Recensione Il primo uccisore di Gianstefano Foresti

Il primo uccisore

– Gianstefano Foresti –

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 394

Editore: Edizioni Effetto

Giudizio Sintetico

La tranquillità di un piccolo paese della provincia bresciana viene stravolta da un omicidio inquietante e morboso, l’ultimo di una serie.
Ed è quando l’Interpol si presenta alla porta del distretto di Polizia per reclamare informazioni su quel delitto, che l’ispettore capo Filippo Santacroce viene catapultato in una storia via via più tortuosa.
Si tratta davvero di un killer seriale? L’unica certezza è che l’autore delle macabre opere comunica attraverso rompicapi e tatuaggi. Che anche lui si stia nascondendo da qualcuno? E soprattutto, perché vuole proteggere gli investigatori?
Santacroce si troverà quindi proiettato in una storia al di là del tempo e dell’immaginario, il frutto di una programmazione ben precisa iniziata molto tempo prima. Le indagini apriranno squarci su una realtà terribile, una verità paradossale e inverosimile in cui la morte di povere donne è solo il mezzo per arrivare a qualcosa di molto più complesso.
Per risolvere il caso, Santacroce non solo dovrà fare i conti con l’orrore, ma si troverà costretto a indagare su se stesso, sul suo passato e sulle insicurezze che lo attanagliano. E se questo fosse solo l’inizio?

Nella tranquillità della città d’Iseo, luogo affascinante e decisamente molto poetico, l’ispettore Filippo Santacroce si trova a dover fare i conti con un delitto perpetrato all’interno di un capannone dove la vittima, un uomo, giace seduta in modo composto, nudo e con in vista i propri tatuaggi.    

La brutalità dell’evento è in netto contrasto con il contesto di giochi e di luci tutt’altro che casuale entro cui la scena del crimine si presenta.

Attraverso messaggi nascosti e un disegno più ampio che tocca anche l’Interpol e l’intera Europa, Santacroce si troverà a dover fare i conti con una macabra opera ma soprattutto con un’articolata pianificazione che giunge da molto lontano e che obbligherà l’ispettore ad andare molto oltre il “semplice” caso cui si trova di fronte.

Un thriller davvero complesso costruito come un dedalo intriso di misteri, enigmi, dettagli e significati che ruotano attorno ai delitti, all’arte e al contorno di fantascienza che avvolge il contesto noir.

Gianstefano Foresti ha scosso un luogo tranquillo e romantico come il lago d’Iseo portando il terrore negli scenari dove l’arte ha affascinato tutto il mondo grazie alle passerelle galleggianti di Christo nel 2017, non un caso, quindi, che l’assassino di questa storia comunichi attraverso l’arte, in particolare attraverso i tatuaggi e le “scenografie” dei delitti.

Leggere “Il primo uccisore” non è semplice per le grandi ramificazioni della trama che toccano eventi reali a cui si uniscono la fantasia dell’autore e la complessità della storia, una complessità attenuata dalla bravura dell’autore a mantenere alto il ritmo e i colpi di scena dell’indagine e della vita del protagonista che prende sempre più consapevolezza del suo essere.

Non è semplice costruire un romanzo di questa portata, soprattutto per chi, come Gianstefano Foresti, è all’esordio, un primo lavoro però di grande spessore che, a parte la complessità della storia, ha un grande potenziale per gli amanti delle trame inusuali e capaci anche di mescolare due generi così agli antipodi come il thriller e il fantasy.

Gianstefano Foresti (Sarnico, 1976) è un accanito lettore di fumetti. Diplomato in ragioneria a indirizzo linguistico, è ora Direttore Commerciale di un’importante azienda.
Ha avuto esperienze lavorative in giro per il mondo: alcuni anni in Germania e negli Stati Uniti, oltre a ulteriori permanenze in Stati europei e non.
Parla 5 lingue, è musicista e sportivo oltre che amante di viaggi e fotografia, ma il matrimonio e la nascita dei suoi figli hanno ridefinito le priorità della sua vita.
“Il primo uccisore” è il suo romanzo d’esordio.

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