Recensione Guida alle manovre. Eric Tabarly

Guida alle manovre

– Eric Tabarly –

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 208

Editore: Il Frangente

Giudizio Sintetico

Nel 1977 Éric Tabarly chiese a Titouan Lamazou, imbarcato all’epoca sul Pen Duick VI, d’illustrare il manuale sulle manovre che da qualche tempo stava redigendo. Il capitano e il marinaio si misero quindi
all’opera, mentre navigavano tra le isole Marchesi, le Tuamotu, le Gambier e le Australi, fino a Tahiti.

Il risultato è questa Guida alle manovre, pubblicata per la prima volta in Francia nel 1978. Una vera summa dell’immensa esperienza acquisita da Éric Tabarly in un’intera esistenza dedicata alla navigazione a vela.
Le illustrazioni di Titouan Lamazou l’arricchiscono e testimoniano la vita a bordo.

Dalle manovre d’ormeggio alla regolazione delle vele, passando per la soluzione di possibili avarie, Éric Tabarly si basa su fatti realmente accaduti per offrire consigli pratici indispensabili per ogni navigatore.

UN’OPERA ORAMAI MITICA, CHE RIMANE TUTTORA UN RIFERIMENTO IMPRESCINDIBILE PER OGNI VELISTA.

A fine libro, un avvicente ritratto del grande navigatore francese nella postafazione “Una vita di corsa” di Luciano Làdavas.

Il titolo, “Guida alle manovre”, fa intuire fin da subito che quello che si tiene tra le mani è un manuale a tutti gli effetti, ma quello rieditato da “il Frangente”, oltre ad essere un libro in grado di fare la felicità dei velisti e di chi ama andare per mare, è un libro che racconta qualcosa di più degli aspetti manualistici legati alle manovre in barca a vela, è qualcosa in grado di andare oltre.


Queste pagine portano la firma di Eric Tabarly, uno dei mostri sacri della navigazione moderna, un velista, progettista e navigatore che ha impresso il proprio nome su alcune delle imprese più belle e appassionanti della nautica del secolo appena trascorso, lasciando segni indelebili di grande innovazione.


Sono pagine ancora molto moderne: “molto” perchè non è un libro nuovo, anzi, è un libro scritto oltre quaranta anni fa, maturato in mare, durante la navigazione sul mitico Pen Duick IV tra alcuni degli arcipelaghi più belli dei mari del Sud come le isole Marchesi, le Gambier, Tuamotu e Thaiti, momento in cui Tabarly chiese a Titouan Lamazou – imbarcato con lui – di illustrare il manuale sulle manovre che stava scrivendo ormai da tempo.

E’ proprio l’unione della grande esperienza in mare e della bellezza del disegno a dar vita a questo libro immortale e quasi mitico, in grado di appagare il desiderio di approfondire alcuni elementi fondamentali per la navigazione ma anche di raccontare alcuni degli aspetti più affascinanti della vita a bordo e delle navigazioni di Tabarly, aspetti carichi di fascino contenuti sia nelle pagine di prefazione che di postfazione.


C’è tanta tecnica in questo volume dal sapore un po’ “vintage” ma c’è anche tanta avventura in grado di appagare il gusto di scoperta dei tanti lettori che magari non hanno ancora mai assaporato il piacere unico e profondo dell’andar per mare.


C’è solo una raccomandazione da fare, come sempre avviene prima di approcciarsi a una lettura di questo tipo: fate attenzione, perchè il senso di libertà che si gusta in queste pagine rischia di essere estremamente contagioso, e il rischio è quello di veder nascere la voglia di smettere di guardare l’orizzonte e di iniziare a guardare la linea di terra, assaporando il sale sulla pelle e un ineguagliabile senso di libertà.

ÉRIC TABARLY (1931-1998) scopre la vela all’età di tre anni a bordo di Annie, la barca di famiglia. Con il passare del tempo e delle veleggiate cresce la sua passione, fino a innamorarsi nel 1938 dello storico Pen Duick. Divenuto Ufficiale della Marina Nazionale, ottiene lo stato di ufficiale distaccato a tempo pieno, che lo lascerà libero di dedicarsi alle navigazioni oceaniche. Instancabile precursore e sperimentatore di novità, coprogettista delle proprie barche, le sue innovazioni in materia di scafi e di attrezzature gli hanno permesso di vincere numerose regate, in modo particolare la Transatlantica in solitario nel 1964 e nel 1976. Ha formato generazioni di navigatori e di regatanti oceanici, creando una vera “scuola francese” di regata d’altura.

Artista atipico, TITOUAN LAMAZOU da anni va redigendo un inventario romanzesco di questo mondo attraverso la pittura e la fotografia. Dopo un breve passaggio all’accademia di Belle Arti, prende il largo a diciotto anni. Viaggia e inizia a realizzare le sue prime opere. L’incontro con Éric Tabarly lo porta a proseguire il suo percorso sui mari, fino alla vittoria nella prima Vendée Globe nel 1990. Nel corso degli anni Titouan Lamazou ha affinato il proprio stile. I suoi grandi viaggi sono oggetto di varie pubblicazioni ed esposizioni, dal museo delle Arti Decorative al museo dell’Uomo passando per la Fondazione Cartier.

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