Recensione Il passaporto verde di Zineb Mekouar

Il passaporto verde

– Zineb Mekouar –

Formato: Copertina flessibile

Pagine: 276

Editore: Nord

Due bambine si addormentano tenendosi per mano. Kenza ha appena perso i genitori e ha paura del buio, allora Fatiha si accoccola al suo fianco per aiutarla a scacciare gli incubi. Perché le due amiche sono inseparabili e si proteggono sempre a vicenda. Ma solo finché sono in casa. Fuori, invece, è come se abitassero su due pianeti diversi. Kenza infatti è la nipote di uno tra gli uomini più potenti di Casablanca, mentre Fatiha è la figlia della governante. Kenza frequenta la scuola europea e si prepara a lasciarsi alle spalle un Marocco arretrato e soffocante per andare a studiare a Parigi. Fatiha, invece, deve fare i conti con una realtà in cui le ragazze interrompono gli studi non appena i genitori combinano il matrimonio e in cui la libertà è una chimera sognata in silenzio. C’è una cosa, però, che le accomuna: il colore del passaporto. Nonostante la ricchezza e il prestigio della famiglia, anche Kenza ha un passaporto verde, quello che in Francia e nel resto d’Europa le permette al massimo di essere un’ospite temporanea. Così, al termine dell’università, il suo visto non viene rinnovato e, dopo quattro anni, Kenza deve tornare a casa, affrontare di nuovo quel Paese pieno di contraddizioni e soprattutto Fatiha, l’amica che conosce ogni sua debolezza e di cui, forse, più di tutti teme il giudizio. L’infanzia ha lasciato il posto all’età adulta e le strade di Kenza e Fatiha sono ormai distanti, tuttavia le due ragazze non hanno mai smesso di confrontarsi, d’invidiarsi, di volersi bene. E, nel momento del bisogno, saranno lì, pronte a riprendersi per mano…

“Il passaporto verde” è uno di quei romanzi che senti di dover apprezzare per i temi trattati ma che purtroppo, a fine lettura, manca il centro nel cuore rimanendo sul perimetro esterno.


La storia è quella di due amiche che, dopo un’infanzia in simbiosi, sebbene diverse per classe di appartenenza e scelte di vita, si perdono per poi ritrovarsi in una circostanza delicata per entrambe, “bloccate” in un Marocco che sta stretto ad entrambe ma da cui sono impossibilitate a separarsi.


Il tema dell’amicizia, della condizione della donna, della mancanza di libertà e della sofferenza relativa all’impossibilità di trasferirsi altrove sono sicuramente importanti e apprezzabili ma perdono qualcosa nello stile narrativo, nelle parti descrittive molto acerbe e in una parte sociale e storica del paese che viene data troppo per scontata e rimane superficiale, senza approfondimenti.


Chi non ha quindi una base culturale per comprendere i cambiamenti del Paese nell’ultimo secolo non può comprendere a fondo lo scenario entro cui la storia si svolge. Una storia purtroppo che non diventa indimenticabile sebbene ci siano parentesi, paragrafi e momenti di una profondità davvero commovente.

Zineb Mekouar è nata a Casablanca nel 1991 e abita a Parigi dal 2009, dove ha studiato Scienze politiche ed Economia. Ha vissuto a Firenze per un anno e da allora torna regolarmente in Italia. Il passaporto verde è il suo romanzo d’esordio ed è stato tra i finalisti del Premio Goncourt per l’opera prima, Coup de coeur de l’été 2022 de l’Académie Goncourt e finalista al Prix du Premier Roman 2023.

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