Recensione Dieci di Marine Carteron

Dieci

– Marine Carteron 

 

Formato: Copertina flessibile

Genere: Giallo
Pagine:  252
Editore: Giunti



Un piccolo gruppo di adolescenti si raduna su un’isola disabitata per partecipare a un nuovo reality show. E questa diventa la migliore ricetta per far affiorare la vera natura di ciascuno di loro. Il ritiro si rivela subito molto diverso da quanto immaginato e, quando il gioco si farà crudele, ognuno dovrà fare i conti con i propri segreti e i propri fantasmi. Le atmosfere di Stephen King incontrano Agatha Christie in questo brillante omaggio contemporaneo a Dieci piccoli indiani. Ricco di umorismo nero, riferimenti letterari e spunti originali, Dieci è un romanzo dal ritmo trascinante che cattura il lettore dalla prima all’ultima pagina.

Parliamoci chiaro: eguagliare o anche solo pensare di avvicinarsi alla perfezione letteraria di Dieci piccoli indiani e all’autrice che per me rappresenta un mito indiscusso, era impensabile.

Dieci però riesce a farsi apprezzare per scorrevolezza e curiosità, una trama claudicante in qualche dettaglio e un po’ prevedibile che si lascia leggere però dall’inizio alla fine senza mai annoiare.

Potremmo definirlo un remake di medio livello con la consapevolezza che fare di più però sarebbe  stato impossibile.

Le somiglianze con il romanzo della Christie sono ovviamente tantissime, ci sono addirittura proprio dei rimandi diretti dei protagonisti al romanzo originale che creano questo parallelismo che non sta ovviamente solo nel nome.

Un’isola in mezzo al mare, dieci persone (sette ragazzi e tre adulti) che si recano in questo luogo convinte di partecipare alla puntata pilota di un Escape Game letterario, color mai espiate, dettagli macabri ma inizialmente indecifrabili e poi un lento countdown con la morte quando uno ad uno i protagonisti iniziano a morire dando sempre più consapevolezza ai sopravvissuti che non c’è via di scampo e che prima o poi toccherà a tutti.

Come dicevo prima, pensare di raggiungere il livello del romanzo della Christian era impensabile, soprattutto perché l’autrice inglese è sempre riuscita a creare suspense, a orchestrare ogni dettaglio in modo imprevedibile, e a trattare ogni morte anche con grande dignità, ma soprattutto a dare una spiegazione finale ineccepibile e geniale.

In questa nuova versione moderna del romanzo Marine Carteron utilizza elementi vincenti come le pedine degli scacchi (al posto dei centrotavola), le fiabe e la mitologia greca (al posto della filastrocca) e un modus operandi più splatter e meno dignitoso.

C’è sicuramente grande scorrevolezza, voglia di continuare e capire per giungere alla soluzione dell’enigma ma ci sono un po’ di elementi imperfetti.

Ho trovato prevedibile la dinamica, non ho mai provato grande suspance anche nei momenti più indicati, e l’analisi dei protagonisti per provare a capire e svelare l’arcano è stata un po’ magra.

Un buon tentativo, imperfetto ma buono.

Sì poteva fare di meglio? Sicuramente, ma esiste qualcuno in grado di poterlo fare?


Marine Carteron
Dopo gli studi di storia dell’arte e archeologia si occupa di insegnamento. Vive nella Francia meridionale, dove si dedica alla scrittura e alla sua famiglia.


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