche chance di cavartela ed essere felice.
L’epilogo e la riflessione finale sono da assaporare personalmente.

Questo libro è un viaggio, come sul treno che ogni giorno prende il protagonista, nell’oscuro limbo del pessimismo e della rassegnazione.
La volontà di lasciarsi andare e perdere tutto rende la vita dell’uomo una costante ripetizione meccanica di gesti e situazioni.
L’incontro con il “poeta pezzente”, che cattura fin da subito l’attenzione del protagonista riesce, con parole che sembrano non avere fondamento, citazioni o consigli, a indirizzare sulla strada giusta la mentalità, e di conseguenza le azioni, di una persona perduta.

Questo romanzo è un bellissimo esempio di come la narrazione può portare a riflessioni profonde.
Riccamente condito con i pensieri e ragionamenti del protagonista, si percepiscono le ansie e la rassegnazione dell’uomo, ma dopo l’arrivo del barbone pezzente e delle sue parole, si avverte la capacità di mutamento del pensiero, del saper indirizzare la mente verso le connessioni corrette, essendo in grado di modificare l’evolvere della vita e del futuro.
“Da mela marcia a marmellata”.

I dialoghi sono racchiusi in pochi scambi ma efficaci, perchè stimolo per l’evoluzione di pensieri decisivi.
Il grande messaggio che ho trovato e che emerge da queste righe è la consapevolezza, non semplice da attivare, che gli eventi non sono sempre il frutto di avvenimenti concatenati, ma decisioni volontarie che possono essere ribaltate grazie a decisione, consapevolezza, spirito e volontà.

Un libro scritto molto bene, la lettura è scorrevole, sciolta ed elegante.
Antonio Cucciniello sa perfettamente come rendere il lettore partecipe delle riflessioni e delle azioni del protagonista lasciando, a fine romanzo, interessanti spunti per una riflessione personale.
Riflessioni che nascono da difficoltà ma che hanno un sapore positivo, come i messaggi legati all’amore e al valore della famiglia.

Questo romanzo nasce da un progetto dell’ASVSA, l’Associazione per la Ricerca sui Sistemi Vitali, istituita nel 2011 da ricercatori italiani animati dalla voglia di approfondire gli studi sistemici per comprensione e risoluzione di problemi sociali ed economici.
Proprio per questi principi il romanzo ha un’impronta decisa dell’autore nell’opera narrata, con un linguaggio diretto e semplice che rende chiaro il contesto e il tema quotidiano e comune, stimolando la dimensione emotiva e cognitiva resa possibile grazie alla lettura.

Proprio come un bruco tutti noi siamo attaccati al nostro stelo della quotidianità, basta essere in grado di abbandonare la pelle che ci imprigiona e aprire le ali per la ricerca del nostro nettare vitale.
________________________________________

Antonio Cucciniello è nato ad Avellino nel 1975. Animato da un fervente spirito di curiosità, ama in modo particolare la psicologia e la musica rock. Attraverso la scrittura, Cucciniello riesce a guardare oltre la materialità, e ad addentrarsi nel proprio universo interiore, che scandaglia nelle pieghe più recondite. Tra i suoi lavori, Un’altra opportunità (2003), Hyria (2005) e Vittime (2008). Per Pendragon ha pubblicato il romanzo Le ali del bruco (2015).
________________________________________


“Non posso mostrarti una farfalla in un bruco o una fragola nel suo fiore. Bisogna attendere che il sole maturi e l’una e l’altra”.

Bernardinde Saint Pierre

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *