Recensione Il secondo piano di Ritanna Armeni

Il secondo piano

– Ritanna Armeni –

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 288

Editore: Ponte alle Grazie

Giudizio Sintetico

In un convento francescano di periferia, tra i profumi del giardino e un nuovo quartiere in costruzione, suor Ignazia e le sue sorelle si trovano nella surreale situazione di ospitare al piano terra un’infermeria tedesca e al secondo alcune famiglie sfuggite per miracolo al rastrellamento del Ghetto. A separarli, solo una scala e l’audacia mite di chi non esita a mettersi in gioco fino in fondo. Roma, nell’ultimo anno di guerra, non è «città aperta». I tedeschi, a un passo dalla sconfitta, la stringono in una morsa sempre più spietata, gli alleati stentano ad arrivare, i romani combattono pagando con il sangue ogni atto di ribellione. In una città distrutta dalla fame, dalle bombe, dal terrore, gli ebrei vengono perseguitati, deportati, uccisi, come il più pericoloso e truce dei nemici. E la Chiesa? Mentre in Vaticano si tratta in segreto la resa nazista e il pontefice sceglie, più o meno apertamente, la via della cautela, i luoghi sacri si aprono ad accogliere – sfidando le regole e perfino alcuni comandamenti – chi ne ha bisogno. È così che Ritanna Armeni, con l’entusiasmo rigoroso e profondo di sempre, attraversa un passaggio cruciale della nostra Storia e dà corpo a una vicenda esemplare, che parla di coraggio e sorellanza, di forza e creatività, di gioia, paura, resistenza.

Nella Roma occupata dopo l’armistizio di Cassibile ci sono stati molti uomini e donne che non hanno atteso la Liberazione organizzandosi per contrastare il nemico attraverso bombe, attentati e sabotaggi.

In un clima perennemente teso, gli occupanti tedeschi non hanno solo propagato terrore e violenza, hanno anche reso più forte e decisa la ricerca e la cattura degli ebrei da deportare nel radicato stato di odio contro la razza ebraica.

Purtroppo, famosa è diventata la notte del 16 ottobre 1943 quando il Ghetto di Roma vide un’importante retata messa in atto per  arrestare e deportare migliaia di ebrei italiani.

Furono arrestate 1259 persone, donne, uomini, anziani e bambini, tutti strappati alle loro case, intere famiglie divise, ingannate e violate proprio mentre pensavano di trovarsi al sicuro tra le mura domestiche. 

Dopo il rilascio di quasi 200 persone di sangue misto, più di mille vennero deportare nei campi di sterminio.

Qui inizia la storia del nuovo romanzo di Ritanna Armeni, in un convento francescano di periferia dove la vita di preghiera, l’insegnamento e la tranquillità vengono stravolte dalla richiesta d’aiuto di due famiglie sfuggita al rastrellamento.

L’iniziale paura diventa determinazione nella volontà impellente guidata dalla carità e dall’amore per il prossimo, dal desiderio di dare protezione a chi è ingiustamente perseguitato. 

Il pericolo e la paura vengono equilibrati dalla dolcezza della carità nei confronti di chi richiede aiuto e dalla forza data dalla preghiera, incessante rifugio per le sorelle francescane del convento di Poggio Moiano.

Il gruppo di suore si trova ben presto a diventare attento, ancor più silenzioso, ad ascoltare i suoni, diffidare del sacrestano simpatizzante degli occupanti tedeschi, una vita ordinaria dietro la quale celare un segreto pericoloso ma necessario poiché la salvezza di vite umane è più preziosa di qualunque cosa.

Tutto diventa più difficile quando nelle vecchie aule della scuola del convento i tedeschi approntano un’infermeria. 

Qui, in attesa che la Storia faccia il suo corso e gli alleati liberino Roma, trascorrono mesi di grandi paure, sobbalzi e preoccupazioni in cui un gruppo di suore fece la differenza.

Dalla postfazione di Ritanna Armeni veniamo a conoscenza delle radici di verità da cui ha attinto l’autrice per dar voce a questa storia, una storia tra tante di accoglienza e pericolo, di conventi silenziosi le cui porte si aprivano e chiudevano dando ospitalità a centinaia di persone in fuga, in contrasto o forse in accordo, con il pacato silenzio del Vaticano che preferì agire sotto traccia.

Non solo ebrei ma anche soldati, partigiani, persone scomode, sindacalisti e tanti altri che gli occupanti intendevano annientare furono ospitati silenziosamente da persone miti e devote.

Ritanna Armeni ci narra di questo esempio di accoglienza dando voce ai diari della superiora e della novizia del convento ma anche riportando tra le righe le notizie relative al difficile avanzamento delle truppe alleate verso Roma in quel confuso 1943 in cui i fatti si svolgono.

La narrazione, semplice, emozionante e delicata di cui la Armeni è maestra, incontra la tensione e l’ansia di una vicenda straziante, una pagina di Storia che vede non solo ebrei perseguitati ma anche civili italiani uccisi come monito a terminare le ribellioni partigiane.

Mesi di tensioni vivono anche attraverso la speranza, l’amore, la forza e il senso comunitario, nutrendosi di dolcezze e bontà, tanto da sentire, misto alla paura e all’ansia, un senso di sollievo che stride con la storia ma si fonde con le protagoniste.

Pagine nere della Storia che brillano della luce dei rapporti umani e di un sottosuolo abitato da donne silenziose, le suore, che seppero ospitare, salvare e difendere vite umane senza cercare meriti o medaglie.

Una storia che andava raccontata e alla quale questo romanzo dà immensa giustizia.

RITANNA ARMENI è giornalista e scrittrice. Ha lavorato a Rinascita, il manifesto, l’Unità, Liberazione. Capo ufficio stampa di Fausto Bertinotti, è stata per quattro anni conduttrice di Otto e mezzo insieme a Giuliano Ferrara. Ha pubblicato Di questo amore non si deve sapere (2015), vincitore del Premio Comisso; Una donna può tutto (2018); Mara. Una donna del Novecento (2020), vincitore del Premio Minerva; Per strada è la felicità (2021), tutti usciti per Ponte alle Grazie.

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