Recensione L’enigma della camera 622 di Joël Dicker – La Nave di Teseo

L’enigma della camera 622

– Joël Dicker  

 

 Bernard era uno di quei grandi uomini d’altri tempi, fatti di una pasta che oggi non esiste più. Nella foresta degli esseri umani, era un albero più bello, più forte, più grande. Un’essenza unica che non ricrescerà. 

Formato: Copertine flessibile

Genere:  Romanzo
Pagine: 640


Giudizio Sintetico


Un fine settimana di dicembre, il Palace de Verbier, lussuoso hotel sulle Alpi svizzere, ospita l’annuale festa di una importante banca d’affari di Ginevra, che si appresta a nominare il nuovo presidente. La notte della elezione, tuttavia, un omicidio nella camera 622 scuote il Palace de Verbier, la banca e l’intero mondo finanziario svizzero. L’inchiesta della polizia non riesce a individuare il colpevole, molti avrebbero avuto interesse a commettere l’omicidio ma ognuno sembra avere un alibi; e al Palace de Verbier ci si affretta a cancellare la memoria del delitto per riprendere il prima possibile la comoda normalità.
Quindici anni dopo, un ignaro scrittore sceglie lo stesso hotel per trascorrere qualche giorno di pace, ma non può fare a meno di farsi catturare dal fascino di quel caso irrisolto, e da una donna avvenente e curiosa, anche lei sola nell’hotel, che lo spinge a indagare su cosa sia veramente successo, e perché, nella camera 622 del Palace de Verbier.

Lago. Ultima settimana di Giugno 2020.
Sarà stata l’atmosfera, il luogo o un appuntamento che non potevo rinviare ancora con Joël Dicker, sta di fatto che in un pomeriggio soleggiato in riva al lago ho iniziato a leggere con entusiasmo L’enigma della camera 622.
Il protagonista di questo romanzo è nientepopodimenoche Joël Dicker nei panni di Joël Dicker, scrittore affermato, un po’ annoiato, prigioniero di un limbo sentimentale e orfano ferito di un editore a cui deve molto e che difficilmente riuscirà a rimpiazzare.
Con queste premesse l’autore sente la necessità di allontanarsi da Ginevra e trovare rifugio al Palace de Verbier, rinomato ed esclusivo albergo dove trovare finalmente pace.
Al Palace, però, una vivace donna solletica la sua curiosità facendogli notare l’assenza della camera 622, sostituita da un poco probabile 621 bis.
La curiosità, e forse la necessità di tenere la testa impegnata, porta i due improbabili detective a indagare su questo enigma, ponendo le basi per un nuovo romanzo dell’autore.
In un continuo alternarsi tra passato e presente, scopriamo così la storia della banca Ebnezer, istituto di credito a conduzione e gestione familiare, che per anni ha organizzato feste imponenti nell’albergo fino a una tragica notte in cui, riuniti e ospiti della struttura per la nomina del presidente, un omicidio scuote l’intera banca avvolgendo però vittima, movente e dettagli in un fitto alone inscrutabile.
Joël Dicker e Scarlett cercano di sbrogliare la matassa lentamente, riportando alla luce dettagli, fatti e scoperte incredibili fino a giungere al fulcro della storia.
Per quanto la lettura di questo romanzo mi abbia tenuta impegnata parecchio, devo dire che due fattori sono, a mio parere, di grande qualità: la scrittura di Dicker e la sua capacità di tenere insieme una trama articolata e complessa ma soprattutto la capacità di tenere il lettore incollato alle pagine raccontando una storia dove il grande enigma è rappresentato dal non sapere chi sia la vittima dell’omicidio.
Ci sono storie personali, intrighi di affari, amori, tradimenti, piani irrealizzabili, minacce, rancori tutti nel passato e tutti da scoprire lentamente.
C’è invece, al presente, un autore che diventa protagonista, si racconta e si apre ai lettori unendo, a una grave perdita, la capacità creativa che sfocia in una grande avventura investigativa.
Per quanto riguarda la trama del romanzo, sono rimasta incollata alle pagine fino alla scoperta del mistero più grande (la vittima), dopo la mia attenzione si è lentamente affievolita perché, a mio parere, a tratti è inverosimile, un po’ tirata per i capelli, diciamo un po’ esagerata.
Bello il pensiero costante di ricordare e raccontare il proprio editore nella storia e ottima l’idea di impersonificare il protagonista, stupendo il panorama e la prima metà della storia ma poi…
Nel complesso è un nì, più si che no, ma non capace di lasciarmi a bocca aperta!
Ho scoperto (finalmente) la grande capacità narrativa e di scrittura di Dicker, fluida e appassionante, ma la trama è un’ammaliante krapfen destinato a trasformarsi in una bomba pronta a implodere.
Ultima cosa: la frase di conlusione di questo romanzo è una delle più belle ed emozionanti mai lette!

Joël Dicker è nato a Ginevra nel 1985. Ha pubblicato La verità sul caso Harry Quebert (2013), Gli ultimi giorni dei nostri padri (2015), Il libro dei Baltimore (2016) e La scomparsa di Stephanie Mailer (2018). Ha ricevuto il Prix des écrivains genevois nel 2010, il Grand Prix du roman de l’Académie Française 2012 e il Prix Goncourt des lycéens 2012.


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