Recensione de “Il piccolo libraio di Archangelsk” di George Simenon

Il piccolo libraio di Archangelsk

– George Simenon –

 

 

Formato: Copertina flessibile

Genere:  Romanzo
Pagine: 172
Editore: Adelphi


Giudizio Sintetico


«L’ambiente è la provincia francese del Berry. Gina è figlia di fruttivendoli di origine italiana, i Palestri; lui, Jonas Milk, il libraio, è l’ultimo rappresentante di una famiglia di ebrei russi emigrati in Francia al tempo della Rivoluzione. Gina, una ragazza libera, avvenente, gli viene messa in casa come domestica. Dopo pochi mesi, Jonas la sposa. È un’unione di convenienza: la rispettabilità borghese del matrimonio copre le continue avventure di Gina; la presenza di una donna nella casa riempie in qualche modo la desolata esistenza del piccolo libraio che, oltre tutto, di queste avventure consumate esplicitamente davanti ai suoi occhi, non è geloso. Poi, un giorno, Gina va via come sempre, solo che, invece di tornare a casa e nella bottega, scompare … Come finirà? Non lo anticipiamo al lettore, per non togliergli il piacere di arrivare fino in fondo. Diciamo piuttosto che, come sempre, Simenon è maestro di psicologie e atmosfere: stavolta si coniugano a creare, in maniera infallibile, il senso della colpa e a trasferirlo, con drammatiche conseguenze, nel cuore di un innocente».

Sembra una maledizione tutti i libri che parlano di libri, librai e librerie alla fine deludano.

Non fa eccezione il “piccolo libraio di Archangelsk” che ci racconta la storia di Jonas Milk, un libraio di un piccolo paesino francese, e della moglie Gina che misteriosamente una notte scompare nel nulla portandosi via l’unico vero tesoro di questo noioso libraio russo.

Sì, perché Jonas  è un uomo noioso e prevedibile, che vive di quotidianità, sembra quasi un albero con le radici ben piantate che accetta e subisce tutto ciò che gli capita attorno. La moglie Gina ci viene presentata come una donna vanitosa, prepotente, falsa ed egoista (anche se il marito ha una vera e propria venerazione per lei) e che non nasconde di avere numerose relazioni clandestine!

Gina scompare con l’unico tesoro di questo libraio che passerà i primi giorni, per non ammettere la vera natura della moglie, raccontando bugie a tutti i compaesani e ai parenti della moglie.

Quello che non può prevedere, ma che in realtà il lettore prevede, è che poi questi concittadini si facciano delle teorie, delle domande e che vadano ad appurare quello che ha raccontato Jonas, e che, di conseguenza, le menzogne raccontate, finiscano per ritorcersi contro questo libraio dagli occhiali spessi.

Simenon cosa volevi dirci?

Ci ha voluto parlare di quanto uno straniero rimanga tale anche dopo tanti anni? Oppure ci ha voluto parlare di come le relazioni che non si basano sull’amore possono essere pericolose? Hai indagato la psicologia e il diffondersi del senso di colpa come un virus, hai dimostrato di saper, ancora una volta, sviscerare ed indagare l’animo umano come pochi altri, ma poi?!

Non lo so, ciò che mi appare chiaro è che questo libro è una totale delusione, perché ha una trama insulsa, un protagonista ebete, e un susseguirsi di eventi sconclusionati e infiniti  che portano a un finale che rappresenta la ciliegina avariata sulla torta marcia. Bocciato!


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