Recensione “Più profondo del mare” di Melissa Fleming – Piemme

Più profondo del mare

– Melissa Fleming –

  Il racconto di una giovane siriana in cerca di pace e salvezza è il libro del nostro tempo.”
Khaled Hosseini  

Formato: Copertina rigida

Pagine: 276
Genere: Storie vere
Editore : Piemme


Giudizio Sintetico


Nulla, meglio della frase di Khaled Hosseini, può riassumere con altrettanta efficacia, “Più profondo del mare”: “Questo è il libro del nostro tempo”.

Quello scritto da Melissa Fleming, Capo delle Comunicazioni per l’Alto Commissariato per le Nazioni Unite, non è un romanzo ma un sapiente, attento e delicato racconto di una delle realtà del nostro tempo, una realtà – quella del dramma della Siria e della sua gente – che poco bene si sposa con l’aggettivo “delicato”, fatti in cui si intrecciano in modo indissolubile, ricordi, sogni e speranze.

E’ un racconto scritto con sapienza e con una straordinaria conoscenza del fenomeno da parte dell’autrice, pagine che raccontano, in profondità e con profondità, delle migrazioni e delle vite di coloro che sfidano il destino spinti dall’unico desiderio di poter vivere o, molto più spesso, di poter sopravvivere, di poter continuare a sperare, rischiando la vita di fronte alla vastità del Mare nostrum.

E’ un racconto vero, ricco di particolari accaduti nella realtà, fatti che pongono tutti coloro che lo leggono con il dover fare i conti con la grande onda emotiva in grado di toccare e scuotere le corde più profonde delle nostre coscienze, costringendoci ad abbandonare la superficialità con cui, troppo spesso, osserviamo e giudichiamo una delle più grandi tragedie umanitarie del nuovo secolo.

 

L’esile salvagente intorno alla vita tiene a galla Doaa e due bambine, una di pochi mesi, l’altra di nemmeno due anni, a lei affidate dai genitori prima di scomparire per sempre nelle acque, come altre centinaia di persone. Doaa ha paura, lei ha sempre odiato l’acqua, sin da piccola, e solo la guerra e la disperazione che l’accompagna l’hanno convinta a lasciare la sua famiglia e la sua casa in Siria e mettersi su quel barcone. Aveva tanti ricordi felici e tanti sogni da realizzare, che ora galleggiano intorno a lei insieme ai relitti dell’imbarcazione e ai pochi superstiti dei 500 che si erano messi in viaggio. Erano quasi arrivati, solo poche ore di mare li separavano dall’Italia, risate liberatorie cominciavano a levarsi dal ponte, quando un peschereccio si dirige contro di loro, una, due volte. Per farli affondare. Il barcone non regge e tutti si gettano in acqua. Molti annegano subito. Anche Doaa non sa nuotare e solo il salvagente che le porta il marito la tiene a galla. E lo farà per i successivi quattro giorni, in cui le voci e i lamenti intorno si spengono uno dopo l’altro. La tentazione è di lasciarsi andare, ma le due bambine che si aggrappano a lei reclamano la vita. Per loro deve lottare e resistere un’ora di più, poi un’altra, e cantare, e pregare, fino a quando qualcuno arriva. Solo undici vengono tratti in salvo. Doaa ha diciannove anni, ma la sua vita comincia da quei quattro giorni alla deriva. Perché la prima volta nasci al mondo, ma è quando capisci quanta forza si cela in te, e quanto la speranza può avere la meglio sulle circostanze più tragiche, che nasci a te stesso.

 

La Siria, la vita di una giovane ragazza e gli orrori della guerra sono al centro di questo libro che scivola nella lettura grazie ad un linguaggio semplice; semplicemente profondo.

Non è certamente una lettura che si riesce ad affrontare a “cuor leggero” ma risulta fondamentale e preziosa per poterci aiutare a riflettere su fatti che accadono ogni giorno a poca distanza da noi, la cui portata ci impone, come uomini, di non poter restare indifferenti.

Melissa Fleming ci ha consegnato pagine di grande realismo, con tratti letterari nitidi, senza alcuna sbavatura con una chiarezza che contribuisce non poco ad imprimere molti passaggi di questo sulle pagine bianche delle nostre coscienze e dei nostri sentimenti, inducendoci a volgere il massimo rispetto nei confronti di coloro che, animati dalla disperazione e dalla paura, cercano di restare a galla aggrappati alla speranza.


Melissa Fleming

È Capo delle Comunicazioni per l’Alto Commissariato per le Nazioni Unite (unhcr). Visita costantemente le zone di guerra e i campi profughi per dare voce ai milioni di persone costrette ad abbandonare le loro case. Citata spesso sui media internazionali, il suo TED Talk sulla storia di Doaa è stato visualizzato un milione e mezzo di volte. Più profondo del mare è stato pubblicato in dieci lingue e diventerà un film di Steven Spielberg.


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