Recensione “Dante e la tartaruga” di Vincenzo Spinelli

Dante e la tartaruga

–  Vincenzo Spinelli 

Ognuno è responsabile di tutti. Ognuno da solo è responsabile di tutti. Ognuno è l’unico responsabile di tutti.
(Antoine de Saint-Exupery)

 

Formato: Copertina flessibile

Genere:  Romanzo 
Pagine: 127


Giudizio Sintetico


Dante e la Tartaruga è la storia contemporanea (e folle) di due innamorati che vivono nella periferia bolognese. Stanchi di condurre un’esistenza ai margini della società ed esausti di vacillare perennemente sulla soglia della povertà, decidono di commettere un omicidio per appropriarsi del patrimonio della ricca e odiosa signora Scalpini, così da poter poi rilevare la libreria Shakespeare and Company di Parigi.
Il protagonista, Dante Chitano, da anni sogna di fare lo scrittore ed Elena Bugetti vorrebbe soltanto vivere serenamente insieme a lui. Riusciranno, al termine di questa avventura surreale e rocambolesca, a coronare i loro sogni?

Che sia voluto o meno, il protagonista di questa storia è un personaggio assurdo, surreale è indescrivibile.
Si potrebbe riassumere tutto chiedendo: ma ci fa o ci è?!
Senza lavoro, pantofolaio, volgare, visionario e a tratti mistico nei confronti dei ritratti degli autori presenti in casa che quotidianamente gli parlano e lo consigliano, Dante vive quasi cercando di smarcare le responsabilità costruendo un piano che per lui avrebbe solamente benefici.
Ecco perché è Elena a dover compiere il delitto, ecco perché è l’amico Bruno a dover inserire un tassello fondamentale ed ecco perché sono gli autori stessi a suggerire il piano: Mors tua vita mea.
Dante, come la tartaruga, si tiene indietro per poi vincere, ma riuscirà a vincere?
Compiere il delitto, uccidendo un’anziana arcigna per poi acquistare la Shakespeare and company a Parigi, piano irrealizzabile o geniale?
La trama che Vincenzo Spinelli ha creato con questo romanzo, surreale e assurdo, e l’impronta che le ha voluto dare attraverso il senso nascosto dietro il protagonista Dante, sono i fattori che ho particolarmente apprezzato.
Avrei preferito tuffarmi maggiormente nel piano criminale, che rimane un po’ relativo rispetto allo spazio dedicato ai “viaggi” del protagonista, attraverso macchinazioni, un po’ di tensione e qualche colpo di scena.
Avrei invece limitato lo spazio dedicato a Dante che è un protagonista limitato, ignorante, anche acculturato per carità, ma ugualmente rozzo  e con il quale ovviamente non si può creare un nessun tipo di rapporto empatico protagonista/lettore.
La scrittura è nel suo insieme ben strutturata e scorrevole, ho letto questo romanzo in modo spedito, a riprova che comunque il racconto è ben organizzato.
Ho apprezzato tantissimo varietà e profondità delle citazioni letterarie presenti ad ogni inizio di capitolo poiché sono anche ben contestualizzate all’interno della storia narrata.
Insomma, un romanzo ben pensato e ben scritto, con qualche dettaglio che personalmente avrei modificato per creare ulteriore coinvolgimento nei confronti del protagonista.

Vincenzo Spinelli, nato a Como nel 1985, corriere di giorno e scrittore di notte, amante della letteratura surrealista, satirica, dell’assurdo, nel 2016, al Salone Internazionale del Libro di Torino, nell’ambito del concorso 88.88 indetto dall’associazione culturale YOWRAS, riceve una menzione per il racconto “Il bilico vacillo si un mio capello perso sul cuscino. Da lì ha iniziato a scrivere.


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