Recensione Il dubbio di Matsumoto Seichō

Il dubbio

– Matsumoto Seichō –

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 385

Editore: Adelphi

Giudizio sintetico

Onizuka Kumako è una donna avvenente, dalla figura prosperosa e dai modi spregiudicati. Entraîneuse nei bar di Tokyo, sa come sedurre i clienti, e per farsi rispettare non esita a usare le maniere forti – e a ricorrere, se necessario, alle sue amicizie malavitose. Peccato che Shirakawa Fukutarō, ricco vedovo alla disperata ricerca di compagnia, sia all’oscuro del suo passato e decida di sposarla, portandola a vivere nella regione dello Hokuriku. Sarà un matrimonio di breve durata: in una piovosa sera di luglio l’auto su cui viaggiano finisce nelle acque del porto e Fukutarō annega. Accusata di aver architettato l’omicidio per riscuotere il premio di un’assicurazione sulla vita del marito, Kumako si ritrova nel tritacarne della stampa che, assecondando i pregiudizi della gente del posto, si scatena contro la «demonessa». Benché dal carcere lei non cessi di proclamarsi innocente, solo una manciata di temerari avvocati è disposta a crederle: almeno fino a quando il dubbio non comincia a serpeggiare e inattesi particolari tornano alla luce. Come sempre Matsumoto si rivela un maestro nel rovesciare le prospettive, ma soprattutto nello spiazzare il lettore smascherando, a partire da un’oscura vicenda, il più torbido sottofondo della società giapponese.

“Il dubbio”, oltre a essere il titolo di questo romanzo scritto da Matsumoto Seichō nei primi anni ’80, è ciò che vi verrà instillato nella mente fin dalle prime pagine una volta che avrete deciso di perdervi in questa storia sospesa tra il giallo e il poliziesco.


Matsumoto Seichō ha dato vita a un libro tanto breve quanto intenso nel coniugare le atmosfere noir con i temi di una critica sociale dai tratti di grande contemporaneità anche fuori dal Giappone, offrendo al lettore il piacere, oltre che di assaporare una trama con alcuni dei caratteri tipici della sua scrittura, anche di riflettere su questioni che potrebbero appartenere al giorno d’oggi, dove paiono non tramontare mai (purtroppo) alcune cattive abitudini fatte di giudizi affrettati, apparenze e processi a mezzo stampa.


Colpisce, prima di tutto, la scelta dell’autore di porre sul piatto, già dalle prime pagine, tutti gli elementi salienti di questa storia: una vittima, una presunta colpevole con un ingombrante passato da entraineuse nei bar di Tokyo, e un processo che la vede alla sbarra in cui tutto farebbe pensare ad un finale in parte già intravedibile. Una storia in cui assume un ruolo fondamentale l’influenza dell’opinione pubblica che vede la donna già colpevole e condannata nonostante si professi innocente con una forza inscalfibile.
E’ un bellissimo giallo, in cui i fatti sembrano scorrere in modo lineare in un’atmosfera minimale, molto giapponese, fino al momento in cui l’autore decide di disarcionarci cambiando prospettiva e punto di vista.


La bellezza dei racconti di Matsumoto Seichō, in questo giallo, si arricchisce di molti spunti di riflessione sugli atteggiamenti assunti dalla società, di allora come oggi e del Giappone come di qualsiasi altra parte del mondo, in cui conta la frettolosità e il desiderio di “pancia” di colpevolizzare qualcuno indipendentemente dai fatti reali, un bisogno di ripulire la società che pare quasi essere una pulsione irrefrenabile. E poi c’è il ruolo della stampa e delle cattive abitudini di un certo giornalismo (o meglio di certi giornalisti) pronti a cavalcare il ventre molle dell’opinione pubblica in modo quasi ossessivo, mettendo da parte il carattere fondamentale di una professione che si deve costantemente interrogare sui fatti e cercare la verità a fondo.
Il lettore è quasi trascinato in questa storia di tensione, fatti apparenti e dubbi, venendo costantemente sollecitato a formularsi un’opinione sui fatti e sui personaggi che animano una trama sempre più tesa man mano che si procede verso l’ultima pagina.


E’ un libro tagliente con aspetti di profondità che non ci aspetterebbe da un giallo del Sol Levante degli anni ’80; un altro elemento che lo rende irrinunciabile per tutti gli appassionati del genere che, già da qualche anno, hanno imparato a conoscere e amare la scrittura di colui che, ragionevolmente, viene definito il Simenon giapponese.

Seicho Matsumoto (1909-1992) è stato un giornalista e scrittore giapponese. Autore molto conosciuto in patria e vincitore del premio Akutagawa nel 1953, ha scritto oltre 300 romanzi e diversi racconti.
Da alcuni definito il “Simenon giapponese” è stato pubblicato per tre volte nel Giallo Mondadori: La Morte è in Orario del 1957 è l’opera più conosciuta, seguita da Come sabbia tra le dita del 1961 e Il palazzo dei matrimoni del 1998. Le tematiche dei suoi gialli affondano spesso le radici nei problemi sociali giapponesi, il tutto unito ad una predilezione per l’indagine strettamente logica ed intuitiva. Nel 2018 Adelphi ha pubblicato Tokyo Express, apparso nell’edizione originale nel 1958, da cui è stato tratto nel 2007 il film Ten to sen, con Takeshi Kitano.

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