Recensione Salvare i naufraghi di Alessio Martini

Salvare i naufraghi

– Alessio Martini –

Formato: Copertina flessibile

Pagine:  145

Editore: Nulladie edizioni

Giudizio sintetico

Fronte russo, 1943.

Un treno armato della Regia Marina riceve l’ordine di spostarsi dalla base di Jalta al fronte del Don, ma prima che giunga a destinazione l’armata italiana ivi schierata è annientata e il treno resta fermo e senza ordini in una sperduta stazioncina.

In un giorno di gennaio, il comandante del treno s’imbatte in una ragazza russa, che dice di chiamarsi Svetlana: gli ricorda che un ufficiale di marina ha il dovere di salvare un naufrago e lo prega di salvarla, perché è in pericolo come un naufrago in mare.

La manipolazione, la fascinazione, l’inganno, la reticenza dominano i rapporti fra il comandante, Svetlana, gli altri ufficiali presenti sul treno e l’abile servo che fornisce cibo e vestiti alla ragazza.

La cornice storica inquadra una narrazione tersa e raffinata che affronta i temi del potere e della violenza, della guerra che trascina nella barbarie tutte le parti in lotta, dell’ambiguità delle ideologie. In un contesto del genere, la salvezza non deriva da un gesto di pietà: è solo espressione del potere e figlia di una casualità eccezionalmente fortunata.

Ambientato nel 1943 “Salvare i naufraghi” è un romanzo che ci porta tra le stanze di un treno armato arenato in una cittadina immaginaria della Russia dove un comandante, in un giorno di gennaio, incontra una ragazza russa che lo prega di salvarla facendo appello all’essere una naufraga in alto mare.

L’uomo, da subito affascinato da Svetlana – questo il nome della donna- decide di tenerla nascosta a suo rischio, scoprendo in lei doti musicali, coraggio e grande fascino che porteranno entrambi ad essere naufrago e salvezza in un periodo storico di grande drammaticità.
Un romanzo statico questo, che vive di attimi drammatici, violenti ma anche dolci e poetici, capaci di racchiudere il vissuto della guerra e il vasto riflettere dell’animo umano, oltre che quel contrasto tra la pietà e la violenza che divide gli uomini nelle diverse transizioni della vita.


I violini che suonano e gli sguardi che si sfiorano sono in netto contrasto con le vicissitudini legate alla guerra, sulle riflessioni che perdono la pietà naturale degli uomini e condensano la trama di un libro che, sebbene non abbia molte parti dedicate ai dialoghi, parla attraverso i gesti e le riflessioni che tengono alto il livello di coinvolgimento del lettore.


Il comandante Piola ha un animo nobile, modificato però dalla guerra che ne ha indurito la coscienza lasciandola libera a pensieri di puro egoismo e opportunismo, lasciando però spazio al desiderio di salvare e proteggere una sconosciuta a cui si è legato.


Proprio questo legame dona luce, anche se rimane enigmatico per gran parte del romanzo, tra vaste parentesi di violenza attraverso le quali si alterna questa poetica serale in cui i due si trovano ad ascoltare musica, un dettaglio questo che spezza le giornate e dona valore umano alle vicissitudini  inumane del Secondo Conflitto Mondiale.


Alessio Martini, nome de plume di uno scrittore genovese, crea un romanzo storico capace di includere riflessioni, ricordi, significati e profondità in un contesto così indelicato.

Proprio questo accostamento agli antipodi rende “Salvare i naufraghi” un romanzo intenso e intriso di valore, oltre che un puntuale e dettagliato pozzo di nozioni storiche relative ad anni delicati di una guerra complessa sia sul piano logistico che morale ed emotivo.
Una storia che racchiude dolcezza dentro a una scorza dura e drammatica che racconta una parentesi di vita di due persone che vedremo legate in momenti ad alto tasso di pericolo e rischi.

Alessio Martini è il nom de plume di uno scrittore genovese. 

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