Recensione “Sciacquati la bocca” di Massimo Arcangeli – Il Saggiatore

Sciacquati la bocca

–  Massimo Arcangeli  –

Tacito racconterà di alcune tribù germaniche i cui esponenti mostravano il dito ai soldati romani avanzanti..”

 

Formato: Copertina flessibile

Genere: Saggio
Pagine: 387
Editore: Il Saggiatore


Giudizio Sintetico


Contesa da tutti, compresa da nessuno, la fantomatica «pancia del paese» è il punto ombelicale del discorso pubblico contemporaneo. Ma cosa succede se ad auscultare i borborigmi che giungono dal suo interno è uno studioso della lingua italiana? Cosa succede se, anziché evocare a sproposito un luogo divenuto ormai mitologico, si tenta di registrare e interpretare i cavernosi suoni che da quel (basso) ventre provengono? Cosa succede, insomma, se si cerca di ripercorrere il tragitto che dalla pancia conduce alla bocca e per suo mezzo alla fonazione?

Inoltrandosi in questo lubrico terreno, Massimo Arcangeli fotografa un popolo di santi, poeti e ferventi imprecatori, di folli gesticolatori nel loro smodato dimenarsi, dall’ombrello di Alberto Sordi all’impudico dito medio che si solleva a sferzare l’avversario di turno. Indaga le fonti letterarie, scovando la volgare eloquenza di una lingua d’inferno e paradiso, un organismo complesso in cui palpita un cor gentil ma vibra anche un cul fattosi trombetta. Segnala lo scorrere al fondo del nostro idioma di una vena misogina, razzista, maschilista, forse anche priapista, a giudicare dal proliferare dei sinonimi fallici qui analizzati: fava, salame, sanguinaccio e sarciccia, carota, carruba, maritozzo e bacchetta, bastone, bordone, maglio e martello.

Sciacquati la bocca è il racconto della lingua italiana vista dal basso. Lontano dalla volontà normatrice di chi la vorrebbe imprigionare nello spazio chiuso delle grammatiche, lontano dai propugnatori degli usi anarchici incondizionati, arcinemico del politically correct, Arcangeli mostra una lingua che è spazio discontinuo di un caos ordinato, creativo: perché chi dice volgarità ha un serbatoio linguistico più libero e ricco, come sapevano Dante Alighieri, Leonardo da Vinci e Carlo Emilio Gadda. Ne scaturisce una diversa immagine dell’Italia, delle molte Italie di oggi e di ieri, e un invito a risciacquare i panni non nelle chiare, fresche e dolci acque ma, per una volta, negli acquitrini più limacciosi, opachi e brulicanti di vita.

 

Saggio ironico, divertente, utile, illuminante, variegato, curato nei minimi dettagli ma soprattutto serio!

Non solo usi e costumi della “pancia” italiana, ma anche passato presente e futuro di un popolo colorato e, nel bene e nel male, possessore di uno dei linguaggi più musicale, originale e “copiato” al mondo.

Se nella prima parte Massimo Arcangeli ci sazia con informazioni, curiosità e origine di molte delle parole e dei gesti di uso comune, strappandoci sorrisi e incredulità, nella seconda parte ci offre una visione completa, chiara e di facile lettura della lingua italiana, degli stereotipi che spesso valicano i confini per venire distorti e ingigantiti, del sessismo che ha riempito pubblicità e slogan (non solo relativo a uomini e donne) e infine un’analisi  della politica e delle varie forme utilizzate nell’Italia unita.

Unire serietà e ironia in uno stesso libro che rende unica la lettura che attende chi apre “Sciacquati la bocca”.

Massimo Arcangeli riesce ad aprire con il sorriso la storia del nostro linguaggio, utilizzando quei personaggi del cinema che, come Totò e Alberto Sordi su tutti, hanno reso popolari gesti e modi di dire.

Dal conteggio delle parolacce nei film, agli scritti di Leonardo Da Vinci, passando per l’origine di gesti consueti e volgari, toccando pagine e pagine di nomi intimi e male parole, il tono allegro e vivace lascia subito posto ad un’analisi saggistica e seria che muta il tono di lettura e il significato della narrazione.

Attraversando un paese colorato e una storia carica di significati e cambiamenti, Massimo Arcangeli tiene alto il valore ed il significato delle parole, donando al lettore capacità di valutazione e spunto di riflessione su termini, gesti e sul loro utilizzo, fornendo analisi e valutazioni serie ma non ingessate, complete ma mai esagerate.

Un volume interessante, un saggio serio e completo, una lettura diversa ma decisamente piacevole, da condividere per formare e creare stimoli di discussione e analisi.

Concludo con le parti che più ho apprezzato ovvero quelle relative al pensiero dell’autore: un tocco di autenticità, una visione lucida e alternativa che cerca di dare diverse sfumature a più tematiche.

Punto di vista che lacera chi tenta a tutti i costi di impossessarsi del linguaggio e “pulirlo” da termini ritenuti offensivi, praticando un razzismo contemporaneo che mira ad azzerare le diversità culturali attraverso metodi discutibili (e che limitano la libertà).

 

Il pensiero corre di nuovo al politicamente corretto, l’altra faccia della medaglia. Dell’illuminismo vorrebbe proclamarsi il più nobile e degno degli eredi ma nella sintomatologia tipica, indossando la maschera di una rediviva dea Ragione votata al raggiungimento della democrazia perfetta, è in effetti bandiera di un fondamentalismo liberticida che vorrebbe imbavagliare le coscienze. Finisce così per far rovinare le buone intenzioni di partenza lungo la china di un “cattolicesimo” bacchettone e ipocrita, rivelandosi per quel che realmente è: uno dei prodotti più spocchiosi e irritanti del puritanesimo americano.


Massimo Arcangeli è un linguista e critico letterario, ordinario di Linguistica italiana presso l’Università di Cagliari e garante per l’Italianistica nella Repubblica Slovacca. È consulente scientifico per la Società Dante Alighieri e direttore di festival culturali. Collabora con l’Istituto Enciclopedia Italiana Treccani e con numerose testate giornalistiche e radiotelevisive.


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