Recensione Un Baobab toccò il cielo dell’Africa di Giacomo Pozzi

Un Baobab toccò il cielo dell’Africa

– Giacomo Pozzi –

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 307

Editore: Tempo al Libro

Giudizio Sintetico

Pensavo a me, pensavo a noi, a cosa ci aspettava: tutto e niente, forma e
vuoto.
Ma poi Juma mi fece una domanda, cosa che da lui non mi sarei mai aspettata:
«Tu Hélène hai mai avuto paura?»
Me lo chiese timidamente abbattuto, a bassa voce, quasi in un sussurro.
«Sai che cos’è la paura Juma?»
Annuì.
«E che cos’è».
Juma sbatté ripetutamente le ciglia, incrociò le braccia, e fece spallucce
sporgendo il labbro inferiore; aveva gli occhi lucidi.
«La paura è una scia Juma, di cui puoi cancellare le tracce».

Ci sono storie che si dipanano in archi temporali vasti e di cui sfuggono i contorni, ci sono invece storie che riescono a far convogliare immensi attimi in frammenti di vicende legate da un sottile filo che assicura  continuità e forza alle vicende narrate e ai suoi protagonisti.


“Un Baobab toccò il cielo dell’Africa” è un romanzo che si apre con un’aura di mistero, un legame tra fratello e sorella racchiuso nel piccolo talismano che contiene un seme giunto ai due quasi come monito e augurio di un anziano di un piccolo paese di montagna.

Sebbene il destino abbia in serbo una separazione definitiva tra i fratelli, Hélène non si perde d’animo e parte per un viaggio nel deserto, una missione utile a farla crescere, ad aiutare il prossimo e a comprendere dinamiche a lei estranee.

Questo viaggio, però, sarà l’inizio di un incubo e una rinascita, un attraversamento fisico ma soprattutto non conscio della violenza e di un trauma a cui seguirà una scoperta capace di far mettere tutto in discussione, trovando la forza interiore per rinascere lasciandosi guidare da una nuova motivazione.


Il romanzo di Giacomo Pozzi accoglie il lettore e non si risparmia, unisce alla trama una profonda vicenda personale che assume toni diversi in base a quanto narrato.

Il dolore e la perdita si sommano alle violenze che aprono alla protagonista una nuova vita, esistenza che scorre inesorabile “spezzando” il romanzo in due parti nette a cui segue il frutto del nuovo essere.

Commovente e drammatico, “Un Baobab toccò il cielo dell’Africa” assume anche tratti poetici, mistici e introspettivi, riuscendo a convogliare gli intensi attimi di una vita intera in poco più di trecento pagine.
Si avvertono i sentimenti dei protagonisti, si captano i contorni dell’anima in subbuglio, si placa la tormenta nella nuova consapevolezza di Hélène.

Un romanzo molto concentrato, intenso e profondo adatto a tutti quelli che amano perdersi nelle sfumature della vita, dell’anima e dei legami che attraversano il tempo e lo spazio.

Giacomo Pozzi è stato concepito nell’isola di Creta, ma è nato nel 1998 a Lugo di Romagna e vive a Imola, in provincia di Bologna.
Nell’ultimo periodo si è avvicinato alla permacultura, trasformando completamente la sua concezione di vita.
Appassionato di musica e di tè, skater da anni, ha viaggiato molto e, come ammette, continuerà a farlo cercando di vivere come ha sempre voluto: da uomo libero quale è nato.
Questo è il suo romanzo d’esordio.C

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