Recensione L’inganno della lentezza di Enrico Tommasi

L’inganno della lentezza

–  Enrico Tommasi 

Non è vero. Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto:”Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in Primavera quel che si era visto in Estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.
(Josè Saramago)

Formato: Copertina flessibile

Genere:  Romanzo
Pagine: 171


Giudizio sintetico


Avventurarsi in un viaggio a piedi semplicemente per fare una vacanza diversa dal solito e accorgersi, strada facendo, di aver intrapreso qualcosa di diverso, un “viaggio” interiore e profondo nei meandri più nascosti dell’anima. Scoprire che la solitudine e il silenzio acuiscono le sensibilità, troppo spesso mortificate da una quotidianità schizofrenica, e che la “lentezza” non è un difetto ma una formidabile lente di ingrandimento sul mondo, sulle persone e soprattutto sulla nostra vita. Sentire improvvisamente l’urgenza di “rallentare” per non perdersi i momenti per i quali vale davvero la pena vivere e comprendere che la “lentezza” è una medicina in grado di guarirci dalla frenesia del vivere e di avvicinarci al “Senso” dell’esistenza.

Prefazione di Salvatore Primiceri. Copertina di Luigi Zitelli.

Dopo “I ragazzi della Via Boeri” Enrico Tommasi torna a raccontarsi con “L’inganno della lentezza”, un libro attuale e dai colori pastello che ci invita a riscoprire la bellezza del viaggio inteso come percorso utile a riscoprire la bellezza di ciò che ci circonda, di noi stessi e dello scorrere del tempo.
Due amici di lunga data, una vacanza diversa.
La via Francigena, acqua e menta e un paio di vesciche ai piedi.
Una mappa che si costruisce pagina dopo pagina raccontata da un uomo che scopre luoghi, riscopre ricordi e si abbandona al viaggio introspettivo alla riscoperta di sé stesso.
La lentezza che vince sulla frenesia, la vita che si ferma a osservare tutto ciò che la circonda.
Questo è “L’inganno della lentezza”.
Concluso questo nuovo romanzo di Enrico Tommasi ho sentito una voglia matta di partire da sola verso un’esperienza simile a quella compiuta tra queste pagine.
Non solo rapporti umani che si intrecciano in questo cammino ma anche una storia che in qualche modo si completa percorrendo un binario parallelo.
È impossibile non collegare questo nuovo romanzo di Enrico Tommasi al precedente.
Se “I ragazzi della Via Boeri” era un vivace ricordo di vita collettiva in gioventù, in queste pagine, partendo proprio dalla Via Boeri, l’autore e protagonista lascia il passato per vivere il presente in un poetico, ma non sempre facile, percorso a piedi sulla celebre via Francigena.
La narrazione elegante, coinvolgente e ricca di dettagli si sposa perfettamente con il fascino del cammino e i ricordi evocati dall’autore, tasselli di un passato che rivive passo dopo passo, tappa dopo tappa.
Oltre al viaggio, che diviene occasione per far germogliare pensieri, Enrico Tommasi riempie queste pagine di riflessioni profonde sulla vita, sul tempo, su se stesso ma anche sui fattori che governano la quotidianità di tutti e che spesso meritano di essere rivisti per riscoprire ciò che diamo per scontato in questa vita frenetica: la condivisione delle esperienze, l’osservazione, la calma, la spontaneità degli avvenimenti, il fascino dei contrattempi ma soprattutto la bellezza della vita che pulsa a qualsiasi età.
Avevo già apprezzato le doti narrative dell’autore nel suo primo romanzo che qui si superano accostandosi a pagine di grande qualità che mi sono trovata a sottolineare a segnare, a cui ho fatto orecchie (non me ne voglia l’autore) e che mi hanno lasciata una voglia inspiegabile di partire da sola per riscoprire qualcosa di ormai fuori moda, noi stessi.
Un invito che diventa affascinante possibilità per tutti, una storia semplice che trasmette però un messaggio potente e ricco di significati.
Una lettura per tutti gli amanti delle parole, dei pensieri e della vita vera.
Un’ultima nota la inserisco per il capitolo finale aggiunto a seguito della pandemia che ci ha colpiti.
Leggere questo libro, come dice l’autore, in un momento in cui abbiamo dovuto ricostruire la nostra quotidianità e i nostri ritmi, assume un valore ancor maggiore in questo momento storico.

Enrico Tommasi (Salerno, 24 ottobre 1961) è un notaio e da qualche anno ha scoperto la passione per la scrittura narrativa. Questa è la sua seconda opera dopo l’apprezzato romanzo autobiografico “I Ragazzi della via Boeri”, selezionato e presentato al Bookcity Milano 2019 e finalista tra le opere prime al Premio Internazionale di Letteratura Città di Como.


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