Recensione “Inviata speciale” di Jean Echenoz – Adelphi –

Inviata Speciale

– Jean Echenoz  –

Mi prende per il culo, ha ipotizzato Costance. No, per niente, l’ha rassicurata Borgeaud. Allora deve essere completamente fuori di testa, ha diagnosticato lei. Non proprio, ha puntualizzato lui additando una carta della penisola coreana fissata con delle puntine ad un muro dell’ufficio, ora le spiego.

Formato: Copertina flessibile

Genere: Romanzo
Pagine: 248
Editore: Adelphi


Giudizio Sintetico


Nel 2011, durante l’entusiasmante viaggio USA che mi regalai, ricordo prime pagine di quotidiani che raccontavano la disperazione della popolazione della Corea del Nord a seguito della morte del leader Kim Jong-Il, ricordo le tante voci su quei pianti sospetti e le teorie che enunciavano lavori forzati per chi non avesse “sofferto abbastanza” per la morte del “caro leader”.

Questi accadimenti, uniti alla curiosità innata che vive dentro me, mi hanno portata nel tempo a cercare di capire e studiare questo Stato, la sua storia e le condizioni di vita unite alle tradizioni e all’”originalità” dei dettami del nuovo leader Kim Jong-un.

Proprio in Corea del Nord dovrà affrontare una missione delicata Costance, la protagonista di “Inviata speciale”, una missione di destabilizzazione che inizierà molto prima, attraverso un confronto tra due uomini, in una caserma di Parigi… .

Trentaquattro anni, camicetta azzurra attillata, pantaloni skinny antracite, corto caschetto alla Louise Brooks – in una parola, incantevole. È così che ci appare Constance, poco attiva e poco qualificata, ma in compenso duttile, molto incline alle disavventure sentimentali e misteriosamente capace di scatenare, con la sua morbida svagatezza, l’imprevedibile. Una quindicina di anni fa, fra l’altro, Constance è stata l’interprete di un successo planetario, “Excessif”, una di quelle canzoni che fanno ballare il mondo intero, dalla Lapponia allo Yemen, e assicurano a chi le compone – nella fattispecie il suo ex marito, Lou Tausk – un’esistenza oziosa e dorata. Una canzone che tutti ricordano ma che continua a essere popolarissima, guarda caso, fra gli apparatcik della Corea del Nord, incluso uno dei consiglieri più influenti del Leader supremo, Gang Un-ok. Giovane, charmant, educato in Svizzera e presumibilmente aperto al dialogo con l’Occidente, Gang è insomma il bersaglio ideale del languido fascino di Constance, che dopo varie, e per noi irresistibili, peripezie finirà – agente segreto suo malgrado – in una opulenta villa di Pyongyang con la missione quanto mai rischiosa di sedurre Gang, e destabilizzare la Corea del Nord.

“Inviata speciale” è un romanzo che racconta una storia originale attraverso uno stile altrettanto originale.

Jean Echenoz infatti unisce la storia di Costance, e degli altri personaggi, ad una narrativa pura, con dialoghi indiretti e descrizioni che alternano scene decisive ai fini della storia.

Costance è la protagonista perfetta, nella sua ingenuità permette che tutto ciò che ruota attorno a lei prenda strade inaspettate e variegate, dal comico al tragico.

L’autore sceglie di accompagnare il lettore nella storia, ne anticipa il pensiero con risposte anche vaghe e improvvisazioni che aggiungono stile e unicità al racconto.

La terza parte, che ho trovato geniale e perfetta, unisce a tutti questi tratti unici dello stile narrativo, il fulcro della trama, accompagnando ai protagonisti, finalmente nel cuore della Corea, le stravaganze di questo Stato, i suoi segreti e i dettami che divengono scene tragicomiche della storia.

Un romanzo dove Echenoz brilla per originalità, capacità descrittive, unione perfetta dei personaggi, scelta della trama e confidenza con il lettore; un romanzo insolito che va apprezzato, dove il punto forte non è la complessità della trama ma l’unicità dello stile e le innumerevoli caratteristiche che esso presenta.

Jean Echenoz stupisce e incuriosisce, l’idea di base è originale ma, ciò che centra il bersaglio nel cuore del lettore, è  il suo stile unico che merita di essere approfondito.


Jean Echenoz: Scrittore francese, dopo aver fatto studi di sociologia e ingegneria civile, nel 1970 si trasferisce a Parigi dove inizia a scrivere con regolarità e collabora per un breve periodo al giornale «L’Humanité». Il suo primo manoscritto viene accettato e pubblicato nel 1979 da Les Éditions de Minuit, allora diretta da Jérôme Lindon. Inizia così un proficua collaborazione che vedrà la casa editrice pubblicare anche i suoi romanzi successivi. Ricordiamo Ravel (Adelphi, 2007), Il mio editore (Adelphi 2008), Correre (Adelphi, 2009), Lampi (Adelphi, 2012).
Nel 1999 è stato vincitore del prestigioso Premio Goncourt con Me ne vado, mentre precedentemente aveva vinto altri premi, tra i quali, nel 1983, il Prix Médicis con il suo romanzo Cherokee.


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