Recensione Il verde è sommerso in nerazzurri: Vittorio Sereni e lo sport, scritti 1947-1983 a cura di Alberto Brambilla

Il verde è sommerso in nerazzurri: Vittorio Sereni e lo sport, scritti 1947-1983

–  a cura di Alberto Brambilla 

 

 

Formato: Copertine flessibile

Genere:  Saggio
Pagine: 128


Giudizio Sintetico


Sfegatato tifoso interista, fervente ammiratore del campionissimo Coppi, Vittorio Sereni ha amato lo sport e in particolare il calcio ed il ciclismo. Lo sport, non a caso, è tra i materiali popolari più usati per costruire, frammento dopo frammento, la sua complessa poesia.
Il volume si apre con una guida critica a questi percorsi poetici ‘sportivi’ che coinvolgono e dialogano anche con scritti in prosa, come si dimostra nella seconda parte del libro. Chiude un’ampia sezione antologica dove sono raccolti e annotati gli scritti giornalistici dedicati da Sereni allo sport, dispersi in varie sedi e spesso mai ripubblicati dopo la prima uscita.
Appare così un Sereni sorprendente e in parte sconosciuto, che disquisisce con sapienza di tattiche calcistiche, fa della tecnica di Meazza un modello ideale di bellezza, oppure trasforma una banale cronaca in un sofferto bilancio esistenziale.

Il titolo di questo libro curato da Alberto Brambilla, svela subito, almeno in parte, la vera anima di queste pagine che ci consentono di scoprire alcuni scritti di Vittorio Sereni composti tra il 1947 e il 1983. “Il verde è sommerso in nerazzurri” è un titolo che trae origine da un componimento poetico di Sereni ed è proprio il rapporto tra poetica e sport il vero protagonista di queste pagine che raccontano di un’amicizia antica e privilegiata tra poesia e sport. 

Quello a cui ha dato vita Alberto Brambilla è un lavoro che è in grado di appagare a pieno la voglia di leggere di sport di chi ama il calcio, in particolar modo quello sulla sponda nerazzurra dell’Inter, di chi ama l’epica del ciclismo ma, soprattutto a chi adora approfondire e assaporare a pieno quel rapporto particolare che esiste tra la letteratura e lo sport e che ha origini antichissime. In queste pagine ho scoperto la poetica di Vittorio Sereni che in molti frangenti mi ha riportato alla mente gli scritti sul calcio di Gianni Brera o alcuni racconti sul ciclismo di Gianni Mura.

C’è un elemento su tutti che mi ha colpito leggendo la sezione antologica di questo libro (anticipata nella parte iniziale di guida critica) ed è vedere come una persona di così alto spessore culturale come fu Vittorio Sereni potesse raccontare avvenimenti sportivi così popolari come le partite di calcio o le gare ciclistiche, sapendo volgere un’attenzione particolare a tutto ciò che andava oltre il gesto atletico, cogliendo le sfumature del contorno, un’abilità che, oltre ad un’indubbia capacità di scrittura, presuppone una grande sensibilità di chi osserva. E’ questa la vera bellezza degli scritti di Sereni, assistere ad un racconto in grado di andare oltre al vivo delle azioni, portando al centro della scena le atmosfere, i personaggi, le persone e le loro storie, dando risalto agli aspetti di vita e non solo a quelli atletici. 

Chi legge questo libro riesce a cogliere tutta la passione che Sereni pone nello scrivere, una sensazione difficile da dimenticare.

Quello regalatoci da Alberto Brambilla, non è un libro che si legge tutto d’un fiato, è piuttosto un percorso alla scoperta della poetica di Vittorio Sereni, un libro che bisogna leggera adagio e assaporare poco alla volta, fermandosi e gustando le parole con la lentezza con cui si assaporerebbe un pregiato distillato da conversazione.


Alberto Brambilla è membro dell’ELCI presso la Sorbona di Parigi e fa parte del Comitato scientifico per l’Edizione Nazionale delle opere di Carducci. Oltre ad interessarsi di storia della  letteratura,  si occupa da tempo, a diversi livelli, del rapporto sport-cultura. Ha pubblicato (con Sergio Giuntini) il volume Scrittura e sport (Libreria Editrice Universitaria, 2000) che tenta, per la prima volta in Italia, di fare ordine costruendo un canone iniziale della produzione italiana. Ha curato, con Luigi Surdich, la silloge Il calcio è poesia (Il Melangolo, 2005; Premio Chiavari 2006), e scritto La coda del drago. Il Giro d’Italia raccontato dagli scrittori  (Ediciclo, 2007; Premio Selezione Bancarella Sport 2008); ancora al ciclismo è dedicato Biciclette di carta. Un’antologia poetica del ciclismo (Limina, 2009; Premio Coni 2010). Ha inoltre scritto Il mammut in automobile. Corpi macchine e sfide nella scrittura di Emilio Salgari (Delmiglio, 2013) e Saba, Trieste, il calcio (2013). Per Limina di Arezzo ha progettato nel 2004 una collana, “La corsa di Atalanta” specializzata nel recupero della tradizione italiana nell’ambito del rapporto scrittura e sport. Ha infine fondato, nel 2010, i “Quaderni dell’Arcimatto. Studi e testimonianze per Gianni Brera”, che dirige con Adalberto Scemma.


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