Recensione “Company Parade” di Margaret Storm Jameson – Fazi Editore –

Company Parade

– Margaret Storm Jameson 

«Si può non amare questo romanzo meraviglioso? Lasciatevene incantare, lasciatevi assorbire dalla verosimiglianza dei dialoghi, dal rumore dei pensieri, da quello che i personaggi si dicono e soprattutto da quello che non si dicono. Quando sarà finito tornerete alle prime righe della prefazione, in cui l’autrice dice che Company Parade è il primo romanzo di un ciclo, chiamato Lo specchio nel buioSarete tanto affamati della sua scrittura, delle sue storie, che quella di leggere altro di suo non vi sembrerà più una semplice dichiarazione, ma una luminosa e immancabile promessa».
dall’introduzione di Nadia Terranova

 

Formato: Copertina flessibile

Genere:  Romanzo
Pagine: 404
Editore: Fazi Editore


Giudizio Sintetico


Nel 1918, all’indomani dell’armistizio che pone fine alla grande guerra, la giovane Hervey Russell racchiude tutta la sua vita in un baule e dallo Yorkshire si trasferisce a Londra, lasciandosi alle spalle il marito e il figlio piccolo. Non ha denaro né esperienza, ma ha la forza di volontà della nonna imprenditrice e i sogni della gioventù; è forte e vulnerabile al tempo stesso, a muoverla sono la voglia di affermarsi e il desiderio di assicurare al figlio un futuro migliore. Mentre tenta di sfondare come scrittrice, di giorno lavora in un’agenzia pubblicitaria e la sera vaga per le strade della città, sola ma libera, lasciandosi deliziare da ogni particolare. Nemmeno la sofferenza al pensiero del figlio lontano riesce a oscurare l’euforia della novità e la consapevolezza di chi sta facendo la cosa giusta per sé. Hervey è una donna in un mondo di uomini: il capo David Renn, veterano solitario e disilluso; i due amici storici, ex soldati che hanno in mente di dare vita a un nuovo giornale; e poi scrittori presuntuosi, intellettuali salottieri e spregiudicati uomini d’affari. Anche il marito, ogni tanto, torna a fare capolino, mentre l’amante vuole portarla con sé in America.

È il 1918, la guerra è appena finita e, per chi è rimasto, la vita deve andare avanti.

A Londra, una giovane donna di nome Hervey Russel, sta cercando indipendenza e un lavoro sicuro. Si ripete che è una necessità, per lei, per il figlio e per quel marito che ha preferito rimanere arruolato anche dopo la fine del conflitto mondiale.

In una città che rinasce, il mondo editoriale, giornalistico e pubblicitario rappresenta l’unione tra passato e futuro, tra ferite da curare, fabbriche che si rimettono in moto e quei pensieri che, invece, non si sono mai fermati.

I personaggi di questo romanzo che toccano  in modo diretto o indiretto l’editoria, numerosi e molto diversi, vivono un mondo interiore di grossi stravolgimenti, intrappolati dai ricordi e dalle sofferenze del fronte o delle perdite familiari ma con una piccola fiamma di speranza nei confronti del futuro.

Non sono riuscita ad entrare in forte empatia con Hervey, ne ho compreso sogni e dolore, ho cercato di capire la scelta di separarsi dal figlio per cercare di realizzarsi, ma non sono riuscita ad accettare il suo continuo giustificare i comportamenti del marito e addossarsi colpe non sue, una mancanza di coraggio che stona con le scelte intraprese a scapito del figlio, lasciato crescere con un’estranea.

Non ho trovato femminismo in questo romanzo ma solo tanto egoismo, un egoismo giustificato dopo una collettiva sofferenza dovuta alla guerra ma, in fondo, che stona con la voglia di rinascita, con il mondo in evoluzione del dopoguerra e con la necessità di legarsi agli altri per rinascere totalmente.

Harvey sceglie un mondo snob, ce lo fa conoscere, ci descrive e mostra i mille volti della scrittura e delle pedine che la compongono in ogni pagina di quotidiano ma, purtroppo, ne esce solo il lato egoistico e poco illuminato, personaggi variegati ma, passatemi il termine, con troppa puzza sotto al naso e poco coraggio per cambiare vita.

Margaret Storm Jameson scrive tratteggiando ogni sfumatura dell’animo dei personaggi, li spoglia e li rende totalmente vulnerabili all’occhio del lettore che però non viene totalmente rapito dalla narrazione che, per quanto elegante e profonda, manca di brio, di un lato colorato e pronto a spiccare il volo.

“Company parade” è un buon romanzo, ma non è scattata totalmente la scintilla, ha scatenato in me sentimenti di rabbia e incredulità, di riflessione nei confronti di una donna estranea al suo tempo ma ancora troppo legata all’essere donna in un mondo di uomini, senza però coinvolgermi totalmente nella lettura.

Sono convinta si tratti di un ottimo romanzo, scrittura elegante e indagatrice, capace di stimolare una varietà di emozioni con cui si fa i conti per tutta la lettura e, a parer mio, un libro che smuove sensazioni, è un buon libro a prescindere.

Scatterà la scintilla con il seguito della collana “Lo specchio nel buio”? Lo spero, perché l’autrice ha una narrazione poetica che spero si unisca indissolubilmente ad una trama più briosa e travolgente.


Margaret Storm Jameson


Nata in una famiglia di costruttori navali, è stata una giornalista e scrittrice inglese. Nel 1919, a Londra, lavorò per un anno come copywriter per una grande agenzia pubblicitaria. Tra il 1923 e il 1925 fu la rappresentante in Inghilterra dell’editore americano Alfred A. Knopf. Suffragetta e femminista, nel 1939 è diventata la prima donna presidente dell’English PEN. Liberale e antinazista, nel 1952 firmò l’introduzione all’edizione inglese del Diario di Anna Frank. Nello stesso anno venne inoltre insignita del ruolo di delegata dell’UNESCO Congress of the Arts. Autrice molto prolifica, ci ha lasciato romanzi, racconti, saggi letterari e critici e un’autobiografia in due volumi.


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