Recensione La luna argento di Lorenzo Sassoli de Bianchi

La luna argento

–Lorenzo Sassoli de Bianchi –

Formato: Copertina rigida

Pagine:  192

Editore: Sperling & Kupfer


Giudizio Sintetico

Leone Caetani, poeta dimenticato dal mondo, affronta la sua odissea partendo dal Santa Tea, il ricovero per anziani artisti dove una finta e acida solidarietà tra esseri disperatamente soli, orgogliosi e corruschi sfocia nell’aggressività e nel dileggio in attesa dell’ultima liberazione: la giustizia livellatrice della morte.

Leone, nel suo tragitto, si imbatterà prima nell’angelo giustiziere del ricovero che, nuovo Caronte, aiuta i compagni a traghettare verso l’ultima dimora. Poi sarà avvicinato da Ricky, una bella e vivace ragazza che gli farà balenare i verdi e illusori paradisi della giovinezza e del ritorno alla vita attiva. Fino a un sorprendente finale in cui il poeta approderà a un incontro risolutivo…

Il romanzo è un accorato richiamo a superare l’inconfessata rimozione di anziani e giovani emarginati che domina il nostro tempo. Un’esortazione a riscoprire, al di là dei miti dell’efficienza, l’assoluta dignità dell’essere umano.

Non tanto l’arte e la vita degli artisti quanto la parentesi dell’anzianità e lo scorrere del tempo in quei frangenti è al centro delle pagine scritte da Lorenzo Sassoli de Bianchi in questo romanzo che ha il pregio di avvolgere con la propria trama e di far nascere riflessioni nel lettore che crescono con lo scorrere delle pagine.

“La luna argento”, attraverso un racconto misterioso e complesso, ci porta alla scoperta dei tratti fondamentali dell’ultima parte della vita, del suo valore e del senso di riscatto che le persone provano giunte a una certa età, dopo aver trascorso gran parte dell’esistenza nell’essere attivi e nel condurre una vita “normale”.

Ambientata in Liguria, all’interno di una casa di riposo, la vita scorre inesorabilmente verso un punto di arrivo, che è anche un punto di non ritorno, scandita da momenti ricchi di arte e riflessioni ma anche di appuntamenti quotidiani come quello rappresentato dalla macchina argentea il cui rombo del motore diviene una piccola estasi giornaliera.

La quiete, però, è interrotta da ciclici e misteriose morti che avvengono nella struttura, il cui responsabile viene casualmente scoperto da Leone, protagonista di questa storia.

L’osservazione e il rapporto tra l’uomo e l’assassino, porterà Leone a ritrovare un vigore e un obiettivo per quanto resta della sua vita che darà alla seconda metà del romanzo una piega inaspettata e carica di significato.

È proprio quest’ultimo, un significato profondo, il perno centrale di un romanzo che oltre al vibrare narrativo consegna al lettore l’onere di imbastire in sé stesso importanti riflessioni, su ciò che è stato nella vita, ma anche sulla vita stessa e su ciò che ne rimane; un tempo che in queste pagine si anima di eventi e che nella realtà si anima di pensieri profondi.


Lorenzo Sassoli de Bianchi è neurologo, imprenditore e appassionato d’arte. Ha fondato la Valsoia, ha presieduto istituzioni culturali e musei, tra cui il MAMbo e il Museo Morandi, ha scritto saggi sull’arte moderna e contemporanea. È Presidente di UPA, associazione che raccoglie gli investitori in pubblicità, e di ICA Milano, istituto per le arti contemporanee. La musica e la letteratura sono sue antiche passioni; La luna rossa, il suo primo romanzo, è un musical che prova a unirle.

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