Recensione “La malalegna” di Rosa Ventrella – Mondadori

La malalegna

– Rosa Ventrella –

Nonno Armando aveva il dono della narrazione. Mio padre quello del silenzio. Nonna Assunta la saggezza contadina. Mia madre e mia sorella, la bellezza. Io? Il mio dono lo dovevo ancora scoprire. Per gran parte della mia infanzia sono stata solo a guardare.

Formato: Copertina rigida

Genere:  Romanzo
Pagine: 272
Editore: Mondadori


Giudizio Sintetico

Teresa e Angelina sono sorelle diverse in tutto: tanto delicata, schiva e silenziosa è Teresa, la voce narrante di questa storia, quanto vitale, curiosa e impertinente è Angelina, la sorella più piccola.

Siamo all’inizio degli anni Quaranta a Copertino, nelle Terre d’Arneo, un’immensa distesa di campi coltivati nel cuore della Puglia. Qui, Teresa e Angelina crescono in una famiglia di braccianti, povera ma allegra e piena di risorse: i nonni sono dei grandi narratori, briganti, lupi e masciare diventano vivi nei loro racconti davanti al camino, mentre la madre Caterina ha ricevuto in sorte una bellezza moresca, fiera, che cattura gli sguardi di tutti gli uomini, compreso quello del barone Personè, il latifondista più potente del paese. “La tua bellezza è una condanna” le dice sempre nonna Assunta. Una bellezza – e una condanna – che sono toccate in eredità ad Angelina.

Quando il padre parte per la guerra lasciando sole le tre donne, Caterina per mantenere le figlie non ha altre armi se non quella bellezza, ed è costretta a cedere a un terribile compromesso. O, forse, a un inconfessabile desiderio.

È qui che comincia a essere braccata dalla malalegna, il chiacchiericcio velenoso delle malelingue, un concerto di bisbigli che serpeggia da un uscio all’altro e la segue ovunque. Questa vergogna, che infetta tutta la famiglia, avrà su Angelina l’effetto opposto: lei, che non sopporta di vivere nella miseria, inseguirà sfacciatamente l’amore delle favole. Anche a costo di rimanerne vittima.

Sono la nostalgia e il rimpianto a muovere con passo delicato la voce di Teresa, che, ricostruendo la parabola di una famiglia, ci riconsegna un capitolo di storia italiana, dalla Seconda guerra mondiale alle lotte dei contadini salentini per strappare le terre ai padroni nel 1950.

“La malegna” è una storia di donne, di storie, racconti, leggende e grande forza.

Rosa Ventrella ci porta, di nuovo, nella sua terra, un sud povero in un’epoca di grandi sofferenze, quella della seconda guerra mondiale prima e del primo dopoguerra poi.

Teresa è figlia, nipote e sorella, ci racconta la sua storia partendo dai racconti del nonno e continuando con i duri tempi della guerra quando, ancora giovane donna, deve fare i conti con la fame, con i compromessi a cui deve scendere la madre, con le storie e le malelingue che riempiono il tempo della povera gente.

C’è paura, sofferenza ma una piccola fiamma di speranza tiene unite, anche grazie all’amore familiare, quattro donne in attesa del ritorno del padre soldato.

Nella parte centrale l’individuo diventa famiglia e la famiglia diventa comunità, una comunità soggiogata al potere di uno che detiene terreni, ricchezze e che decide chi vive e chi muore ma soprattutto chi mangia e chi no.

In questa fase c’è più movimento, ci sono descrizioni più approfondite e maggiore spazio è dato alla vita dell’intera Copertino.

In questo contesto Teresa è cresciuta sempre accompagnata dalla bellezza della forza della madre ed allo sviluppo del fascino della sorella.

Quelle che prima però erano storie speranza di una bambina adesso diventano consapevolezze, paure di una ragazza che sta diventando donna e che deve convivere con delle leggi non scritte che influenzano e condizionano la vita, rendendosi però conto che la sorella Angelina sta prendendo strade diverse, non riuscendo a cedere alla speranza e alla fiducia riposta in quelle storie che solo i romanzi e sogni sembrano poter contenere.

Il finale, reso amaro dallo scorrere del tempo, ci parla di rapporti di sangue che non si possono dimenticare, di perdono, durezza della vita è molto altro.

Amo Rosa Ventrella perché ci conduce in storie famigliari degne di essere scovate e apprezzate, mi piace come descrive i luoghi e le persone. Ho meno dimestichezza con la lentezza di alcuni passaggi e con la quasi totale assenza di colpi di scena.

Credo sia una scelta dettata dalla voglia di raccontare storie vere, senza fronzoli o sfarzi ma solo con la potente forza della vita vera!


Rosa Ventrella è nata a Bari ma vive da più di vent’anni a Cremona con marito e figli. Laureata in Storia contemporanea, insegna Lettere e cura laboratori di scrittura creativa per ragazzi e adulti. Ha tenuto diverse conferenze sulla condizione femminile e scritto su riviste storiche specializzate. Con Newton Compton ha pubblicato Il giardino degli oleandriInnamorarsi a Parigi e Storia di una famiglia perbene, in corso di traduzione in diciassette Paesi.


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