Recensione di Il caso Colbert di Carlo Lefebvre

Il caso Colbert

– Carlo Lefebvre –

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 395

Editore: Neri Pozza

Giudizio Sintetico

Carlo Lefebvre è uno scrittore che gioca con il presente servendosi del genere giallo. Lo fa con divertimento, con leggerezza, ma anche con il gusto di anticiparlo, quel presente, di usare l’intreccio e la trama per raccontarci la geografia e le contraddizioni di questa contemporaneità. Al centro di questa mappa c’è Léonard Colbert, presidente di una importante società di trading di tecnologie dell’informazione, che muore per collasso cardiaco in un garage della Défense, a Parigi. La strana scomparsa del suo testamento inizialmente porta il commissario François Gerard a considerarla una bega di famiglia e una vicenda di scalata societaria. Indaga sulla figlia di Colbert, Martine, bellissima trentaduenne amante dell’arte contemporanea, e sul figlio, Mathias. Poi su due soci di Colbert: Marcel Lacroix, suo grande amico, e Ignacio Ortiz, un messicano. Nulla riesce invece a sapere del terzo socio che si cela dietro una fiduciaria di Guernsey, Isole del Canale. Qualcuno non vuole che Gerard scopra la verità su quella fiduciaria, ma neanche su una morte che potrebbe non essere naturale, né su un banale incidente domestico che potrebbe non rivelarsi tale.

Da questo momento l’intreccio del romanzo si infittisce; passando dalla Transnistria, in Moldavia, tocca la Nigeria e la Somalia con il traffico di armi e di rifiuti tecnologici. Entrano nella storia una misteriosa donna ebrea di Olomouc, Repubblica Ceca, con un passato difficile. Il capitano di un cargo affondato anni prima nel Golfo di Aden che ricompare all’improvviso a Odessa. Un killer che viene dall’Est, dalle molte facce, dai molti nomi, che parla molte lingue, che possiede un talento cosí eccezionale da uccidere in modo diverso cinque persone senza lasciare tracce. E che conosce i segreti del tocco della morte dei monaci shaolin.
Ma è compito del lettore seguire il filo Segreto di questo romanzo. Fino al Ghetto di Venezia, luogo finale, simbolico, di una storia intensa e rocambolesca: talmente verosimile da turbare i nostri sonni.

Un intrigo di morti, misteri e sospetti che ruotano attorno al collasso cardiaco di un potente magnate francese! Quali fini muovono le pedine di finanza, impresa e politica che hanno portato alla morte di Colbert? Si è trattato di un collasso o qualcuno l’ha ucciso? Chi aveva interesse a far sparire il testamento modificato dall’uomo? Cosa si nasconde dietro l’impero della vittima e quali conseguenze ha la sua morte?


Ad indagare su questo complesso intrigo internazionale è un metodico e attento commissario, François Gerard, uomo riflessivo, analitico, amante della musica e della letteratura che inizia a riordinare i pochi tasselli di questo misterioso puzzle riempiendo un faldone che, lentamente, si estende a macchia d’olio in tutto il mondo e dove, non solo si scontrano gli eredi di Léonard Colbert, i soci e l’ingente patrimonio, ma dove emergono anche personaggi loschi e complicate mosse finanziare unite da un unico inquietante comune denominatore che verrà svelato solamente alla fine di questo intricato caso.


A rendere vivace la vicenda è non solo la raffinata personalità di Gerard ma anche la determinazione della figlia di Colbert, donna votata all’arte che si trova al centro dell’intrigo e dei pericoli, e un misterioso uomo dell’Est, spietato e dai mille volti.


Il romanzo di Carlo Lefebvre appare come un’immensa mappa costellata di linee i cui punti di congiunzione sono enigmi da risolvere. Non un classico giallo o un thriller canonico ma un vero e proprio affare internazionale fitto di misteri, interessi aziendali e loschi affari finanziari che si estendono per tutto il mondo e che lasciano sul percorso sempre più vittime nascoste dalle fitte maglie di un gioco che nessuno ha interesse a svelare. Proprio per la vastità di intrighi, personaggi ed eventi che emergono costantemente durante la lettura, “Il caso Colbert” è un romanzo che appare quasi come una sfida per il lettore, avvolto e risucchiato dagli eventi che sono sì complessi e intricati ma anche coinvolgenti e adrenalinici come una vera e propria “mission impossible”.


Proprio di una spy story, di un intrigo internazionale, di un arzigogolato piano strategico del malaffare potremmo parlare descrivendo queste pagine, un insieme di luoghi, personaggi, interessi economici e potere che insieme formano miccia e innesco di un caso che letteralmente esplode a catena colpendo i giocatori che si annidano nelle più oscure stanze della malavita internazionale.


Un romanzo positivamente tosto e complicato, dal grande ritmo serrato e adrenalinico dove non mancano azione, colpi di scena e maschere che lentamente cadono ponendo in luce tutte le importanti strade che la nostra mappa ombrosa mostrava alla genesi di queste pagine.

Un ottimo lavoro quello di Carlo Lefebvre che unisce alla delicatezza dei piaceri dei suoi protagonisti una trama di spionaggio, avventura e mistero ricca di imprevedibili stravolgimenti di scena e scenari.

Carlo Lefebvre, professore ordinario di Geografia politico-economica, ha insegnato all’Università di Roma La Sapienza. Ha pubblicato un romanzo nel 2020 intitolato La fuggitiva. Vive a Roma.

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