Recensione Com’è profondo il male di Guido Rojetti

Com’è profondo il male

– Guido Rojetti –

Formato: Copertina flessibile

Pagine:  202

Editore: Self


Giudizio Sintetico

Questo libro è un esorcismo contro il Male attraverso l’umorismo, dispiegato in sette racconti a tema dal ritmo incalzante (200 pagine con 38 tra immagini e fotografie, di cui 25 a colori – f.to 14×21).
Racconti amari e drammatici scaturiscono dagli anfratti della memoria e della storia attraverso situazioni comiche, in un continuo gioco di specchi dove realtà e finzione sono mescolate tra loro come carte da gioco nel proprio mazzo.


Storie tra il comico e il malinconico; il tragicomico e il paradossale (ma non troppo) per esorcizzare il demone del Male che ci sovrasta dalla perdita dell’innocenza a causa del Peccato originale.


Rivelazioni ironiche e inattese di fronte al dolore, al mistero, all’amore.
Con stile burlesco e pungente, l’autore – che ama definirsi uno “spirito libro” – gioca con le parole costruendo storie piene di humor e con un certo nonsense, ma sempre con puntuale autoanalisi e trasfusione emotiva.


Il ritmo narrativo è scorrevole e fa andare via le storie con una certa velocità, grazie anche alla varietà testuale che il lettore si trova davanti. Perché, assicura l’autore:


“Se un testo scorre leggero, non è stato scritto con leggerezza.”

Il tutto attraverso una scrittura che si appalesa sì tra il sacro mainstream letterario, ma è volutamente amalgamata al profano “per vedere l’effetto che fa…” 


Un terzo occhio con cui osservare il mondo costellato di malvagità e ipocrisie che incutono paura.
E la redenzione non sarà per tutti.

Se non cinematografica, sicuramente teatrale, è l’immagine che si tratteggia nella mente del lettore che si è tuffato tra le pagine di “Com’è profondo il male” di Guido Rojetti.

Sono pagine di giochi di parole sapientemente dosati, che danno vita a una raccolta di racconti in cui si intersecano humor e nonsense in un mosaico comico in cui non manca però la profondità.

Ciò che colpisce, leggendo queste pagine, è la capacità dell’autore di raccontare situazioni umoristiche in cui si fondono elementi reali e fantasia con campiture paradossali che donano un tono di unicità a questo libro che affronta temi inaspettatamente malinconici attraverso una narrazione spedita, piacevole, leggera e per niente superficiale.

Il tempo che scandisce la vita è la matrice di questo libro in cui alle parole si affiancano 38 immagini e fotografie che diventano organiche alla storia rafforzandola attraverso l’alternarsi del colore e del bianco e nero.

Non è difficile vedere apparire nella mente, oltre ciò che l’autore narra, anche rimandi a episodi di vita vicini ad ognuno di noi, un dettaglio non secondario che mi ha particolarmente colpita affrontando questi racconti che solleticano la memoria e fanno correre l’immaginazione.


Intervista all’autore:

  • come si sceglie di raccontarsi attraverso una raccolta di racconti improntati allo humor e al nonsense?

    Il nonsense, a mio avviso, ha una gran forza in tal senso per due motivi: sdrammatizza, nel contempo facendo capire che tutto è relativo e non sempre le conseguenze di un qualcosa sono quelle che logicamente dovremmo aspettarci. Esso dunque spiazza ed è un po’ come lo zen per l’aspetto sorprendente. Il nonsense allena la mente alla miriade di possibilità inattese, diverse, anomale, assurde. La creatività qui è al massimo livello, ben più di altre forme di comicità: qui è possibile l’impossibile; torniamo bambini e abbiamo di nuovo in un certo senso i poteri magici: gli oggetti hanno di nuovo un’anima, come pensavamo quando eravamo piccoli (animismo infantile).

  • hai mai temuto, scrivendo questo libro, che le parti più profonde potessero essere messe in ombra da un certo nonsense?

No, le parti più profonde si evidenziano da sole, e lo humor e il nonsense le fanno da contraltare sdrammatizzandole.

  • quale ti piacerebbe fosse l’ultimo pensiero del lettore una volta chiusa l’ultima pagina di questo libro?

“Peccato, è già finito. Divertente e profondo al tempo stesso. Esorcizzare il nostro dolore e le nostre paure con una visione buffa del Male è un anestetico poderoso”.


Guido Rojetti nasce a Torino il 30/11/1952. Ha lavorato presso Editrice La Stampa di Torino e come imprenditore pubblicitario. È alla sua terza opera pubblicata. Precedentemente ha scritto “L’amore è un terno (che ti lascia) secco”, Youcanprint Editore (libro vincitore del Premio internazionale per l’Aforisma Torino in Sintesi 2014); “Giorni da Beoni”, Brè Edizioni (2020) e ora esce con “Com’è profondo il Male”, Youcanprint Editore (2022).

Sito internet dell’autore:
 www.guidorojetti.it


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