Recensione L’esercito dei pomodori tristi di Adelaide Rossi

L’esercito dei pomodori tristi

– Adelaide Rossi –

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 243

Editore: Dialoghi

La televisione trasmette ventiquattr’ore su ventiquattro, con un ricco palinsesto che varia dall’intrattenimento senza cervello alla propaganda religiosa. Non esiste internet. Viene tutto rigorosamente prodotto e distribuito all’interno del Paese. Si dice che un muro alto  fino al cielo impedisca a chiunque di uscire fuori dall’ultimo brandello di vita che il batterio mangiacarne ha risparmiato. Una donna, una vigilante senza volto, si ostina a prendere parte a una battaglia forse già persa in partenza. Gioca a salvare il mondo, sempre che il mondo voglia o meriti di essere salvato. A qualcuno importerebbe? Forse a Giulia, piccola innocente anima inconsapevole, l’unica cosa bella in una realtà senza speranza. Poi un giorno un foglietto con poche parole scarabocchiate mette tutto in discussione. “So tutto”. È così che ha inizio un oscuro viaggio a bordo di un pick-up nero in compagnia di tre perfetti sconosciuti, nel quale scoprire cosa c’è al di là del muro svelerà inquietanti e imprevedibili verità.

Un titolo bizzarro ma evocativo racchiude un romanzo distopico, crudo, graffiante e doloroso nel quale la protagonista affronta la quotidianità guidata da un elevato istinto di sopravvivenza che la porta a uccidere e scrivere menzogne per la stampa controllata.

La storia prende forma, pagina dopo pagina, portandoci in un mondo controllato, oppressivo e tetro dove solamente un elevato senso di sopravvivenza permette di convivere con le violenze che si manifestano quotidianamente.

La protagonista è una donna dal passato ombroso che vive con la sorella e sopravvive alla vita, prigioniera di una società portata al limite dal fanatismo religioso e da persone che controllano la massa attraverso proclami e benedizioni.

Il clima è ricco di pericoli e povero di umanità, reso tale dalle contraddizioni del potere cui la protagonista si troverà suo malgrado a fronteggiare, svelando lentamente i segreti che cela dietro il suo cinismo.

È un contesto che pare uscito dalle peggiori storie dell’orrore questo, con mostri, violenti e assassini che la fanno da padroni in un mondo gestito da un fantomatico ordine religioso che controlla le persone attraverso proclami e regole.

Sembra di essere in una versione pulp (e riuscita) di 1984 di George Orwell con un mondo estremo ben costruito, con la mancanza di speranza e redenzione della protagonista, ma anche con la profondità del senso di protezione e quei sentimenti che rimangono inscalfibili anche di fronte alle peggiori brutture.

“L’esercito del pomodori tristi” è un romanzo distopico cruento, complesso e privo di qualsivoglia redenzione, una storia da leggere in apnea che racchiude però grandi riflessioni anche relativi alla religione, al diverso, e alla discriminazione.

Un romanzo ricco di significati impressi tra le pieghe di una storia che non lascia indifferenti, adatta agli amanti del genere ma anche a chi vuole confrontarsi con una storia fuori dagli schemi, ombrosa e feroce.

Adelaide Rossi è nata nel cuore della Bassa Romagnola nel 1990. Ha due lauree, in Giurisprudenza ed Economia, e ha conseguito un master a Londra. Attualmente lavora come giurista per un’azienda. L’esercito dei pomodori tristi è la sua prima pubblicazione.

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