Recensione Trieste, 1974 di Massimiliano Stefani

Trieste, 1974

– Massimiliano Stefani –

Formato: Copertina flessibile

Pagine:  251

Editore: Infinito Edizioni


Giudizio Sintetico

In una Trieste affascinante e multietnica, percorsa dalle inquietudini e dalle tensioni politiche dei primi anni Settanta – mentre tutto il Paese è sconvolto dai sanguinosi attentati neofascisti – si intrecciano le storie private dei quattro protagonisti di questo romanzo storico figlio di uno scrupoloso lavoro di ricerca: l’amore tra Ruggero e Maja (un italiano e una cittadina della minoranza slovena), ostacolato dalle ideologie e dal pregiudizio etnico; il difficile percorso di crescita del giovanissimo Sasa, il dramma esistenziale di Lorenzo, un ragazzo che nasconde la propria “diversità”. L’arrivo in città di Pier Paolo Pasolini fa da trait d’union alle singole vicende personali, ciascuna delle quali appare fin dall’inizio sospesa tra un gioco di combinazioni casuali e il compimento di destini ineffabili. Introduzione Gianluca Paciucci.

Un titolo composto da un luogo e un anno che descrivono il perimetro esterno della trama di questo libro, uno scenario che fa da sfondo ad accadimenti al confine tra cronaca e storia.

Una città, Trieste, che da sempre rappresenta il centro di forze centrifughe e centripete in cui popoli di origine diversa si fondono e si confrontano in uno contesto unico. 

Unico è anche lo scenario in cui si svolge la storia contenuta in queste pagine, quella dell’Italia degli anni di piombo in cui dominava la strategia della tensione.

Questa tensione si evince già dalle prime pagine dove, anticipando eventi che si susseguiranno al centro della trama, un ordigno viene posizionato all’interno di una scuola.

Nelle pagine che seguono si aprono le caratterizzazioni dei quattro protagonisti di questo romanzo che si distinguono per un ruolo centrale in diverse situazioni dove la loro storia personale diventerà utile per comprendere a fondo il perimetro dello sfondo sociale di quegli anni.

I quattro protagonisti ci permetteranno, attraverso le loro vicende personali, di capire gli aspri attriti politici tra fazioni neofasciste e comuniste, le derivazioni scolastiche di queste divergenze, l’omosessualità osteggiata e scusa generatrice di violenze sul singolo, il tutto contornato da una storia d’amore terminata in principio e che forse avrà una seconda possibilità dopo la maturazione personale e i cambiamenti dei due protagonisti.

Proprio nel percorso personale di Ruggero e Maja si possono comprendere i passi compiuti dalla coscienza per delineare la propria indole scissa dalle questioni politiche dell’epoca, seguendo anche il difficile percorso di estraniazione dalla politica e dalle fazioni “abbracciate”.

Con una narrazione precisa e sentita, Massimiliano Stefani crea un romanzo che è anche Storia italiana, una storia poco conosciuta che merita di essere approfondita attraverso quattro voci che si fanno portatori di pensieri ed esperienze vissute non così lontane da noi.

Sono argomenti difficili da contestualizzare in un romanzo dove il panorama italiano viene narrato sullo sfondo e approfondito nella vita Triestina, affrontando anche quelle insopportabili ingiustizie compiute nei confronti di  persone di origine diversa ma anche con un’identità di genere per troppo tempo osteggiata.


Massimiliano Stefani, nato e cresciuto a Trieste, lavora come legale presso un ente pubblico. È attivo nel volontariato presso alcune associazioni cittadine. Da sempre appassionato di letteratura e scrittura, e con una particolare sensibilità verso le tematiche sociali, ha pubblicato nel 2019: Il bersaglio umano. Storie di bullismo. Questo è il suo secondo libro.


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