Recensione Nel tempo che resta di Alessandra Maria Mazzara

Nel tempo che resta

– Alessandra Maria Mazzara –

Formato: Copertina flessibile

Pagine:  340

Editore: La Caravella Editore


Giudizio Sintetico

Cinque Torri è un piccolo borgo sulla costa occidentale della Sicilia. Lì, dove il Mediterraneo e il Tirreno si incontrano e si fondono in un’unica e immensa distesa d’acqua, la vita scorre a ritmo lento, scandito dalle stagioni e dall’eterna lotta tra il soffocante Scirocco e la fredda Tramontana. Tutto questo Beatrice lo sa bene. Orfana di entrambi i genitori, è cresciuta con nonna Nuzza, che le ha insegnato la fatica, ma anche il valore dello studio e dell’indipendenza; da lei Beatrice ha imparato a perseverare senza mai arrendersi, nemmeno quando il destino avverso la costringerà a fuggire lontano dal suo mondo, verso New York, verso una vita completamente diversa. Ma il suo passato tornerà presto a cercarla… ‘Nel tempo che resta’ è un romanzo familiare che abbraccia ottant’anni di storia, dal primo ventennio fascista all’inizio del nuovo millennio, una storia in cui amore e violenza, amicizia e potere, rimpianti e nostalgia, religione e superstizione si mescolano fino a confondersi, in un’atmosfera che sa di antico e in un tempo che non conosce limiti.

La storia del nostro Paese è ricca di vicende che si tramandano tra generazioni e che raccontano le sfumature di persone e luoghi con una nota di toccante sensibilità.


“Nel tempo che resta” nasce dai racconti della nonna dell’autrice da cui Alessandra Maria Mazzara ha preso spunto per creare i dettagli di questa storia, le vite che pulsano tra queste pagine e le memorie di un passato così importante da conoscere e ricordare sempre.


Si anima così il piccolo borgo di Cinque Torri, un angolo costiero della Sicilia dove il tempo scandisce la vita scandisce tra i campi, gli animali e la vita domestica.

I riferimenti storici all’interno delle pagine, sebbene non appaiono mai come numeri, fanno iniziare questa storia all’inizio degli anni ‘20 del Novecento, anni  di ristrettezze, duro lavoro e diffidenza unita a tradizioni e forzate limitazioni di libertà individuali.


Beatrice, orfana di entrambi genitori, vive con la nonna Nuzza, donna forte, a tratti sboccata ma dal grande cuore, legata alle usanze del luogo e forse ancorata a tratti tradizionali che alla nipote vanno un po’ stretti.

Le giornate vengono scandite dal lavoro a maglia, dall’aiuto allo zio nella pasticceria e da quelle lettere che Beatrice inizierà a scrivere per tutti i familiari di emigrati in quelle Americhe dove in tanti hanno cercato la fortuna lasciando un borgo e una nazione cristallizzati nella povertà e nelle scarse possibilità.
Tra l’amicizia con Anna, un’orfana indisciplinata, l’amore per le letture e per la scrittura, e i sentimenti che prenderanno sempre più piede nell’indole di Beatrice, la ragazza si troverà a fare i conti con le ingiustizie del luogo, con il dolore della guerra, con la lontananza, con la perdita degli affetti e la durezza della vita, arrivando a dover compiere una scelta che non le permetterà più di guardarsi indietro.


“Nel tempo che resta” è una saga familiare che racconta ottant’anni di Storia, ottant’anni di tradizioni, ottant’anni di un Paese in evoluzione, ottant’anni di cambiamenti della gente che lo popola.
Affrontare queste pagine è un’esperienza molto piacevole perché il flusso della lettura segue l’andamento della storia, evoluzione che si assapora non per riferimenti temporali  ma per il cambiamento che l’autrice riesce a inserire pagina dopo pagina nell’indole, ma anche nel linguaggio, dei protagonisti.
L’inizio è scandito dalla tradizione, da un linguaggio molto stretto che io ho faticato a comprendere, da diffidenza, dal giudizio delle persone, da una società molto arcaica che poco lasciava libertà di scelta.

I cambiamenti, le diversità generazionali, le scelte di chi decide di lasciare questo luogo per cercare fortuna, quelle campane che scandiscono rintocchi “a morto” ogni volta che un abitante di Cinque Torri abbandona la terra natia per raggiungere l’America, il dolore di genitori che aspettano il ritorno dei figli dalla guerra, il coraggio di investire in nuove possibilità e imprese personali, le migrazioni al Nord, tutti i dettagli che rendono la storia di Beatrice la storia di tutti noi e ancor prima che la storia di una donna.


L’autrice ha poi inserito in questo romanzo tanti personaggi realmente esistiti, frutto di racconti della nonna che hanno preso vita tra i negozianti, i paesani e le persone del luogo.
La narrazione che Alessandra Maria Mazzara ha scelto di dare a questo romanzo è veloce, ricca di dialoghi che fanno forma a una lettura mai scontata, sempre inaspettata ma, soprattutto, ricca di dettagli capaci di fare la differenza: la scrittura delle lettere, la vita quotidiana nel paese, le ingiustizie che soccombono all’omertà e futili motivi che portano invece alla condanna perpetua.


Lo scorrere del tempo, come dicevo prima, non è mai accompagnato da riferimenti temporali numerici ma dal cambiamento della narrazione, del linguaggio utilizzato, dei personaggi che popolano le pagine e si vince senza doverlo sottolineare così come i cambiamenti nel paese a cui assistiamo e che evolvono insieme ai protagonisti perché, la Sicilia, è in queste pagine protagonista silenziosa ma importante.
Trovare una saga familiare così avvincente e che copre un arco di tempo così ampio riuscendo ad aprire e chiudere la vicenda non è per niente scontato e devo dire che, se sulla carta, non è un’impresa così semplice.

L’autrice è riuscita nell’intento di creare una storia appagante, complessa, mai scontata ma comunque capace di far sorridere, di far soffrire, di graffiare, a volte di essere anche un po’ cruda, senza merletti o false indorature.
Una lettura che consiglio vivamente agli amanti delle saghe familiari, del passato  del nostro paese che trasuda tradizione, a volte incongruenza ma tanto sentimento, vicende di vita vera che potrebbero essere le vite di tanti, autentiche e cristalline, unite in un romanzo dove si creano e avvertono innumerevoli e piacevoli sensazioni.


Alessandra Maria Mazzara è nata e cresciuta a Trapani, ma vive da qualche anno a Palermo con la sua famiglia. Nel 2018, con la casa editrice Il Ciliegio, ha pubblicato Storia di due sorelle e di un cromosoma in più, racconto autobiografico del suo rapporto con la sorella Chiara. Nel tempo che resta è il suo primo romanzo.

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